Laura kinsale

Creato il 30 maggio 2010 da Isn't It Romantic?

LAURA KINSALE

IL RITORNO DI UNA LEGGENDA
THE COMEBACK OF A LEGEND

 
Laura Kinsale is one the most famous and respected romance author, to the point that her own colleagues call her a legend. In mid eighties she left her job as a geologist devoting herself to writing and producing eleven books in eleven years that have already become a classic, for the strength of their characters, their unusual plots and beautiful prose. Now, after a pause of more than five years, she is back with a new novel Lesson in French. Laura, who lives outside Santa Fe, with her family, her beloved horses and dogs, is a very private person, so we thank her greatly for accepting to be interviewed.
Her site: http://www.laurakinsale.com/

Laura Kinsale will answer your questions and will give away a signed copy of Lessons In French to one lucky reader among those who will partecipate. So don't forget to sign your comment with your name or nick.
Laura Kinsale è una delle più famose e rispettate autrici di romance, al punto che le sue stesse colleghe la chiamano leggenda. A metà degli anni ottanta lasciò il suo lavoro come geologa per dedicarsi alla scrittura, producendo undici libri in undici anni che sono già diventati dei classici per la forza dei suoi personaggi, le trame inusuali e la bellezza della loro prosa. Ora dopo quasi sei anni di pausa, è ritornata con un nuovo romanzo, Lessons in French. Laura, che vive nei dintorni di Santa Fe con la famiglia, i suoi amati cavalli e i suoi cani, è una persona molto riservata, quindi la ringraziamo tantissimo per aver accettato di essere intervistata.
Il suo sito: http://www.laurakinsale.com/

Laura Kinsale  risponderà alle vostre domande e darà in regalo una copia autografata di Lessons in French ad una fortunata lettrice sorteggiata tra tutte coloro che interverranno. Quindi non dimenticate di firmarvi, con un nome o uno pseudonimo, per farvi riconoscere!
INTERVIEW / INTERVISTA
1- Hi Laura and welcome, we are honored to have you as a guest. May we dare to say Italy has a little space in your heart, since it appears in two of your book My Lady’s Heart and Shadowheart?
I truly love Italy! The first time I saw Venice, I was 13, and I never forgot it. On a visit a few years ago, I got a glimpse of Lake Garda. I felt the northern end of the lake was just the kind of haunting landscape that would suit Allegreto. So I returned a few months later for to research the area for SHADOWHEART. And of course I love Venice and the Tuscan towns such as Siena. There is so much history, romance and fascination that I couldn't even scratch the surface.
Ciao Laura e benvenuta, siamo onorate di averti come ospite. Possiamo affermare che l’Italia ha un posticino nel tuo cuore, dato che appare in due tuoi libri My Lady’s Heart e Shadowheart?
Io amo davvero l’Italia! La prima volta che vidi Venezia avevo tredici anni e non lo dimenticherò mai. Durante un’altra visita, qualche anno fa, intravidi il Lago di Garda. Sentii che il confine settentrionale del lago era esattamente il tipo di paesaggio ossessionante che sarebbe andato bene per Allegretto. Quindi ritornai qualche mese più tardi per fare delle ricerche per Shadowheart. E naturalmente amo Venezia e le città toscane come Siena. Da voi c’è così tanta storia e romanticismo e fascino, che non potrei nemmeno scalfirne la superficie.
2- After more than five years of silence, there is a new book of yours out, Lessons in French. It is not the first time you take a pause from writing: do you believe you needed a break because you live too intensely your novels and your characters? And how does it feels to be back in the Romance world, meaning publishers and the audience?
It feels a bit hectic to be back in the publishing world. I still am primarily a writer. Being somewhat shy, I don't do the "celebrity" role very well. So it's my books that will have to speak for me. I hope they speak well!
Dopo più di cinque anni di silenzio, è stato pubblicato un tuo nuovo libro, Lessons in French. Non è la prima volta che ti prendi una pausa dalla scrittura: credi di averne avuto bisogno perché vivi intensamente tanto i tuoi romanzi che i tuoi personaggi? E come ti senti ad essere di nuovo nel mondo del romance, inteso come gli editori e il pubblico?
Mi sento un po’ agitata ad essere di nuovo nel mondo editoriale. Io sono ancora principalmente un’autrice. Essendo piuttosto timida non mi viene bene il ruolo della “celebrità”. Quindi sono i miei libri a dover parlare per me. Mi auguro che parlino bene!
3- Did you get to the point where you actually lived for writing, meaning the dreaming took over, and not the other way around as it would be safer? Writing can be a drug…
There were some years where all I really did was to write. But that takes a toll, not only on the imagination but on a healthy lifestyle. Now I enjoy spending time "in the real world." My dogs and horses (and of course my family) have always kept me grounded in reality, too.
Sei mai giunta al punto in cui in effetti vivevi per scrivere, nel senso di essere immersa nel tuo mondo immaginifico, e non il contrario come sarebbe stato più sicuro? Scrivere può diventare una droga …
Ci sono stati degli anni in cui non facevo altro che scrivere. Ma questo ha un costo non solo per l’immaginazione ma anche per uno stile di vita sano. Adesso mi piace trascorrere il tempo nel “mondo reale”. I miei cani e i mie cavalli (e naturalmente la mia famiglia) mi hanno sempre mantenuta ancorata alla realtà.
4- Your writing is extremely lyrical and so beautiful it exceeds the boundaries of Romance, some would say you write too well to be confined in this genre or in a genre, so how and why did you choose it?
Before I began to write, in my reading I was interested in the relationships between men and women. Whatever the genre, that was what made me really enjoy a book, assuming it had a happy ending, of course! I mostly read S/F and Fantasy at that time, but my first attempt at writing was a historical romance. It sold as THE HIDDEN HEART, and from that time on, I seemed to find my niche.
La tua scrittura è estremamente lirica e talmente bella da superare i confini del romance, qualcuno direbbe che scrivi anche troppo bene per limitarti a questo genere o a qualsiasi genere, quindi come e perché lo hai scelto?
