Arrivano le prime impressioni, le prime opinioni, le prime critiche al mio romanzo.Messaggi personali, commenti su facebook, conversazioni sulla chattina, persino messaggi inattesi da persone che non conosco. Mi sento una nuvola persa che viaggia sullo specchio di un grande mare. Ancora non mi rendo bene conto di quello che succede quando ti esponi al giudizio del pubblico semplicemente pubblicando un libro.Durante la presentazione, per la prima volta, ho capito cosa vuol dire "lasciare andare le storie": tutti le possono leggere e farle loro. Immaginano i personaggi come tu non li hai mai immaginati, ci trovano dentro significati che tu non hai mai pensato o cullato nella tua mente, ci rivivono sopra le loro emozioni, filtrate dall'esperienza personale. Io ascoltavo e cercavo di capire il potere dilaniante delle parole... non le mie... le parole in genere. Il potere evocativo che nascondono come una seconda pelle, una seconda natura.Solo ora sono cosciente di quanto la storia di Danette, Denis e Dumas mi ha scavato un buco nel cuore e di come ci sono caduto dentro come un fesso.Ho impiegato 3 anni della mia vita per scriverlo e farlo diventare quello che è ora... e 3 anni sono lunghi e complessi da gestire. Non importa se dopo questa storia ne ho scritte molte altre: quando torni sul "luogo del delitto"... quando pensi al calore del "primo amore"... tutto si accende di una luce verde fortissima.Perdi pezzi di lucidità e il senso stesso del tempo... e torni lentamente a galleggiare nel vuoto.Ammasso di molecole informi... alla deriva.
Ho visto un luccichio sorpreso negli occhi di qualcuno, e questo, a volte, ripaga il tuo sforzo più di mille parole.