Allora, care amiche, cari amici,
sono riuscita finalmente a vedere Nynphomaniac vol. 1.
Ah finalmente questa si è organizzata un’uscita come si deve,
penserete voi. Ma cosa dici maaai, rispondo con la faccia da Topo Gigio… quando
la sfiga ci si mette non c’è organizzazione che tenga.
Io, per la verità la mia uscita come si deve me l’ero in
effetti ben preparata, con tanto di babysitter pagata (con supplemento festivo)
e marito implorato a suon di lamentele per farmi accompagnare… poi, arrivati lì, scopriamo che il cinema aveva
cambiato l’orario della programmazione all’ultimo momento, collocandolo
irrimediabilmente al di fuori della finestra temporale che mi ero faticosamente
ritagliata per l’evento.
A dirla tutta, non l’ho presa molto bene, per di più pioveva a
dirotto e non ho potuto sfruttare l’uscita manco per una passeggiata romantica
magari arricchita da gelato ipercalorico e compensativo. La crisi isterica ha
preso a incombere in modo terribile e quasi irreversibile, dico “quasi” perché
il caso ha voluto che stavolta, più per istinto di sopravvivenza che per reale
affezione, fosse proprio lui, mio marito, l’homo insolitamente sapiens, a
suggerire la soluzione che ha procurato a lui una serata tranquilla e a me l’argomento
di questo post.
- E se lo vedessimo in streaming su internet? – mi ha
proposto con un sorriso spumeggiante, un po’ falso/attendista e un po’
compiaciuto/speranzoso che mi ha tanto ricordato Jim Carrey con la Mask verde attaccata
alla faccia…
Lo so, lo so non è la stessa cosa, per di più è illegale e, a
tal proposito, davanti alla polizia postale, sono disposta a testimoniare che è
tutta colpa sua (è vero che è il padre dei miei figli, ma io sono la madre dei
miei figli… e la mamma è sempre la mamma!).
Insomma, per farla breve, ho accettato ed eccoci qua. (Non rompete, lo dovevo
scrivere questo post volenti o nolenti!!!)
Dunque, veniamo al sodo.
Vi ricordate le mie opinioni sul film pre-visione e del fatto
che volessi impietosirvi sulla cattiva sorte capitata alla piccola Joe?
Ecco, mi sbagliavo, cancellate tutto… e riavvolgiamo il nastro.
Ovvero, la psicologia spicciola della ragazzina priva di
regole e abbandonata a sé dalla madre è esattamente quella che vi avevo
prospettato. Quello che non mi aspettavo è il modo in cui viene raccontato il
disagio di sex addiction della ragazzina… nel senso che non viene raccontato
affatto!
Dapprima vediamo che la pulzella si appassiona alle virtù
dell’autoerotismo sin dalla tenera età, poi si capisce che l’inaridimento dei
sentimenti vero e proprio scaturisce dall’assenza di amore e attenzione da
parte della madre che, per misteriosi motivi, si comporta come una vera stronza
del tutto disinteressata a svolgere nei confronti della figlia alcuna funzione
educativa oltre che affettiva. L’unica figura che si incarica di infondere un
barlume di affetto e di serenità nell’anima della bambina è il padre, tenero,
fragile alcolista col pallino degli alberi (?), per il quale Joe nutre, e
dimostra in punto di morte (del padre), un affetto quasi materno.
Per il resto, numeri di Fibonacci, arte del pescare,
ornitologia e botanica, polifonie di Bach (la famosa parte filosofica del film)
si intersecano a scene di sesso che coinvolgono, oltre alla protagonista,
innumerevoli tizi più o meno anonimi di cui a stento si riesce a conoscere
l’iniziale del nome.