Prima che iniziassi a scrivere nelle mie letture ero interessata alla relazione tra uomini e donne. Qualsiasi fosse il genere, quello era l’elemento che mi faceva davvero apprezzare un libro, posto che avesse un lieto fine, naturalmente! All’epoca leggevo principalmente fantascienza e fantasy, ma il mio primo tentativo di scrittura fu un romance. Si trattava di Solo una promessa (The Hidden Heart) e da quel momento in poi sembrò avessi trovato la mia nicchia.
5- Your last novels, prior to this one, was the wonderful Shadowheart (partially set in Italy), featuring one of your strongest and darkest heroes (and Italian by the way): Allegretto Navona. It is a very seducing character, as a certain kind of evil can be, no matter how bad he has been in the past and could eventually be in the future. Still, you made him absolutely likeable, how did you achieve that?
That's a very good question. Allegretto is one of the most mysterious characters I've written, even to me. He appeared more or less out of nowhere in FOR MY LADY'S HEART--I just meant for Melanthe to have a young servant, but he insisted on becoming a subtle and complex character in his own right. He just really wrote himself. Once I began his own book, SHADOWHEART, it took me quite a long time to see what he would become, with many false starts and blind alleys. But then somehow I realized how afraid he was to go into a church for confession, and that revealed him to me. I think it is his combination of extreme danger and desire to love and be loved that creates his appeal.
Il tuo penultimo libro è stato il meraviglioso Shadowheart, a cui abbiamo accennato prima, che ha per protagonista uno dei tuoi eroi più forti ed oscuri, nonché italiano: Allegretto Navona. E’ un personaggio seducente, come lo è un certo tipo di male, nonostante ciò che ha fatto in passato e che potrebbe fare eventualmente in futuro. Tuttavia, lo hai reso assolutamente piacevole, come ci sei riuscita?
Ottima domanda. Allegretto è uno dei personaggi più misteriosi che io abbia mai creato, anche per me. E’ apparso più o meno dal nulla in My Lady’s Heart, dove mi serviva un giovane servo per Melanthe, ma Allegretto insistette a divenire un personaggio a tutto tondo, più complesso e sottile. Si è praticamente scritto da solo. Quando ho iniziato il suo romanzo Shadowheart, mi ci è voluto parecchio tempo per capire cosa sarebbe diventato, con molte false partenze e strade senza uscita. Ma poi mi sono in qualche modo resa conto di come temesse di andare in chiesa a confessarsi, e così mi si è rivelato. Ritengo sia la combinazione di estremo pericolo e desiderio di amare ed essere amato che lo rendono così attraente.
6- Speaking of shadows, a word that recurs in your production, may we say that is exactly what you do in your stories, exploring the shadows of human souls, those places where there can be shame, hidden passions or pain, and far from noble feelings?
I think that's true. The one theme I see recurring in my books is courage, but in many different forms, not always just the standard idea of physical courage.
Parlando di ombre, una parola che ricorre nella tua produzione, possiamo dire che questo è esattamente ciò che fai nelle tue storie, esplorare le ombre dell’animo umano, quei luoghi dove può esserci la vergogna, le passioni nascoste od il dolore, e che sono lontani dai nobili sentimenti?
Penso sia vero. Il tema che vedo ricorrere nei miei libri è il coraggio, ma in molte forme differenti, non sempre in quella più ovvia del coraggio fisico.
7- In Italy it has recently been released Uncertan Magic, a book very much loved but whose end dissatisfied many. Having the choice would you change it, or would you keep it exactly the same?
I wrote UNCERTAIN MAGIC so long ago that I don't know if I would change it or not. It was a paranormal before paranormal was "cool." I think when readers understand what to expect, the faerie aspect works a bit better for them, but if they are expecting a typical historical it may be disconcerting.
In Italia è stato recentemente pubblicato Sarà magia (Uncertain Magic), un romanzo molto amato ma il cui finale ha deluso parecchi. Se avessi la possibilità di cambiarlo, lo faresti o lo manterresti uguale?
Ho scritto Sarà magia così tanto tempo fa che non so se lo cambierei o meno. Era un paranormale prima che i paranormali divenissero di moda. Credo che quando i lettori capiscono cosa aspettarsi, l’aspetto legato alle fate funzionerà meglio per loro, ma se si aspettano un tipico romance storico rimarranno sconcertati.
8- One of your most loved and controversial book is the powerful Flowers from the Storm: some adore it, some other hate it. How much and in which way this book is important for you both as a writer and human being? And did the critics hurt you?
I learned many years ago that my books evoke strong responses, both positive and negative, from readers. Basically, I just have to ignore the response, because readers have feelings that are so violently opposed to one another. Also, when people use words like "love" and "hate" regarding entertainment like books and music, they usually mean those words lightly. It's just an opinion. I'm glad FLOWERS has such an enduring place in the hearts of readers, and in the genre, but to me, it's one of many stories and characters I've written.
Uno dei tuoi libri più amati e controversi è il potente La figlia del matematico (Flowers from the Storm): alcuni lo adorano, altri lo odiano. In che misura ed in quale maniera questo romanzo è importante per te tanto come scrittrice che come persona? E le critiche ti hanno ferita?
Imparai molti anni fa che i miei libri suscitavano nei lettori reazioni forti, sia positive che negative. Di base, io devo solo ignorare le reazioni, perché i lettori hanno dei sentimenti che si oppongono violentemente gli uni agli altri. Inoltre quando la gente usa parole come “amo” e “odio” rispetto a libri o musica, non le intendono letteralmente. E’ solo un’opinione. Sono felice che La figlia del matematico mantenga un posto duraturo nei cuori dei lettori e nel genere romance, ma per me si tratta di una delle molte storie e dei molti personaggi che ho scritto.
9- Many of your male characters are definitely tortured and do sometimes unpleasant things before the final redemption, if we want to call it that way, but we are ready to forgive them no matter what. This is a distinctive trait of females readers, that conversely, never forgive the heroine’s faults. What about you? Do you also have a soft point for your heroes?
Of course!
