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Latte di mamma: allattamento come relazione familiare

Da Jessi

 

La nascita di una bambino o di una bambina è la nascita di un nuovo individuo e, contemporaneamente, la nascita di nuove relazioni, perchè “non c’è una cosa che si può chiamare bambino, nel senso che, se volete descrivere un bambino, vi troverete a descrivere un bambino con qualcuno. Un bambino non può esistere da solo, ma è essenzialmente parte di una relazione” (D. Winnicott, 1975).

Per le mamme che allattano, l’allattamento diviene un elemento fondamentale che nutre e tesse relazioni: il ruolo della mamma, infatti, è esclusivo e non può essere sostuito da nessuno, come accade invece con l’allattamento artificiale. Il rapporto con il nutrimento del bambino diventa anche abbraccio, consolazione, colloquio: il fatto nutritivo non è esclusivo nè centrale, ma diventa elemento di un rapporto più ricco e più complesso, che, in qualche modo, a mio avviso, si pone come paradigmatico delle esperienze che seguiranno.

Nel libro “Latte di mamma”, pensato e pubblicato a cura dell’Associazione Le dieci Lune e della Provincia di Livorno sono raccolte le testimonianze delle famiglie che hanno partecipato  ad un progetto sull’Allattamento Materno Prolungato. Il libro è tessuto con magistrale competenza narrativa e scientifica da Polina Zlotnik. Le mamme e i papà raccontano cosa ha guidati le loro scelte, qual è stato il ruolo dell’esempio degli altri, quali sono state le difficoltà e come le hanno di volta in volta superate. Raccontano le loro emozioni e le loro paure, e testimoniano di come, aver dato fiducia alla natura, al corpo e al bambino li abbia anche cambiati, fatti crescere.

L’esperienza dell’allattamento è presentata in tutta la sua ricchezza relazionale e in tutta la sua durata: dalle conoscenze e dagli esempi che formano la nostra esperienza prima di diventare genitori, all’avvio dell’allattamento, alla sua conclusione. Questo ultimo aspetto è sicuramente uno dei più delicati, perchè, trattandosi di un cambiamento nella relazione familaire e non solo di un cambio di abitudini alimentari, richiede la collaborazione di tutti e l’accettazione di un nuovo equilibrio. Spesso si adottano scelte brusche, ma “in natura i passaggi bruschi difficilmente sono necessari. Al contrario, serve avere sempre una visione globale di quello che accade, fiducia nei processi naturali e rispetto dei tempi” (p. 25).

Una visione globale dell’allattamento si ha quando c’è l’ascolto delle necessità della singola famiglia e del singolo bambino, che diviene protagonista della relazione e maestro dell’allattamento. La conclusione dell’allattamento si configura quindi come naturale chiusura di un ciclo naturale, che, mi sento di aggiungere, lascia la sua impronta in una competenza: quella, per i genitori, di ascoltare e mettersi a disposizione dei bisogni del proprio bambino e quella, per tutti, di aver fiducia nelle proprie capacità di mettersi in una relazione di aiuto e soddisfazione reciproci.

Valeria, alla fine del libro, racconta che un giorno una sua vicina di casa, in Maremma- una signora anziana molto saggia- le chiese se sua madre era stata quel giorno a trovarla. Valeria rispose di sì, ma che se n’era dovuta andare via presto. “Se n’è andata già? nemmeno il tempo di poccià per bene!” In Maremma, ci dice Valeria, “pocciare significa succhiare il seno.” L’allattamento, anche quando finisce, può rimanere nella nostra mente e nel nostro linguaggio come metafora di un tempo amorevole dedicato ai figli e a nutrire il nostro rapporto con loro.

 Qui si possono trovare le informazioni per acquistare il libro.

Questa rubrica prende liberamente spunto dalla concezione di M. Montessori del bambino maestro. Gli altri appuntamenti li trovate qui. Partecipare è facile: raccontateci dei vostri piccoli maestri, scrivendo direttamente qui nei commenti oppure mettendo  il link ai vostri blog!

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