Mi rendo conto che ormai è un po’ senza senso fare un post sul viaggio in Lapponia, visto che sono passati quasi due mesi e e l’ho già raccontato a tutti.
Ma nella speranza che ci sia anche qualcun altro al di fuori della mia cerchia di amici intimi a leggere questo blog (altrimenti sarebbe un po’ deprimente, diciamolo), voglio comunque spenderci qualche riga. Anche per ricordarmelo meglio in futuro.
Per certi versi la Lapponia è un po’ diversa da come l’immaginavo. Voglio dire, molto selvaggia, sconfinata, piena di foreste innevate..
Però, cazzo, è tutta piatta. Intendo totalmente piatta, nel senso che la collina più alta sarà 2oo metri sul livello del mare. Da amante della montagna questo mi mette un po’ in crisi, ma d’altronde ha anche il suo fascino.
In realtà andando verso il confine con la Norvegia le montagne si trovano: c’è il famoso parco di Abisko, che ospita alcuni lunghissimi percorsi di trekking, e c’è il Kebnekaise, la montagna più alta della Svezia (2000 metri..) .
Purtroppo per varie ragioni non abbiamo deciso di andare in un’altra zona, quella di Kiruna.
Kiruna è la città più a nord della Svezia, un centinaio di km a nord del circolo polare. L’unica ragione della sua esistenza è uno dei filoni di ferro più grandi d’Europa, che fa da fonte di reddito per praticamente tutta la popolazione.
La città è piccola e triste: se avete in mente uno stereotipo di città nel glaciale nord probabilmente è più o meno così.
La comodità di Kiruna è l’aeroporto, praticamente nel centro della città, che permette a noi exchange students di arrivare in Lapponia senza troppi problemi: senza avere una macchina diventa infatti scomodo andare a visitare posti più lontani, come Abisko o i fiordi. E avendo trovato un buon posto dove alloggiare e tante belle cose da fare nei dintorni di Kiruna, abbiamo deciso di semplificarci la vita.
Rimane un po’ il rimpianto per Abisko, ma credo comunque che siano posti più belli da visitare d’estate, quando si può camminare senza i -20° e due metri di neve..
Comunque, l’unica altra fonte di reddito per la contea di Kurina, tolta l’attività mineraria, è di certo il turismo: ci sono decine e decine di “cottage” immerse nelle foreste, con deliziose casette di legno di diverse dimensioni per accogliere gruppi, coppie e famiglie.
Il bello di questi posti è che a richiesta forniscono anche le attività: gita con le motoslitte, gita con i cani da slitta e visita all’ice hotel sono le più gettonate (e noi da bravi turisti le abbiamo fatte tutte!). Poi ci sono la sauna, l’attrezzatura per fare sci da fondo e quella per pescare nel ghiaccio, ma diciamo che su queste ultime due si potrebbe fare di meglio..
Quando ci prepariamo per la prima gita con le motoslitte è quasi notte: siamo a fine marzo, quindi le giornate non sono ancora lunghissime, ma notiamo subito che il tramonto è incredibilmente lungo (credo sia dovuto alla latitudine estrema, e secondo lo stesso principio credo che fra i due tropici tramonto e alba siano molto più improvvisi).
Le nostre guide ci fanno entrare nella sala vestizione, dove veniamo forniti di tutto il necessario per la spedizione artica: tuta completa imbottita di piuma, sovra-calzettoni di lana, guanti lunghi fino all’avambraccio, scaldacollo di pile, cuffia di lana, casco e maschera da sci.
Intimoriti dalla temperatura noi abbiamo addosso tutti i vestiti normali, quindi pantaloni invernali, maglione e giacca.
Come facilmente intuibile, una volta pronti sembriamo degli omini michelin. E siamo anche fortunati che la temperatura sia solo intorno ai -20°, alcuni nostri amici che sono andati a gennaio hanno avuto la bellezza di -40° (no, non sto esagerando).. E lì non c’è tuta imbottita che tenga..