Molti dei tuoi personaggi maschili sono decisamente tormentati e compiono azioni spiacevoli prima della redenzione finale, se vogliamo chiamarla così, ma noi siamo pronte a perdonarli comunque. Questo è un tratto distintivo delle lettrici, che al contrario non perdonano mai le colpe delle eroine. Che mi dici di te? Anche tu hai un debole per i tuoi eroi?
Naturalmente!

10- I know it is a difficult question, but who among all your heroes in the one that stole your heart? And the one that stole your senses…?
Too hard to choose!
So che è una domanda difficile, ma tra tutti i tuoi eroi quale ti ha rapito il cuore? E chi ti ha incantato i sensi …?
E’ una scelta troppo difficile!
11- Lessons in French is what we can call a lighter book compared to some of your previous novels, it is definitely more on the sunny side. Could you tell us more about it? I already know this time beside dogs and horses, a constant presence in your stories, there is a bull…
Do you love those stories where the shy, plain girl gets the hot guy in the end? Callie is a spinster who has been left at the altar three times. She's given up any hope of marriage and is content to raise her prize cattle and daydream. But when her first love returns from his mysterious years of absence, Callie's life turns upside down. Trev is still the wild young man who shared youthful adventures with her--and he's even more unpredictable, and alluring, now.
Yes, there is a bull. A very large bull. And Callie and Trev have to figure out how to sneak him out of the kitchen...
Lessons in French è più leggero e decisamente solare se paragonato ad alcuni dei tuoi libri precedenti. Cosa ci puoi raccontare su questo romanzo? Già so che questa volta, accanto a cani e cavalli, una presenza costante nelle tue storie, c’è un toro …
Ti piacciono le storie dove la ragazza timida e comune alla fine si becca il ragazzo più desiderato? Callie è una zitella che è stata abbandonata all’altare per tre volte. Ha rinunciato ad ogni speranza di matrimonio e si accontenta dei suoi bovini da concorso e delle sue fantasie. Ma quando il suo primo amore ritorna dopo misteriosi anni di assenza, la vita di Callie ne viene sconvolta. Trev è ancora il giovane selvaggio che aveva condiviso con lei le avventure adolescenziali ed è ancora più imprevedibile e seducente.
Sì, c’è un toro. Un toro molto grosso. E Callie e Trev devono capire come farlo uscire di nascosto dalla cucina …
12- Anything else you would like to add?
Thank you for having me. I very much appreciate my Italian readers!
C’è qualcos’altro che vorresti aggiungere?
Grazie per avermi ospitata. Apprezzo moltissimo le mie lettrici italiane!
EXCERPT / ESTRATTO
from/da LESSONS IN FRENCH


Lady Callista Taillefaire was a gifted wallflower.
By the age of seven and twenty, she had perfected the art of blending into the wallpaper and woodwork so well that she never had to dance and only her most intimate friends greeted her. She could sit against the pink damask in the ballroom or sit against the green silk in the refreshment chamber. She didn’t even have to match to be overlooked.
“Did you hear that a carriage came to Madame de Monceaux’s!” The scarlet plume on Mrs. Adam’s headband swayed alarmingly as she leaned near Callie’s ear. “I believe it is—” But she suddenly broke off her confidence and took Callie’s hand. “Oh, do look down! He is starting this way again.”
Callie obeyed, instantly developing a profound interest in the catch on her bracelet. She had not quite succeeded in becoming completely invisible at these affairs. There were always the gentlemen of a certain category who solicited her hand, just in case she might be clutching her eighty thousand pounds in it, Callie supposed, which would save them the trouble of a stop at the bank as they carried her off.
“There, you are safe!” Mrs. Adam said gustily, as if Callie had barely scraped through with her life. “Let him pour the butter-boat over Miss Harper, if she is so foolish a girl as to listen to it.”
Callie let go of her bracelet. She had found that looking down and discovering a flounce had come loose from her hem, or a stone had worked its way into her slipper, was evasion enough to discourage the hopeful abductors. Even for eighty thousand pounds they were not very persistent. She was, after all, Lady Callista Taillefaire, who had been jilted three times.
Even a gentleman with dishonest designs would have to ask himself what, precisely, could be wrong with her. She had wrestled with this question herself. Indeed, she and her father and her sister and their acquaintance and all the local gossips and probably two or three of the wiser village goats had spent a good deal of time dissecting the matter. No satisfactory answer had been agreed upon. Her father had attributed it to the general decline of British manhood into riot and villainy. Her sister, Hermione, felt that Callie showed a deplorable lack of respect for the fashion in caps. The gossips largely blamed it upon Napoleon. During the French wars, they had blamed everything on Napoleon, and even five years after Waterloo he had not outlived his usefulness in that regard. The goats, being commoners, very properly kept their opinions to themselves.
It was Callie’s own conclusion that she was quite plain and had red hair, and she was very stiff and shy with gentlemen, even after she became engaged to them. Perhaps more so after she became engaged to them. Her eyes were neither brown nor blue, but some grayish green middling color, her nose could politely be described as Grecian, having barely escaped the threat of Roman, and her fair skin flamed with unbecoming splotches of pink in the slightest touch of wind.
It was also true that she had a habit of lugging newborn calves into the kitchen from time to time, which might be considered eccentric in the daughter of an earl. But since her family had taken care that no rumors of this peculiarity should escape beyond Shelford, Callie felt that she was not held to be actually dangerous.
Mrs. Adam eased her ample figure from her chair, giving Callie’s hand a squeeze and a pat. “Bless me, there is Mr. Hartman going in to tea. I must speak to him about the altar-cloth, but I will be back directly. You’ll be quite all right now that the sets are forming.”
Callie nodded. Having escaped the looming threat of being dragged off by her hair and ravished, or at least required to dance, she dared a glance at Miss Harper as the young lady took her place. The girl seemed to be enjoying her swim in the butter. Callie gazed at the couple, imagining herself—suitably embellished with golden hair and flower blue eyes and eyelashes that were the toast of England—dancing gracefully through the figures. She made light and witty conversation. Her smile pierced the fortunehunting gentleman to his heart. He was so taken with her that he forgot all about her fortune and fell desperately in love for the first time in his cynical and dissolute life. He vowed to give up gambling and drink on her behalf, and fought several duels with men of vague but wicked demeanor in defense of her honor.
