Domenica a Serra abbiamo tenuto un incontro sul rilancio dell’Agricoltura contadina. La mia sensazione è che i semi che abbiamo lanciato non siano caduti sull’asfalto sotto i nostri piedi ma su un terreno fertile, coltivato in anni di coerenza, campagne e lotte. Ho visto le persone scambiarsi i contatti, promettersi di incontrarsi e lavorare in gruppo. L’entusiasmo per qualcosa che stava per partire era palpabile. Io credo che qui, dal basso, stiamo rinsaldando una rete che ci protegge da quelle politiche imposte dall’alto, che ci vedono esclusivamente come consumatori e cercano di trasformare tutto in merci da vendere sul mercato. E il mercato non è più uno strumento che serve alla vita ma diventa più importante di noi, divinità pagana da idolatrare costi quel che costi. Lo avvertiamo anche qui, in campagna. e il guaio è che rispondere a questa frana col mito della produttività significa perdere in partenza, me lo diceva anche un contadino venuto a sentire. Dobbiamo invece riscoprire il gusto di stare nelle economie locali, sane e di piccola scala.
Come le radici degli alberi trattengono il terreno e gli impediscono di franare durante le forti piogge, noi, tenendoci per mano, resistiamo alle sciagure dei politici che ci amministrano ma non ci vedono, perché hanno lo sguardo rivolto altrove.