Qualche giorno fa, sono andato a vedere “las pastorelas” al teatro Morelos di Aguascalientes. “Las pastorelas” è uno spettacolo teatrale natalizio tipico della tradizione messicana. Pare sia stato ideato da frate Juan de Zumárraga nel 1530 il primo vescovo della Nuova Spagna.
La trama, almeno quella che ho visto io, è semplice da raccontare.
Suor Juana bambina e suo nonno radunano un gruppo di pastori messicani per condurli a Betlemme con la finalità di adorare il bambino Gesù.
Durante il viaggio, tre diavoli mettono in difficoltà i pastori con le tentazioni dei sette peccati capitali.
A salvare ogni volta la situazione è il nonno, suor Juana bambina e San Michele Arcangelo che smascherano le trappole diaboliche, sgridano i responsabili ed esortano i pastori alla forza e alla determinazione.
Dopo arrivano i Re Magi e lo spettacolo termina con il pubblico ed attori che cantano insieme una canzone natalizia nella commozione generale.
Infine esce il regista e fa un discorso di circa venti minuti per ringraziare tutti i suoi collaboratori, dal primo all'ultimo. I messicani ci tengono a queste cose.
Assistere a “las pastorelas” è come andare a vedere il saggio di Natale di una scuola media. Fra gli aspetti positivi va detto che sono previsti degli stacchi di danze folkloriche e i pezzi musicali sono suonati dal vivo da bravi musicisti.
Nel teatro erano presenti molte famiglie con bambini piccoli incantati come lo sanno essere i bambini a Natale.
I personaggi più simpatici sono senza dubbio i diavoli. Riempiono la scena, fanno battute, interagiscono con il gruppo e, nella loro presunta malvagità, sono creativi e fantasiosi; cambiano i segnali per Betlemme, organizzano un banchetto, si travestono da falsi Re Magi. Alla fine, quando si devono dichiarare sconfitti, ci sono rimasto un po' male.
Nella mia delusione, però, ho avuto un'intuizione.
Lo spettacolo, ho pensato, non è altro che la rappresentazione della situazione del popolo messicano secondo l'autorità di governo.
Tutto quadra.
I pastori sono il popolo messicano, non c'è dubbio. Sono ritratti come pigri, privi di volontà e di visione. Aprono la bocca per lamentarsi: “ho fame”, “ho sonno”, “io me ne tornerei a casa.” Quando fanno battute sono frasi fatte: “Ah po' sì”. Vanno in una direzione fino a quando qualcuno non gli dice di cambiare. A parte i vestiti colorati non c'è molto da salvare.
Il nonno di suor Juana rappresenta invece la tradizione. Di solito interviene quando coglie in fallo i pastori e dice loro frasi del tipo: “Vergogna, non ci hanno forse insegnato che viene prima il dovere e poi il piacere?”.
La battuta preferita del nonno è: “Non ci hanno forse insegnato.” Se qualcosa te l'hanno insegnata, è buona, sempre, in tutti casi, in qualsiasi circostanza, perché fermarsi a pensare?
San Michele Arcangelo è l'unico personaggio armato di spada e la usa. Niente di cruento, è pur sempre uno spettacolo natalizio che si svolge in un teatro pieno di bambini però, qualche sculacciata di spada, i diavoli se la prendono.
Nell'arcangelo ci vedo simbolizzata l'autorità.
Suor Juana bambina è odiosa (il personaggio non l'attrice). Risponde con frasi ricercate, con concetti da persona superiore alle provocazioni dei poveri diavoli.
Chi è suor Juana, secondo me? La classe borghese, i ricchi messicani che hanno avuto un'istruzione privilegiata e, come la bambina de las pastorelas, si sentono in dovere di guidare i pastori sempliciotti verso un'ideale di progresso.
Ideale di progresso che però, chissà perché, non viene mai analizzato, descritto, spiegato. Nessuno, né San Michele Arcangelo, né il nonno né tanto meno suor Juana bambina raccontano ai pastori cosa sta per succedere e cosa comporterà.
Il tutto si limita a questo: “Nasce il bambinello Gesù, andiamo là per adorarlo. (punto).”
E i diavoli che mi stavano tanto simpatici? Beh loro rappresentano l'opposizione, gli anticonformisti, il libero pensiero, il sesso, la leggerezza, la satira, la critica. Aspetti, diciamo, non benvisti in una società conservatrice e, per questo, vanno repressi e puniti. Colpi di spada sul sedere in scena e cose ben più tristi e drammatiche nella vita reale.
Come dicevo all'inizio, di pastorelas, ne esistono centinaia di versioni. Questa è la prima che ho visto e il fatto che dei simpatici diavoletti devono essere messi ai ferri corti da gente che si considera superiore ha risvegliato il mio “ribelle interiore”.
Ormai sono cinque anni che vivo ad Aguascalientes, ascolto le notizie alla radio e converso con i vari soggetti di questa società. Come dappertutto c'è qualcosa che non torna, qualcosa che sarebbe bene prendere in esame e lavorarci sopra. Dà sempre soddisfazione lavorare a qualcosa.