Finally, when she refused him, having selected from among her large following a gentleman of steadier nature, he threw himself from a sea cliff, leaving a poem of unrequited love in which Callie was thinly disguised as a mythological heroine with a name at least eight syllables long, which she would look up later. The poem was published in all the papers and made the ladies weep over it in their boudoirs.
She blinked, realizing the music had paused. The gentleman who had thrown himself from the cliff in despair was conversing with Miss Harper on the topic of how many sunny days the town of Shelford had enjoyed so far in the autumn.
Callie could never think of what to say to gentlemen. She could feel her cheeks turning splotchy if she tried. There had been one, once, who had been so easy to talk to that she had quite lost her head over him, but that had not turned out well. It was quite settled by now. She was born to be a spinster. The gentlemen would have to declare their undying devotion to other ladies. Callie would be too much occupied with developing a delicate constitution and a dependable recipe for tapioca jelly.
Her father, of course, had understood none of this, because he loved her. He had thought her pretty and stubbornly refused to be convinced otherwise by the abundance of evidence. As long as he lived he had persevered in escorting Callie to each London season, arranging betrothals, signing settlement papers, and raging almost to tears each time the gentlemen broke it off. By the third time, Callie had really been more distressed on her father’s behalf than on her own.
She was not by nature a violent person, but she had given serious consideration to sewing a teasel-burr into her former fiancé’s unmentionables, or even perhaps recruiting a live black beetle for this mission, but decided in the end that it would be a disservice to the bug.
In any case, she had found no occasion to tamper with his personal linen, although the lawyers had been pleased to make his bank account smart by the removal of ten thousand pounds to avoid a breach-of-promise suit. He had departed on a ship for Italy with his beautiful, penniless new wife, while Callie sat with her crestfallen father in the study and held his hand.
The thought of it made her wrinkle her nose, blinking back the sting. She missed her father painfully, but it would not do to let her eyes fill with tears in the midst of a country dance. She turned her face down, brushing her nose with the feathers of her fan, concentrating on the swish and thud of the dancers’ feet on the wooden floor and the off-key note on the pianoforte, waiting for the moment to pass.
It was only a local assembly, nothing so glittering as a London affair, but still Callie would not care to make a scene. For a year after the Earl of Shelford’s death, she had at least been spared the agony of any social occasions, but now that they were out of mourning it was her duty to accompany Hermione.
Callie kept a careful eye on her sister’s partners. It was up to her to make certain no fortune hunter stole Hermey. Their cousin Jasper wasn’t precisely the sharpest needle in the pincushion, and since his elevation to the earldom, his lady wife was most anxious to see Callista and Hermione packed up and departed from Shelford Hall. An early wedding for Hermey would be just what Lady Shelford liked, and she would not
be particular as to the groom. Any person would do as long as he wore trousers and promised to take Callie along with her sister.
So Callie put on her gray gloves, hid her red hair as well as she could under a lavender turban, and sat herself at her guard post on the row of satin chairs along the wall, watching her sister dance with a most suitable baronet. He had taken leave from his promising position as an undersecretary in the Home Office and traveled up from London particularly to pay his compliments to Lady Hermione. Along with his addresses, it was to be hoped, though that had not yet transpired.
Her favored position in the Shelford assembly rooms overlooked the dance floor and the entry. She had only to lift her lashes to see each newcomer, without any noticeable turn of her head. It was late now. The crush of people in the arched doorway had long since cleared, and so she merely glanced when a single figure appeared there.
For an instant she looked away again calmly, seeing only another smartly dressed gentleman who paused to watch the dancers. It was as if recognition struck her heart a moment late—a sudden rush of heat to her face, a squeezing of her throat. She found she could not catch her breath.
It was him.
She threw a panicked look toward him, knew it certainly, and then had nowhere at all to look or to run. She was alone on the wall of chairs. Mrs. Adam was vanished to the refreshment room, and everyone else danced. She stared down at her toes with desperate concentration, hoping and hoping and hoping that he would not recognize her.
He might not know her. She had not instantly recognized him. He was older. Of course he was older—one could hardly suppose that she herself had reached the advanced age of twenty-seven without him doing the same. In the first blink of a look, she had seen a dark-haired, handsome gentleman; it was only with her second panicked glance that she knew his face: sun-darkened and harder, all the smiling promise of youth matured to a striking man.
He stood with a quiet confidence, as if it did not concern him to arrive late and alone, or to receive no welcome. Any number of people here knew him, but no one had seen him yet, save Callie—none who acknowledged him, at least. He had been gone from the vicinity for nine years.
Callie fanned herself, staring at her lap. This was Mrs. Adam’s news, of course. The carriage arrived for Madame de Monceaux. Her prodigal son had come home.
It was glad tidings. Callie was pleased for his mother. The poor duchesse had so longed for this, failing as she had been over the past year. She had clung to those infrequent letters from France, read them aloud over and over to Callie, and made them both laugh until Madame’s cough overcame her and Callie took her leave.
For herself, Callie was terrified. Laugh she might over his written words—but she could hardly even breathe for the strange and sick feeling that she felt at the sight of him.
He might not even remember her. He had never mentioned her in his letters to his mother. Never asked after her, though he demanded to know how everyone else in Shelford fared in a long list of names and reminiscences, which showed that he had not forgot their small country lives while he consorted with kings and great people in Paris.
A pair of black evening shoes appeared in the limited range of her vision. She kept her face hidden down in her feathery fan and worked frantically with the catch on her bracelet, but the black shoes did not take the hint and move on. Closely fitted white trousers, the tail of a fine blue coat—she was so dizzy that she feared she might faint.
“Lady Callista?” he asked in a voice of low surprise.
She thought desperately of pretending she had not heard him over the music. But she remembered his voice. It was the same timbre, full of warmth. Evidently it still had the same dire effect on her senses.