Le “snowmobile” sono una figata pazzesca! Sì sono tamarre, rumorose e inquinanti, ma non si può negare che sia troppo divertente. Nel bosco bisogna essere prudenti per non rischiare di uccidersi contro un albero, ma guidando sul lago ghiacciato, senza ostacoli, si arriva tranquillamente ai 100 km/h. Che non sembra tanto, ma con i sobbalzi della motoslitta e il vento gelido in faccia si fanno sentire abbastanza!
Il percorso è molto bello, con alcuni tratti immersi totalmente nella foresta, altri in spazi aperti sconfinati.. A metà tragitto ci fermiamo per una pausa, le guide accendono il fuoco e ci ristoriamo con thè caldo e biscotti. e con le dita congelate dalla guida è stato molto apprezzato..
Guidare le motoslitte è stupendo, proprio perché è semplicissimo: manopola del gas e freno, praticamente tutto qui. Bisogna solo accelerare, rallentare e curvare, per il resto ci si può godere l’ebbrezza della velocità e i salti della moto! Ci si frantuma un po’ le balle a fare il passeggero, ma visto che alternandosi nella guida il prezzo diventa più umano si accetta di buon grado..
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Il giorno dopo è il turno della gita all’ice hotel. Per andarci usiamo ancora le motoslitte, quindi doppio piacere! Stavolta se possibile è ancora più bello, visto che con la luce ci si può arrischiare un po’ di più sulla velocità e sulle manovre estreme (perlomeno finché le guide non ci fanno il culo e ci dicono di guidare normalmente).
Giusto in tempo per riuscire a fare una stilosissima e pericolosissima impennata in mezzo al bosco, ma che grande soddisfazione..
L’ice hotel è qualcosa di incredibile! Lo costruiscono ogni anno da zero, con il ghiaccio preso dal fiume accanto (famoso perché particolarmente puro e trasparente, e quindi perfetto per fare delle belle sculture).
Si può davvero dormire nelle camere, pagando un prezzo che va da circa 100€ per le camere semplici a più di 1000€ a notte per le suite scolpite dagli artisti. Perché uno dovrebbe pagare 1000€ per dormire in un sacco a pelo in mezzo al ghiaccio con -5° è una cosa che tutt’ora mi sfugge, ma suppongo che il fascino della cosa e una notevole disponibilità di denaro possano portare anche a questo..
Le suite artistiche sono bellissime: ognuna ha un tema, dalla fantascienza, alla frutta, alle macchine, ai sogni, ecc. ed è scolpita interamente a mano da numerosi artisti, che all’inizio dell’inverno passano diversi giorni o settimane costruendo letteralmente l’hotel.
Fra l’altro ogni anno c’è un bando, dove chiunque da ogni parte del mondo può mandare la propria idea/bozzetto e magari vincere la possibilità di avere la propria creazione “esposta” al famoso Ice Hotel. Anche se solo per un inverno!
Dentro all’hotel c’è anche il famoso Ice Bar, costruito e gestito in franchising con l’Absolute, la famosa marca di vodka. Vengono serviti normali liquori e cocktail, e si può chiedere il bicchiere scolpito nel ghiaccio per berli. Si paga tutto profumatamente (ca. 11€ a cocktail..), ma per una volta nella vita (che è poi il ragionamento che abbiamo fatto per tutto l’erasmus per qualunque cosa costasse troppo)..
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L’ultimo giorno è tutto impegnato per il “dog sledding”, cioè la gita con i cani da slitta.
Lo so che ho parlato di qualunque cosa come bella, incredibile, stupenda, ecc. ma questa è stata forse la cosa più affascinante. I cani sono incredibilmente belli e amichevoli (anche se fra di loro si incazzano non poco) e viene voglia di accarezzarli in continuazione.
Ogni slitta è trainata da cinque cani (se non ricordo male), e l’unica cosa che il conducente deve fare è frenare. L’unico in grado di dare ordini e dirigere i cani è infatti la guida, che conosce le parole da usare e soprattutto conosce i cani. Loro seguono un percorso già tracciato, e noi ci limitiamo a schiacciare il freno quando serve.
