Ho venduto la mia anima a Lanvin il giorno che mia sorella Chiara mi ha portata da Luisa Via Roma per farmi vedere l'abito da sposa dei suoi sogni.
Ci siamo finte interessate e, complice il fatto che la commessa che ci ha servite era una mia vecchia conoscenza dell'università, ci siamo sentite libere di fare tutte le domande che volevamo.
Considerando che da LVR non mi capita di entrarci tanto spesso, già il fatto di vedere da vicino lo stesso abito che avevo visto addosso a Drew Barrymore sulla copertina di Vanity Fair di quella settimana bastò a mandarmi in iperventilazione, tanto che mia sorella dovette strattonarmi e intimarmi di darmi un contegno.
Ora, non mi ricordo di preciso come sia andata a finire, ma mi sembra che la mia amica ci abbia detto che quel Lanvin, quello da sposa, non quello di Drew Barrymore, che era effettivamente molto bello, cioè non che quello di Drew fosse brutto, cioè erano entrambi favolosi, insomma avete capito! Fatemi raccontare!
Dicevo, il Lanvin da sposa era una sorta di pezzo unico in negozio e che il prezzo veniva una roba tipo tremila euro.Non vi sto neanche a dire che ce ne siamo uscite dal negozio sospirando, gli occhi al cielo. (Ah, in tutto questo mi sa che il vestito da sposa, peraltro, mia sorella se lo era pure già comprato, non so quanta importanza abbia, ai fini del racconto).
A testimoniare che aveva avuto occhio, più o meno in quei giorni sempre su Vanity, uscì un servizio su Sasha Pivovarova che, sposa novella, indossava proprio il Lanvin in questione.
Questo accadeva a maggio del 2009.
Dopo quella volta, da Luisa sono tornata lo scorso giugno ed anche in quell'occasione, la chilometrica Andy Torres ha sfoggiato abito peplo verde petrolio assolutamente da togliere il fiato.
Comprensibilissimo, quando è cominciato il toto stilista per l'annuale collaborazione con accaeemme, sulla mia fronte (ma non credo di essere stata la sola), si è acceso un neon che non la smetteva di lampeggiare..lanvin, Lanvin..LANVIN!!!
Sono stata esaudita. C'è da dire che hanno fatto un sacco di puzzo, se la sono tirata facendo i misteriosi che ad un certo punto avrei voluto dirgli: "ciccio, anche meno, eh!?".
Tuttavia in questi giorni, molti fashion blog (Dio li benedica) hanno cominciato a pubblicare qualche video e soprattutto qualche foto di questa attesissima capsule collection.
Ho scelto il post a mio avviso più esauriente, quello di Chiara Deanna.
Mi ci sono fiondata, curiosa come una scimmia e subito ho ricevuto la sprangata nel muso: i prezzi assolutamente ingestibili. La stessa Chiara Deanna infatti ha concluso lamentandosi, nonostante constatasse la bellezza della collezione, con le parole testuali che cito letteralmente perchè capaci di scatenate in me una non indifferente ilarità: "Tutto meraviglioso, per carità ma...a Albè non ti potevi impegnare un pò di più con stì prezzi? Democratici stà cippa." Ho trovato che avesse assolutamente ragione.
Attenzione. Considerando i prezzi in boutique di un Lanvin vero, a quella cifra è preso bene. Ma dall'altro lato dobbiamo anche considerare che, seppure disegnato da Alber Ebaz in persona, quel vestito è pur sempre realizzato con le stoffacce scadenti di H&M, quelle che fanno i pallini dopo il primo lavaggio, che al tatto fanno l'effetto del contenitore di cartone delle uova e che, quando le compri, puzzano di plastica e di container made in China.
Continuiamo a comprare i vestiti dal nostro svedese preferito perchè effettivamente offre una vasta scelta di stili, colori e disegni tutto sommato abbastanza particolari. Sembriamo addirittura non fare troppo caso al reale rischio di vedere il capo da noi scelto addosso a mezza città. Tuttavia sappiamo che questo giochino funziona perchè in un posto come H&M anche con un potere di acquisto di cinque euro riusciamo a portarci a casa qualcosa e questo ci fa passare sopra tutto il resto.
Ma duecento euri, vabbè che pignoli, centonovantanove, si può sapere un'euro, per quell'abito tipo tutù (ovviamente ho messo gli occhi proprio sul più costoso dell'intera collezione), non ce li spenderò MAI NELLA VITA nemmeno se ce li avessi.
Certo però che c'èra d'aspettarselo, o ci siamo dimenticati com'è andata l'anno scorso con Jimmy Choo?
Se proprio non ci sarà l'inferno, nello store più vicino a casa mia, il prossimo 26 novembre, pardon, 23, cosa di cui dubito fortemente, un total look però quasi, quasi me lo vado a provare lo stesso. Se non altro per appagare la pia illusione di aver avuto addosso un Lanvin per dieci minuti. Dei poveri, ma sempre un Lanvin.