“Come, I know it’s you,” he said gently. He sat down beside her. “I can see a stray lock peeking out from under that prodigious lovely turban.”
She drew a deep breath. “No, can you? And I was so hoping to be taken for a Saracen.” She tucked at the nape of her neck without looking at him.
“You’ve mislaid your camel, it would appear. How do you do, Callie? I must say, I didn’t expect to find you here in Shelford, of anyone.”
She found enough courage to lift her head. “You’ve come to see your mother,” she said. “I am so glad.”
He returned a sober man’s look, a stranger, no longer the wild boy who had been careless of any burden. His dark eyes did not smile at her. She saw in a short look that he had a scar on his left cheekbone, and a little crooked bump to his nose that she did not remember. The marks only served to make him appear more an untamed gypsy than ever, even severe and stiff in his formal clothes.
“I’ve come to her, yes,” he said. He paused, tilting his head a fraction. “But you—I thought you must
have left Shelford long ago.”
“Oh no, I have clung here like a limpet.” She opened her fan and closed it again.
There was a little silence between them, filled with the violins and the dancers’ noise and prattle.
“You have not married?” he asked quietly.
Somehow, Callie had supposed the news that she had been jilted three times must have reached the farthest corners of the earth. It was certainly common knowledge everywhere she had ever set foot. But it seemed that France had been spared the intelligence.
“Indeed no,” she said, looking up at him fully for the first time. “I don’t propose to marry.”
He would find out the truth soon enough. She could not bring herself to mention it. But at the way his eyebrows lifted, she suddenly feared he might think it was because she still bore some strong feeling for him—and that was worse.
“I’ve become quite celebrated, you see,” she said, fluttering her fan. “I have driven no less than three terrified gentlemen from the altar, not counting yourself. I don’t tally you in my record keeping, but if you would like to do me the honor and then break it off, it would add immeasurably to my eminence. Four would be a nice round number.”
He seemed slow to comprehend her. “Four?” he asked blankly.
“That is the sum of one and three,” Callie said, beating her fan with a nervous velocity. “Unless there has been some recent alteration in events.”
“Are you saying that you’ve been betrothed three times since I left?”
“It is a wonderful accomplishment, is it not?”
“And they all—”
“Yes.” She snapped her fan closed. “That is what I’ve been doing, you see—becoming engaged and being jilted. And how do you account for your time these past years, my lord duc? Have you indeed recovered your ancestral properties and fortune? I sincerely hope for it; it would give your mother so much happiness.”
He stared at her a moment, as if he did not quite understand the language that she spoke. Then he recovered himself. “I’ve had success, yes,” he said. He did not elaborate on it. “I think it has given her strength.”
“And will you return with her to France?” Callie asked.
“That would be impossible. She’s not well enough.”
“I hope you won’t leave her again soon.”
“No. I don’t plan to leave until—” He hesitated. “I’ve no intentions to leave.”
“She will be delighted to know it. Please reassure her directly. She will be anxious.”
“I will. I have. I’ll speak of it again, so that she is sure.”
She dared another glance at him. He was turned toward her, looking directly at her. He gave her a quirk of a smile, so familiar that she could hardly recall to breathe.
“Have you ripped me up enough yet?” he asked. “I was not one of your jilts, Callie.”
She knew the splotches were burning on her cheeks. “I beg your pardon! I’ve no notion what made me speak so!” He was the only gentleman outside her own family she had ever been able to talk to at all.
“The tip of your nose is turning pink.”
She hid it quickly in her fan.
“A charming portrayal of an ostrich,” he said, “but I’m afraid you’ll suffocate in those feathers. We’d better dance, so that you can thrash me about the head with them instead.”
Callie realized with alarm that the music had paused and the sets were reforming into couples. “Oh no, it is a waltz—”
But he was standing, holding out his gloved hand to her. Callie found herself lifted by the strong clasp of his fingers, in spite of her intentions, drawn irresistibly as always into whatever adventure that Trevelyan Davis d’Augustin, duc de Monceaux, comte de Montjoie, and seigneur of any number of exotic-sounding villes somewhere in France, might propose.
Lady Callista Taillefaire aveva un talento per fare da tappezzeria.
A ventisette anni di età, aveva perfezionato a tal punto l'arte di fondersi col legno e la carta da parati che non era mai costretta a ballare, e solo i suoi amici più intimi la salutavano. Poteva sedersi contro il damasco rosa nella sala da ballo o sedersi contro la seta verde nella sala del rinfresco. Non aveva nemmeno bisogno di essere vestita in tinta per essere ignorata.
"Avete sentito che è venuta una carrozza da Madame de Monceauxs!". Il pennacchio scarlatto del turbante della signora Adam ondeggiò in modo allarmante quando si piegò verso l'orecchio di Callie. "Credo che sia…" Ma improvvisamente interruppe la confidenza e prese la mano di Callie. "Oh, guardate in basso! Sta di nuovo venendo in questa direzione.
Callie obbedì, sviluppando immediatamente un profondo interesse per il gancio del suo braccialetto. Non era ancora riuscita a diventare del tutto invisibile a questi eventi. C'erano sempre dei gentiluomini di una precisa categoria che chiedevano la sua mano, giusto in caso, supponeva Callie, lei potesse tenerci dentro le sue ottantamila sterline, il che avrebbe risparmiato loro la fatica di una sosta in banca mentre la portavano via.
"Ecco, adesso siete al sicuro!", disse la signora Adam in tono burrascoso, come se Callie avesse appena rischiato la vita. "Lasciate che ricopra la signorina Harper di lusinghe, se la ragazza è così stupida da prestargli ascolto ".
Callie lasciò andare il braccialetto. Aveva constatato che guardare verso il basso e scoprire che una gala le si era staccata dall’orlo, o un sassolino le si era insinuato nella scarpetta, era una distrazione sufficiente a scoraggiare i rapitori speranzosi. Nemmeno per ottantamila sterline erano molto insistenti. In fondo, lei era Lady Callista Taillefaire, abbandonata già tre volte.