E serve spesso, visto che i cani sono iper eccitati e quando freni tirano come dei dannati per raggiungere i compagni più avanti. In certe occasioni bisogna saltare con tutto il peso sui freni per farli fermare e non scontrarsi con quelli davanti!
L’andatura è ovviamente imparagonabile con le motoslitte: in realtà all’inizio i cani corrono molto veloce, ma dopo mezz’oretta cominciano ad essere stanchi e rallentano di molto l’andatura. Non è quindi di certo il brivido della corsa che la fa da padrone, ma il silenzio che c’è tutto intorno nella foresta, spezzato solo dal rumore della slitta sulla neve e dai passi dei cani, è qualcosa di veramente magico..
Pranziamo in una specie di casa tradizionale sami, dalla forma a tenda ma costruita con il legno, con le guide che ancora una volta ci coccolano con zuppe, panini e thè caldo.
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Che dire, il viaggio è stato proprio bello! Molto breve, tutto racchiuso in 3 giorni (togliendo il terribile viaggio di avvicinamento con le 16 ore di treno), ma le emozioni non sono di certo mancate.
Non nego che lo stile sia stato molto “turistico”: attività già preparate, con guide che ti scarrozzano di qua e di là tutto il giorno.. Ma purtroppo è inevitabile, non si potrebbero fare queste cose in stile “backpacking”. Quindi poco male, ci siamo fatti coccolare (si fa per dire, sempre fuori con -20°) da queste esperienze totalmente nuove, godendoci queste terre nordiche e ghiacciate.
E la compagnia ha funzionato molto bene. Come avevo detto, alcuni di loro sono molto diversi da me e non li frequento abitualmente, ma in questo contesto le diverse personalità si sono amalgamate bene e ci siamo divertiti. A parte le incompatibilità culinarie (che finché si tratta di francesi e spagnoli tutto bene, ma con olandesi e tedeschi è moooolto difficile trovare punti di contatto..), la crew di Uppsala ha datto davvero il meglio che ci si poteva aspettare.
Nel podio dei momenti topici/deliranti ci vanno, in ordine decrescente:
3. Il fallimentare tentativo di ice fishing, la noia più pura e l’inefficacia più totale. Successivamente ci viene anche detto confidenzialmente che in quel lago non ci sono praticamente pesci e che l’attrezzatura da pesca nel ghiaccio è solo per fare scena con i turisti. Good to know, really..
2. La corsa con gli slittini dalla discesa della chiesa di Kiruna (scoprendo poi che non erano a disposizione per il nostro divertimento, ma avevano dei proprietari..), vinta dalla squadra del sottoscritto raggiungendo velocità ragguardevoli.
1. La sauna costruita direttamente sul lago ghiacciato: oretta spesa ad una temperatura assurdamente alta con tanto di tuffo finale nell’acqua gelida del lago (grazie alla botola al centro della costruzione), in puro stile scandinavo!
(Qui purtroppo manca la foto, causa vapore eccessivo che impediva l’uso della macchina fotografica..)
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In definitiva un gran viaggio! La cosa divertente è che gli svedesi si sorprendono molto vedendo che praticamente tutti gli exchange students vanno in Lapponia durante lo scambio: per loro infatti le Norrlands sono sostanzialmente dei posti desolati e di nessun interesse, e non capiscono perché noi ne siamo così affascinati ( tanto che probabilmente ci sono più stranieri che svedesi ad essere stati in quei posti).
D’altronde con il permafrost per cinque mesi all’anno si capisce perché gli svedesi preferiscano andare in vacanza in Italia e in Spagna piuttosto che in Lapponia..
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Pubblicato in Swedish Life | Etichette: absolute vodka, amici, aurora boreale, campalta, cani, cross-country skiing, dog sledding, erasmus, flat, freddo, ghiaccio, gite, ice bar, ice fishing, ice hotel, kiruna, lappland, lapponia, motoslitte, neve, nord, northern lights, pianura, renne, slitte, snowmobile, svezia, sweden, viaggio
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