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Land Grabbing/Giusta resistenza in Senegal delle comunità locali

Creato il 26 luglio 2015 da Marianna06

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Il progetto “Senhuile” è sull’orlo del collasso, per i contrasti tra “investitori” italiani e senegalesi ma anche per un’opposizione delle comunità locali di contadini e pastori che va avanti ormai da cinque anni: lo sottolineano gli autori di un’inchiesta giornalistica, rilanciata oggi dall’ong Re:Common.

“Gli investitori affermano di essersi assicurati diritti per 45.000 ettari di terreno – si evidenzia nel rapporto – sebbene la società abbia coltivato solo una porzione del mega-appezzamento, circa 1500 ettari”. Il progetto prevedeva la produzione di biocarburante a partire dalle coltivazioni di patate dolci, ma si è scontrato con la resistenza dei villaggi dell’area di Fanaye e della regione di Ndiaël, nel nord-est del Senegal. Nel 2011, quando il tentativo di accaparramento di terre ebbe inizio, ci furono disordini e scontri che provocarono anche la morte di due contadini.

L'ultimo anno è stato invece segnato dall'esplodere dei contrasti tra alcuni investitori locali e Tampieri, società italiana che finanzia il progetto. I problemi delle comunità locali, però, restano. “Al momento – sottolineano gli autori dell’inchiesta – in tutte le aree interessate da 'Senhuile' gli agricoltori e i pastori non riescono a svolgere regolarmente le proprie attività, con ovvie conseguenze per la loro sussistenza”.

L’inchiesta è stata realizzata da giornalisti e attivisti senegalesi, italiani e internazionali. Tra le organizzazioni coinvolte Collectif pour la Défense du Ndiaël, Grain, Investigative Reporting Project Italy (Irpi), Sunugal e Walking on the South (Wots).

         

                     a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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