Anche un gentiluomo con progetti disonesti avrebbe dovuto chiedersi che cosa, precisamente, avesse di sbagliato. Lei stessa aveva lottato con questo interrogativo. In effetti, lei e suo padre e sua sorella e i loro conoscenti e tutte le pettegole locali e, probabilmente, anche due o tre delle capre più intelligenti del villaggio, avevano speso un bel po’ di tempo a sviscerare il problema. Non si era trovata nessuna risposta soddisfacente. Suo padre l'aveva attribuito al generale decadimento della virilità britannica nella sfrenatezza e nella scelleratezza. Sua sorella, Hermione, aveva ritenuto che Callie avesse a chiare lettere mostrato una deplorevole mancanza di rispetto per la moda. Le comari avevano in larga parte biasimato Napoleone. Durante le guerre con i Francesi avevano accusato Napoleone di qualsiasi cosa e, anche a cinque anni da Waterloo, questi serviva tuttora allo scopo. Le capre, in quanto plebee, avevano molto opportunamente conservato le loro opinioni per sé stesse.
La conclusione di Callie era che aveva un aspetto piuttosto banale e i capelli rossi, che era molto rigida e timida con gli uomini, anche dopo essersi fidanzata con loro. Forse addirittura di più dopo essersi fidanzata con loro. I suoi occhi non erano né castani né blu, ma di un colore indefinito tra il verde e il grigio, il suo naso, volendo essere educati, poteva essere descritto come greco, dopo aver scampato per poco il pericolo di essere descritto come romano, e la sua pelle chiara si infiammava di disdicevoli macchie rosa al minimo alito di vento.
Era pur vero che aveva l'abitudine di trascinare in cucina i vitelli appena nati di volta in volta, il che poteva essere considerato eccentrico per la figlia di un conte. Ma dal momento che la sua famiglia si era premurata che nessuna voce di questa peculiarità sfuggisse al di là di Shelford, Callie sentiva di non essere considerata effettivamente pericolosa.
La signora Adam sollevò agilmente la sua ampia figura dalla sedia, stringendo la mano di Callie e dandole un buffetto. "Santo Cielo il signor Hartman sta andando a prendere il tè. Debbo parlare con lui del copri altare, ma ritornerò subito da voi. Starete abbastanza bene adesso che le coppie si stanno formando. "
Callie annuì. Dopo essere sfuggita alla minaccia incombente di essere trascinata via per i capelli e rapita, o perlomeno di essere obbligata a ballare, osò gettare un’occhiata alla signorina Harper mentre la giovane prendeva posto. La ragazza sembrava godere di tutte quelle lusinghe. Callie osservava la coppia, immaginando se stessa ─ opportunamente abbellita da capelli dorati e occhi blu fiordaliso e ciglia che fossero il vanto d’Inghilterra ─ danzare graziosamente eseguendo tutte le figure. La sua conversazione sarebbe stata leggera e spiritosa. Il suo sorriso avrebbe trafitto il cuore del cacciatore di dote. Che sarebbe stato così preso da lei da dimenticare completamente la sua fortuna e innamorarsi perdutamente per la prima volta nella sua vita cinica e dissoluta. Le avrebbe promesso di abbandonare il gioco e il bere in nome suo, e avrebbe combattuto diversi duelli, in difesa del suo onore, contro uomini dal comportamento vago ma cattivo.
Infine, quando lei lo avrebbe rifiutato, dopo aver scelto tra il suo ampio seguito un gentiluomo dalla natura più stabile, lui si sarebbe gettato in mare da una scogliera, lasciando un poema sull’amore non corrisposto, in cui Callie fosse malamente celata sotto l’identità di un'eroina mitologica dal nome lungo almeno otto sillabe, che lei avrebbe controllato più avanti. La poesia sarebbe stata pubblicata su tutti i giornali  e avrebbe fatto piangere le signore nei loro salottini privati.
Sbattè le palpebre, rendendosi conto che la musica si era fermata. Il gentiluomo, che si sarebbe dovuto gettare dalla scogliera disperato, stava conversando con la signorina Harper su quante giornate di sole la città di Shelford avesse goduto finora in quell’autunno.
Callie non avrebbe mai potuto pensare a cosa dire agli uomini. Sentiva le guance chiazzarsi al solo tentare. Ce ne era stato uno, una volta, con cui era stato così facile parlare da aver completamente perso la testa per lui, ma le cose non erano andate a buon fine. L’aveva accettato, ormai. Era nata per essere una zitella. I gentiluomini avrebbero dovuto dichiarare la loro devozione eterna ad altre donne. Callie sarebbe stata troppo occupata ad elaborare un ingrediente delicato e una ricetta affidabile per la gelatina di tapioca.
Il padre, ovviamente, non aveva capito niente di tutto questo, perché l'amava. Credeva lei fosse carina e si rifiutava ostinatamente di essere convinto altrimenti dall'abbondanza di prove. Finché era vissuto aveva perseverato nello scortare Callie ad ogni stagione londinese, organizzando fidanzamenti, firmando i documenti con gli accordi nuziali, e infuriandosi fin quasi alle lacrime ogni volta che i promessi sposi li avevano rescissi. La terza volta, Callie era veramente stata più angosciata per suo padre che per sé stessa.
Non era una persona violenta di natura, ma aveva preso seriamente in considerazione di cucire un cardo negli innominabili del suo ex fidanzato, o addirittura di assumere un scarafaggio nero vivo per questa missione, però alla fine aveva deciso che sarebbe stato un pessimo servizio per l’insetto.
In ogni caso, non aveva trovato nessuna occasione per manomettere la sua biancheria intima, anche se gli avvocati avevano avuto il piacere di alleggerirgli il conto in banca di diecimila sterline per evitare una causa per rottura di promessa. Era partito su una nave diretta in Italia con la sua bella e nuova moglie senza un soldo, mentre Callie sedeva nello studio col padre avvilito, tenendogli la mano.
