Lanterne cinesi

Da Ortoweblog

Come ogni anno, ad ogni primo giorno dell’anno, da alcuni anni a questa parte, mi sono alzato ad un orario normale. Verso le otto del mattino. Piccola passeggiata per il quartiere a vedere i resti dei festeggiamenti. Avrei voluto andare a fare un giro più ampio… ma da solo non ne avevo voglia. E non posso svegliare amici o persone il primo giorno dell’anno – l’ho fatto in passato, meglio che non lo ripeta più!
Quindi scrivo questo post. Scrivere mi rilassa cuore e mente.

Ieri sera – questa mattina appena dopo mezzanotte – non ho sentito tanti botti come in passato. E questa mattina non ho visto tanti resti di botti lungo le strade del quartiere. Mie impressioni, che non voglio confrontare con quelle che nella giornata saranno le statistiche telegiornalistiche di feritimortidispersicostomediocenonecapodanno eccetera eccetera. Lasciamo spenta la televisione, oggi e anche domani.

Ma di una cosa volevo raccontarvi, e questa qui sopra era la necessaria premessa: le lanterne cinesi, come dice il titolo.
Dopo la cena con amici, conoscenti, bambini, siamo andati nel piazzale di Monte Berico, a Vicenza. Luogo dedicato per far scoppiare i botti nella notte di San Silvestro. Da lì sopra vedi tutta la città e, in fondo, le prealpi venete.
Mi aggiro lì sul piazzale, in una serata stellata e con la luna piena, quando con la coda dell’occhio vedo passare sopra di me, nel cielo, un piccolo aerostato colorato e risplendente. Oh che bello! Ma cos’è? È una lanterna cinese.
Eccone un’altra!
E un’altra ancora!

Partono tutte dal piazzale di Monte Berico, dove un gruppo di ragazzi – dai sedici ai quarant’anni e forse anche di più – è tutto indaffarato ad aprire i sacchetti con le lampade cinesi. Il più anziano ha in mano un grosso stoppino di fuoco acceso, e le ragazzine corrono veloci per aprire la lampada con l’aiuto dell’aria – mai toccare con le mani la carta velina, ché potrebbe rompersi o peggio ancora bucarsi.

Due turisti dell’est europa scattano delle foto con la Pentax, anche loro ammirano le lanterne cinesi gonfiarsi, risplendere e salire nel cielo.

Più in là un gruppetto di tre giovani parlano male dei giapponesi! Come dei giapponesi? Ma, ho sentito male? No no, ho sentito benissimo. I giapponesi, che lavorano fino a tardi per fare le lanterne, con il lavoro forse anche dei minorenni, in nero! Ma come è possibile così tanta ignoranza? Vabbè, saranno mezzi ubriachi, penso fra me e me. Poi forse – ci scommetto – loro in tasca hanno l’iPhone5 fatto in Cina alla Foxcom. Buffa la cosa. Come quel giorno che ero in vaporetto a Venezia e salgono due ragazzini che vedono due posti in fondo liberi e uno fa all’altro: «Dai! Veloce! Vai a prendere il posto! Circonciso!».

Così lascio liberi questi pensieri e guardo le lanterne cinesi che volano nel cielo buio e stellato, in direzione Cittadella. Stupende! Mi piacciono! Silenziose, poetiche. I desideri, i propositi, le speranze per l’anno nuovo che s’innalzano e volano silenziose nel cielo – e ripeto la parola silenzio perché dei botti di capodanno non mi piace il rumore – ma le tradizioni sono tradizioni, non puoi farci niente.

Rimiro quel lumino che diventa sempre più piccolo più si allontana. Che procede lento, sicuro e tranquillo nel buio della notte. Belle le lanterne cinesi.

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