Laura Lattuada, l’inferno esiste e annienta le donne

Creato il 22 novembre 2014 da Dfalcicchio

Laura Lattuada in  “L’inferno non esiste?”, foto Ufficio Stampa NCMedia

“L’inferno non esiste?”. Questa domanda che cela inquietudine, sofferenza, angoscia è il titolo dello spettacolo di Laura Lattuada che porta in scena un dittico di storie della scrittrice Susanna Tamaro. Al centro del palcoscenico, la donna succube, violentata fisicamente e psicologicamente, stuprata nella sua femminilità e nella sua dignità, oppure snaturata e complice di meccanismi perversi innescati da un universo maschile popolato da orchi.

Uno spettacolo, attuale e audace, in cui la Lattuada, nel suo monologo, sviscera con una forza attoriale profonda, molteplici aspetti della tragedia quotidiana che molte, troppe donne si ritrovano a vivere, considerati anche i risultati della recente indagine Eures.

Durante l’intervista con FlipMagazine, l’attrice ci racconta:

Una donna su tre subisce violenza. E’ un dato che fa venire i brividi. Cinque anni fa, leggendo uno dei romanzi di Nicoletta Sipos, una sveglia ha iniziato a suonare dentro di me. Così ho pensato ad un adattamento teatrale e ho scelto le storie, vere, raccontate dalla penna di Susanna Tamaro. “.

In “L’inferno non esiste?” – stasera al Teatro Palladium di Roma, poi itinerante in Veneto, tra Verona, Padova, Vicenza e Trieste (per citarne solo alcuni) – la Lattuada mette in scena due storie che raccontano le vite di donne dell’alta borghesia. La prima, Di nuovo lunedì, traccia il profilo di una madre complice, a modo suo, della follia e dei soprusi di suo marito sulla loro piccola bimba. La seconda, L’inferno non esiste, porta sotto i riflettori gelosia, sospetti e pensieri contorti che divorano il rapporto di coppia portandolo alla morte.

“Quando metto in scena questo spettacolo – continua l’attrice – interpreto donne pietose, a tratti stupide. Vengo odiata talvolta per la mia interpretazione. Sulle quinte, percepisco, dal pubblico al buio e in un silenzio quasi surreale, una particolare energia ed emotività. E’ come se avvertissi che tra quelle donne che mi stanno guardando, ve ne sono alcune che vivono soprusi simili a quelli che rappresento.”

Vicini alla Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 Novembre, la Lattuada ci confessa: “Il senso ultimo che cerco di trasmettere con questo spettacolo è l’importanza della Comunicazione e del Dialogo, primi fondamentali passaggi che consentono di dare voce a problemi, lasciati marcire nel silenzio, e cercare di evitare le tragedie, centro della cronaca quotidiana.”

Eleonora Dafne Arnese

ardafne@hotmail.it


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