Il pensiero le fece arricciare il naso, mentre respingeva la fitta di dolore. Il padre le mancava incredibilmente, ma non le avrebbe giovato lasciare che i suoi occhi si riempissero di lacrime nel bel mezzo di un ballo di paese. Abbassò il viso, sfiorandosi il naso con le piume del ventaglio, concentrandosi sul fruscio e sul tonfo dei piedi dei ballerini sul pavimento di legno e sulla nota stonata del pianoforte, aspettando che il momento passasse.
Era solo una riunione locale, nulla di così scintillante come quelle di Londra, tuttavia Callie non intendeva fare una scena. Per un anno, dopo la morte del Conte di Shelford, le era stata almeno risparmiata la sofferenza di partecipare a tutte le occasioni sociali, ma ora che avevano terminato il lutto era suo dovere accompagnare Hermione.
Callie sorvegliava attentamente i compagni di danza della sorella. Toccava a lei assicurarsi che nessun cacciatore di dote le rubasse Hermey. Il loro cugino Jasper non era esattamente quello che si definiva una cima, e dalla sua elevazione al contado la sua signora moglie era molto ansiosa di vedere Callista e Hermione fare i bagagli e partire da Shelford Hall. Un matrimonio al più presto per Hermey, era proprio quello sarebbe piaciuto a Lady Shelford e non le sarebbe importato chi fosse lo sposo. Chiunque sarebbe andato bene purché indossasse i pantaloni e promettesse di prendere con sé anche Callie insieme alla sorella.
Così Callie aveva indossato i suoi guanti grigi, nascosto i suoi capelli rossi come meglio poteva sotto un turbante color lavanda, e si era seduta al suo posto di guardia sulla fila di sedie in raso lungo la parete, guardando la sorella danzare con un baronetto decisamente adeguato. Aveva preso un congedo dalla sua promettente posizione come sottosegretario al ministero degli Interni e viaggiato da Londra espressamente per complimentare Lady Hermione. Anche per farle una proposta, c’era da sperare, benché questo non fosse ancora emerso.
Il suo posto preferito nel salone delle feste di Shelford sovrastava la sala da ballo e l’ingresso. Doveva solo sollevare le ciglia per vedere ogni nuovo arrivato, senza girare la testa in modo percettibile. Era tardi, ormai. La gente che aveva affollato l’ingresso ad arco si era diradata da un bel po’, e così lei si limitava a guardare distrattamente, quando vi apparve una figura solitaria.
Per un istante lei lo fissò di nuovo, con calma, e vide solo un altro gentiluomo elegantemente vestito che si fermava a guardare i ballerini. Lo shock nel riconoscerlo le colpì il cuore un attimo dopo—un’improvvisa ondata di calore al viso, una stretta alla gola. Si accorse che non riusciva a prendere fiato.
Era lui.
Callie gli gettò un’occhiata piena di panico, lo riconobbe con certezza, e poi non ci fu nessun altro posto dove guardare o dove fuggire. Era sola contro il muro di sedie. La signora Adam era sparita nella sala dei rinfreschi, e tutti gli altri ballavano. Si fissò le punte dei piedi con disperata concentrazione, sperando, sperando, sperando che lui non l’avesse riconosciuta.
Era possibile che non la riconoscesse. Lei non l’aveva riconosciuto immediatamente. Era più vecchio, ora. Ovvio che fosse più vecchio — non si poteva certo immaginare che lei avesse raggiunto la veneranda età di ventisette anni senza che lui facesse lo stesso. Al primo colpo d’occhio, aveva visto un gentiluomo attraente dai capelli scuri; era stato solo alla seconda occhiata in preda al panico che aveva riconosciuto il suo viso, abbronzato dal sole e più duro: tutte le sorridenti promesse della gioventù erano maturate in un uomo dal fascino sorprendente.
Lui se ne stava lì con una tranquilla sicurezza, come se il fatto di arrivare tardi e solo, o che non ci fosse nessuno a dargli il benvenuto, non lo preoccupasse. Diverse persone lì lo conoscevano, ma nessuno l’aveva ancora visto, tranne Callie — nessuno che l’avesse riconosciuto, almeno. Se n’era andato dalla regione da nove anni.
Callie si fece aria col ventaglio, fissandosi il grembo. Era questa la novità della signora Adam, naturalmente. Era arrivata la carrozza per Madame de Monceaux. Il suo figliol prodigo era tornato a casa.
Era una lieta notizia. Callie era felice per sua madre. La povera duchessa l’aveva desiderato così tanto, quando l’anno prima la sua salute era progressivamente peggiorata. Si aggrappava a quelle sporadiche lettere dalla Francia, le leggeva e le rileggeva a Callie ad alta voce, e faceva ridere entrambe finché Madame  non aveva un attacco di tosse e Callie prendeva congedo.
Da parte sua, Callie era terrorizzata. Poteva anche scoppiare a ridere di fronte alle sue lettere —ma a stento riusciva a respirare per la strana sensazione di malessere che provava alla vista di lui.
Avrebbe potuto non ricordarsi di lei. Non l’aveva mai menzionata nelle lettere a sua madre. Non aveva mai chiesto sue notizie, benché chiedesse di sapere come stava ogni altro abitante di Shelford, in una lunga lista di nomi e di ricordi che dimostrava che non si era dimenticato delle loro dimesse vite di campagna mentre frequentava re e grandi personaggi a Parigi.
Un paio di scarpe nere da sera apparve nella sua visuale limitata. Callie abbassò il viso nascondendolo nel ventaglio di piume, e si mise ad armeggiare freneticamente con la chiusura del suo braccialetto, ma le scarpe nere non recepirono il messaggio e si avvicinarono. Pantaloni bianchi attillati, la coda di una bella giacca blu—la testa le girava al punto che temette di essere sul punto di svenire.
“Lady Callista?” chiese lui, a bassa voce, in tono sorpreso .
Disperata, lei fu tentata di fingere di non averlo sentito per via della musica. Ma ricordava la sua voce. Era lo stesso timbro pieno di calore. Evidentemente aveva ancora lo stesso tremendo effetto sui suoi sensi.
“Andiamo, so che siete voi,” disse lui con gentilezza. Si sedette al suo fianco. “Posso vedere una ciocca ribelle che sbuca fuori da quel grazioso turbante.”
