Latina, raid mafioso in piena notte distrutto il Campo della Legalità

Creato il 22 ottobre 2011 da Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Devastato il villaggio a Borgo Sabotino affidato mesi fa a Libera, coordinamento delle associazioni antimafia, alla vigilia di una giornata scandita da eventi importanti. Bagni spaccati come la sala proiezione e fili elettrici tranciati. "Un'azione progettata e messa a segno da almeno da 10 persone", racconto tra le lacrime il responsabile. Che assicura: "Non ci fermiamo, andiamo avanti"


n raid in piena notte. I sanitari dei bagni e le vetrate spaccate, i fili elettrici tranciati di netto, la sala proiezioni devastata. E' stato distrutto il campo della Legalità a Latina, il terreno di quattro ettari, in zona Borgo Sabotino, confiscato per abusivismo edilizio ad un pescatore nullatenente e ad aprile 2011 affidato a Libera, il coordinamento delle associazioni antimafia, dal commissario prefettizio di Latina, Guido Nardone. E il responsabile del campo parla di una azione in puro stile mafioso.
Era stato inaugurato lo scorso 18 luglio con Don Luigi Ciotti e intitolato a Serafino Famà, vittima innocente di mafia, alla presenza della figlia Flavia. "E' un segnale forte e preciso di bisogno di legalità in questa terra", aveva sottolineato in quell'occasione Antono Turri, che prima di diventare il responsabile di Libera per il Lazio faceva il poliziotto. Da allora i volontari dell'associazione hanno lavorato senza sosta per mettere in sicurezza tutta l'area, composta da una grande tensostruttura centrale e piccole abitazioni in legno e casette con bagni e spogliatoi. Ma tutto è stato danneggiato dal blitz di stanotte. "
L'allarme è stato dato dalla protezione civile del Gruppo soccorso pontino, che qui ha la sua base operativa. Di corsa, arrivato al campo, Turri ha visto i segni della violenza. Un raid, secondo gli 
. Antonio è sotto shock. Tra lunghe pause e lacrime di rabbia racconta la devastazione che "ha ucciso un anno di lavoro ma non fa niente. Noi andiamo avanti". 

Oggi l'associazione aveva organizzato una giornata "speciale", divisa in tre momenti: prima la visita al vicino Borgo Mondello dove fu massacrato ed incaprettato nel 1995 don Cesare Boschin e dove le ecomafie hanno fatto per anni affari con il ciclo dei rifiuti tossici: poi un sopralluogo al campo rom Al Karama e, infine, il pranzo al villaggio con i ragazzi di Libera Roma e la proiezione del documentario "La quinta mafia", realizzato con i soldi dell'associazione, che affronta i temi dell'infiltrazioni mafiose nel territorio alle porte di Roma, spiega i motivi per cui la Banda della Magliana non è morta e parla delle attività di camorra e 'ndrangheta nella zona. "Un evento che avevamo pubblicizzato per sensibilizzare i cittadini di Borgo e che è diventato il bersaglio della violenza - continua Turri lasciando sfogare tutto il suo dolore - E' stata un'azione pianificata con una forza militare. Troppa violenza che mi lascia perplesso e amareggiato".


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