"Lasciamo che i topi finiscano il loro lavoro"

Creato il 27 novembre 2015 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

Palazzo Arzaghi: particolare che risale storicamente a cinque anni fa.
Già da allora veniva seguita la regola non scritta nei manuali di architettura
ma ampiamente applicata: "Lasciamo che i topi finiscano il loro lavoro"


LA RELAZIONE STORICO - ARTISTICA ALLEGATA AL 
DECRETO MINISTERIALE DEL 25 AGOSTO 1992

Palazzo Arzaghi, cosiddetto dal nome dell'antica e nobile famiglia fidentina che lo abitò per più di 300 anni - dalla sua fondazione nel sec. XVI fino all'800 - costituisce una delle ultime sopravvivenze di edilizia storico-monumentale della città di Fidenza (come noto, gravemente danneggiata dai bombardamenti dell'ultima guerra),' e sicuramente uno dei più rari esempi anche in umbito parmense di architettura cinquecentesca, tutt'ora conservato nell'integrità della sua struttura originaria sebbene sia disabitato da molto tempo. Il palazzo sorge all'inizio di Via Frate Gherardo, nel punto in cui la stretta strada sbocca su Piazza del Duomo e quindi a pochi passi dall'eccezionale monumento romanico-antelamico, e ai sviluppa per tutta la larghezza dell'isolato nel quale è inserito, prospettando con il suo fronte posteriore su Via Romagnosi, ovvero su quella direttrice viaria che oggi corrisponde alla linea degli antichi "terragli", le fortificazioni medioevali di Borgo San Donnino (antica denominazione di Fidenza) costituita da mura e terrapieni, le quali perdurarono fino al 1575, quando i Farnese  dotarono la città di un nuovo e più ampio sistema difensivo.

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Dott. Arch. Maria Alberta Zuffanelli    25 agosto 1995
OGGI

Limitati crolli interessano il muro di cinta, non noti invece quelli
all'interno dello storico edificio. Alcuni mattoni sono stati prelevati
per stabilizzare il terreno di strutture ludiche in occasione
delle feste patronali. Attualmente giacciono in piazza Grandi.

L'autunno provvede annualmente allo
sfoltimento della vegetazione autoctona 

Sul cancello una rete plastica per dissuadere eventuali fotografi clandestini.
Un buco artigianale consente il transito ai gatti, i topi passano sotto.


Affresco riportato alla luce a seguito della rimozione della latrina


Particolare del muro di cinta. 

Proverbiale l'attenzione alla sicurezza dei cittadini
con l'utilizzo di nastri in materia plastica a due colori


Di questo abbiamo già parlato

La tutela delle colonie feline è un caposaldo
della tradizionale umanità fidentina

Composizione che da cinque anni arricchisce
il patrimonio culturale fidentino

La facciata in via Frate Gherardo ognuno può immaginarla come
meglio crede. Ai pedoni si suggerisce di tenersi a destra 
e questo a 
Fidenza è senz'altro una novità. 

ANALISI DELLA STRUTTURA ARCHITETTONICA E DELLO STATO DI FATTO (marzo 2002)
Palazzo Arzaghi è un edificio costituito da: piano interrato, piano terra, primo piano, sottotetto. La pianta ha un ingombro di forma approssimativamente rettangolare di rnt.16,5 x 21,00 cui si unisce un'appendice costituita dalla torre su via Romagnosi di rnt.3,50 x5,50 circa. La superficie coperta è dunque di mq. 365 circa. Sul fronte ovest ,verso via Romagnosi, prospetta su di uno spazio verde ,delimitato da un alto muro di cinta con cancello, con un porticato al piano terra ed un loggiato al primo piano recanti in facciata archi a tutto sesto. Allo stato di fatto il porticato è parzialente chiuso da superfetazioni, il loggiato completamente tamponato.
Prospetta sul fronte opposto a est, su via Frate Gherardo, con una facciata scandita da finestrature regolari che si ripetono al piano terra, al primo piano e, come finestrelle, sia terra ad illuminare il sotterraneo che sotto al cornicione ad illuminare il sottotetto. Anche questa facciata allo stato di fatto si presenta alterata: alla sommità il cornicione risulta scorrettamente ricostruito con elementi prefabbricati di cemento; una finestra del piano terra è divenuta un'ampia apertura rettangolare con saracinesca; un'arbitraria apertura ad arco con portone è stata praticata a lato di una delle finestre per dare accesso all'edificio da via Frate Gherardo.
E' infatti evidente dalla lettura della tipologia edilizia, e dalle tracce ben visibili sul fronte laterale nord dell'edificio che esso aveva accesso dal vicolo che si affaccia su via Frate Gherardo con un importante portone ricavato nell'alto muro di cinta, vicolo che si collegava poi al portico sul fronte ovest. E' questa un'alterazione molto importante, alla quale forse non si potrà per ora mettere rimedio poiché nei trasferimenti di proprietà avvenuti nel tempo (presumibilmente recente) il vicolo non risulta compreso fra i beni acquisiti dall'attuale proprietario di Palazzo Arzaghi. Nell'impianto originario del palazzo l'accesso era certamente dal vicolo che sbocca alla fine di via Frate Gherardo e dunque di fatto in piazza del Duomo, "di fronte "al Duomo, (e ciò sottolinea la straordinaria importanza della collocazione dell'edificio), dal vicolo si entrava nel portico e da questi si accedeva poi alle sale al piano terra e alla scala che conduce al loggiato del primo piano e poi al sottotetto e conduce pure, a scendere, all' interrato.
Il fronte laterale a nord che prospetta sul vicolo presenta finestrature a livello del piano terra, del primo piano e finestrelle a livello sotto il cornicione che ripetono esattamente quelle della facciata est, con una continuità che bene dimostra come l'edificio fosse concepito "d'angolo" e come il vicolo gli appartenesse. Le alterazioni anche qui sono ben visibili: molte finestre o finestrelle sono tamponate, ma soprattutto, risulta tagliato il cornicione e la facciata si conclude con un timpano di recente esecuzione (lo dimostra il tipo di muratura) di forma triangolare i cui due lati inclinati sono le due falde di copertura. Essa è stata alterata con un prolungamento della linea di colmo sino a filo della facciata nord, mentre originariamente il colmo doveva interrompersi in corrispondenza dell'intersezione delle due bisettrici degli angoli nord est e nord ovest. L'ipotesi è suffragata anche dall'esame della disposizione dei muri o delle porzioni di muri portanti in questa zona nel sottotetto.
Per quanto riguarda l'esterno occorre ancora dire della torre che si affaccia all'angolo ovest su via Romagnosi: tettoie e altre superfetazioni come un ballatoio sono addossate sul suo fronte nord, alcune finestre sono tamponate, ma il suo assetto originario è ben visibile e recuperabile.
La situazione all'interno del palazzo è abbastanza semplice e ben leggibile: gli spessi muri potanti sono perlopiù in direzione est ovest ed i grandi vani, coperti a volta o con cassettoni al piano terra e con solai a cassettoni al primo piano, benché ripartiti talora con divisorie aggiunte ed incongrue sono ben individuabili e ripristinabili.
Modena, marzo 2002 ARCH. FRANCA STAGI Stralcio estratto dal Progetto Preliminare Presentato nel Marzo 2002