Callie tirò un profondo respiro. “No, sul serio? E io che speravo di farmi passare per una Saracena.” Si toccò la nuca, alla base del collo, senza guardarlo.
“Avete dimenticato dove avete lasciato il vostro cammello, a quanto pare. Come state, Callie? Devo dire che non mi aspettavo di trovarvi qui a Shelford, voi tra tutti.”
Lei trovò coraggio sufficiente da alzare la testa. “Siete venuto a trovare vostra madre,” disse. “Ne sono così felice.”
L’espressione di lui tornò ad essere quella di un uomo serio, di uno straniero, non più il ragazzo ribelle che aveva mostrato incuranza per qualsiasi fardello. I suoi occhi scuri non le sorridevano. In una breve occhiata, Callie vide che aveva una cicatrice sullo zigomo sinistro, ed una piccola sporgenza un po’ storta sul naso che lei non ricordava. I segni servivano solo a farlo sembrare più che mai uno zingaro indomabile, nonostante la rigida severità della sua tenuta formale.
“Sono venuto da lei, sì,” disse lui. Fece una pausa, inclinando leggermente la testa di lato. “Ma voi…pensavo che aveste lasciato Shelford molto tempo fa.”
“Oh no, sono rimasta abbarbicata qui come un’ostrica.” Callie aprì il ventaglio, poi lo chiuse nuovamente.
Ci fu un breve silenzio tra loro, colmato dai violini e dal rumore e dalle chiacchiere dei ballerini.
“Non vi siete sposata?” le chiese lui, in tono calmo.
In qualche modo, Callie aveva supposto che la notizia che era stata piantata in asso tre volte avesse raggiunto gli angoli più remoti del pianeta. Di certo, era un fatto ben noto ovunque lei avesse mai messo piede. Ma sembrava che alla Francia quell’informazione fosse stata risparmiata.
“A dir la verità, no,” disse, alzando gli occhi e guardandolo direttamente per la prima volta. “Non intendo sposarmi.”
Lui avrebbe scoperto la verità abbastanza in fretta. Callie non riusciva a trovare la forza per parlarne. Ma quando a quel punto lui sollevò di scatto le sopracciglia, improvvisamente temette che potesse pensare che la causa fosse il fatto che lei provava ancora dei forti sentimenti nei suoi confronti — e ciò era di gran lunga peggio.
“Sono diventata piuttosto famosa, capite,” disse agitando il ventaglio. “Ho fatto scappare dall’altare niente di meno che tre gentiluomini terrorizzati, senza contare voi. Non vi ho annoverato nel mio elenco, ma se vi andasse di farmi l’onore di accettare di sposarmi e poi rompeste il fidanzamento, la mia fama aumenterebbe in modo incommensurabile. Quattro sarebbe un bel numero, tondo tondo.”
Lui sembrava non riuscire a seguirla. “Quattro?” chiese in tono piatto.
“E’ il risultato della somma di uno più tre,” disse Callie, battendo il ventaglio con velocità nervosa. “A meno che non ci sia stato qualche nuovo evento, ultimamente, a modificare la situazione.”
“State dicendo che siete stata fidanzata tre volte da quando me ne sono andato?”
“E’ un risultato grandioso, vero?”
“E tutti quanti…”
“Sì.” Lei chiuse il ventaglio di scatto. “E’ così che mi sono tenuta occupata, vedete — fidanzandomi e facendomi abbandonare. E voi che cosa avete fatto del vostro tempo in questi ultimi anni, my lord? Avete davvero recuperato le vostre proprietà e le vostre fortune ancestrali? Lo spero sinceramente; darebbe una tale felicità a vostra madre.”
Lui la fissò per un istante, come se non riuscisse a capire in che lingua stava parlando. Poi si riprese. “Ho avuto successo, sì,” disse. Non elaborò ulteriormente il concetto. “Penso che ciò le abbia dato forza.”
“E ritornerete con lei in Francia?” chiese Callie.
“Sarebbe impossibile. Non sta abbastanza bene.”
“Spero che non la lascerete di nuovo presto.”
“No. Non ho in programma di partire finchè…” Esitò. “Non ho intenzione di partire.”
“Sarà al settimo cielo quando lo saprà. Per favore, rassicuratela voi direttamente. Sarà in ansia.”
“Lo farò. L’ho già fatto. Glielo ripeterò, per maggior sicurezza”
Callie osò gettargli un’altra occhiata. Era girato verso di lei, la guardava direttamente. Le lanciò un sorriso sghembo, così famigliare che a stento lei si ricordò di respirare.
“Non mi avete ancora strapazzato a sufficienza?” chiese lui. “Io non sono tra quelli che vi ha piantato in asso, Callie.”
Lei capì che aveva le guance chiazzate di rosso fuoco. “Vi chiedo scusa! Non ho idea del perché ho parlato così!” Era l’unico gentiluomo al di fuori della sua famiglia con cui lei fosse mai stata capace di parlare
“La punta de naso vi sta diventando rosa.”
Callie la nascose velocemente col ventaglio.
“Un affascinante ritratto di ostrica,” disse lui, “ma ho paura che stiate soffocando, in quelle piume. Faremmo meglio a ballare, così che invece possiate usare il ventaglio per colpirmi sulla testa.”
Callie si accorse agitata che la musica si era fermata e che i gruppi di persone si stavano dividendo in coppie. “Oh no, è un valzer…”
Ma lui si stava alzando, tendendole la mano inguantata. Callie si trovò sollevata dalla forte presa delle dita di lui, malgrado le sue intenzioni, irresistibilmente attirata - come sempre - in qualsiasi avventura che Trevelyan Davis d’Augustin, duc de Monceaux, comte de Montjoie, e signore di un numero imprecisato di città dal nome esotico collocate chissà dove in Francia, potesse proporle.

This excerpt is copyrighted by Laura Kinsale and has been translated and published with her expressed authorization.
Questo estratto è di proprietà di Laura Kinsale ed è stato tradotto e pubblicato con l'espressa autorizzazione dell'autrice.


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