Ora, devo proprio dirlo, se c’è una cosa che assolutamente
manca in tutte queste scene di sesso… è proprio il sesso! Almeno come lo
intendo io… Il tutto è desolatamente privo di eros (oh, ci fosse stata una scena…dico
una… a suscitarmi quel certo languorino… niente, nada, nisba). Al punto che il
nulla angoscioso (angoscioso perché nulla) che mi veniva inflitto dal film ha
avuto su di me effetti inspiegabilmente e bizzarramente allucinogeni: mi è
sembrato di stare vedendo, come dire, avete presente quei vecchi film in bianco
e nero (Charlie Chaplin, Buster Keaton….) in cui i protagonisti si muovono a
una velocità accelerata? Ecco, una cosa del genere, e ad un certo punto c’ero
anch’io dentro la pellicola che scuotevo la testa velocissimamente come Paperino
che si sta svegliando da un sogno e realizza cosa gli sta accadendo. In questo
modo (non vi preoccupate non mi succede spesso) mi sono accorta della trappola architettata dal regista che solo una pollastra incallita come me poteva sgamare.
Il fatto che Joe racconti in modo così distaccato e privo di
emozioni le immagini di sesso vissute e che soprattutto queste immagini siano
rappresentate in maniera così nuda e cruda, e prive di una “storia” propria, mi
puzzava davvero tanto. Era come se le fossero state messe in bocca parole non
sue… o meglio parole che non possono appartenere a una donna che pare consapevole
della sua dipendenza patologica e che ne descrive con compiaciuta accuratezza
gli effetti senza tuttavia mostrare o trasmettere la benché minima sofferenza o
emozione in relazione a ciò che racconta.
E se, oltre che ninfomane, avessi voluto crederla affetta
da depressione, dico, per esperienza più
o meno diretta, che una donna depressa trasuda COSTANTEMENTE angoscia e
sofferenza, anzi tutto il suo essere non fa altro che vomitare, stile Linda
Blair, tutto il dolore che ha in corpo…
Poi ho finalmente realizzato da dove veniva tutta quella puzza:
sei tu Lars che puzzi e pure tanto!!!
Ma soprattutto chi vuoi imbrogliare?
Credi che non abbia capito che quelle immagini fossero tutte
frutto della tua testa?
Bella scoperta, mi direte voi, lui è il regista…
Sì certo, ma il punto è che, da un po’ di film a questa
parte, il buon Lars si è messo in testa di raccontarci la SUA depressione,
quella che l’ha colpito (e quasi affondato) pochi anni fa.
Ma in questo film caro Lars, a parer mio, dimostri di avere due
grossi gap:
a) tu racconti al mondo la depressione come la vede un
depresso, cercando cioè di rappresentare quel patologico senso di distacco e di
fatalismo, quella sensazione di abitare un piano esistenziale mollemente
adagiato su un livello di piatta mediocrità che chi è stato depresso ben conosce
(ma solitamente quando il mondo si prende la briga di osservare un depresso
vede soltanto un poveraccio che soffre come un cane e appesta il circostante di
mortifera negatività).
b) non sei una donna! (Sei a conoscenza che la fantomatica
parte femminile di un uomo, anche quella dell’artista più sensibile, non è
altro che “un pezzo” di maschio?)
In più passi per essere un genio per cui godi tra i tuoi fan
di un credito quasi illimitato, ma a me sembra proprio che mettere su pellicola
il repertorio di immagini di sesso (chissà di quanti anni!!!) come le pensi tu
in quanto maschio (per di più depresso) e cercare di ammantarle con un’aura di intellettualismo,
oltretutto millantando un punto di vista femminile, sia in definitiva una bella
presa per il culo…
è come se un giorno di questi, approfittando dell’attenzione
e della fiducia che voi, miei devoti lettori/trici, generosamente mi accordate,
vi propinassi, come mio, un post scritto da mio marito!
La notereste subito la differenza, no?
Vero che la notereste?
… anche non subito…ma sì, vero? VERO?
(mmh… mi sa che uno di questi giorni faccio un esperimento…)
P.S. cara Joe mi dispiace, avevi un grosso potenziale per
entrare a far parte del pollaio ma il tuo gallo cedrone ha ben pensato di prendere
il tuo posto…
E questo mi fa pensare… a Lars ma non è che sotto sotto…???
Le italiane lo fanno? ...meglio?
Allora, care amiche, cari amici, sono riuscita finalmente a vedere Nynphomaniac vol. 1. Ah finalmente questa si è organizzata un'uscita come si deve, penserete voi. Ma cosa dici maaai, rispondo con
http://myfreedom.blog.tiscali.it/2014/05/lars-von-trier-puzza/