Un batterio ha distrutto i miei reni due anni fa ed ora mi è stato detto che non posso subire interventi chirurgici, altrimenti rischio la dialisi. Insomma o la schiena aggiustata ma dialisi a vita, o carrozzina e dolori ma reni protetti.
Per il momento, a grande richiesta, vince la carrozzina. E' brutto muoversi su due grandi ruote spinte e guidate da qualcuno che mi è sopra la testa: mi sento niente, mi sento di nuovo quel "pezzo di un'astronave distrutta che precipita inesorabilmente". Non volevo precipitare, invece sono caduta su una carrozzina stavolta.
Sono in ospedale da settimane, prima felice di esserci perché dovevo essere finalmente operata alla schiena, dopo mesi di immobilità, ora in un altro ospedale nel quale sono stata trasferita perché è sopraggiunta una grave insufficienza renale, probabilmente scatenata da una sola iniezione di voltaren (prescrittomi da un "medico" a cui comunque avevo detto dei miei reni fragilissimi). Qualcuno m'ha detto "Menomale che ti è successo in ospedale! Menomale che ora l'insufficienza sta rientrando! Menomale che non ti hanno operata..!". "Menomale"??
Voglio scrivere di me, stavolta incazzata col niente, perché non è colpa di nessuno se un batterio ha distrutto i miei reni e la mia vita! Voglio scrivere la mia rabbia, perché stavolta è vera rabbia, non quella che qualcuno leggeva qualche anno fa quando persi la vista: quella era disperazione! Voglio scrivere la mia stanchezza verso coloro che non mi hanno compresa finora, quando potevo ancora camminare! Scrivo da tempo e questa mia fatica, perché non è certo un piacere, sarà un'opera teatrale finalmente, le prove inizieranno a maggio, il titolo è "Laura",spettacolo per tutti (leggi QUI).
E' la notizia più bella che abbia potuto ricevere in questo periodo allucinante, è un lumicino che mi dice che fuori dal tunnel, dove in molti mi hanno lasciata come sempre da sola, c'è qualcosa e che devo resistere ancora.
Sinceramente non so se resisterò stavolta, non so se potrò sopportarmi in carrozzina, ma quanto è stato finora di me, tutto il mio pianto, il mio dolore, le mie rinascite e la mia voglia di vivere, potranno essere a teatro per tutti.
In questi giorni di torture fisiche ho pensato agli amici, alle persone a cui voglio ed ho voluto bene (la mia famiglia, piuttosto provata, è con me e non mi lascia un secondo), ho pensato quindi a coloro che mi hanno dato qualcosa, che finora mi hanno dato un attimo di felicità: sono pochissimi! Quei pochi, alcuni dei quali manco li sento più da anni, sono quel filo di carburante che mi permette ancora di fare battute con medici e infermieri, perché ho perso la voglia di ridere, forse anche di vivere.
Ora sono veramente il vuoto, ora sono veramente niente!
L'ho sussurrato ad una donna, mia vicina di letto, che è morta poche notti fa a pochi centimetri da me: l'ho sentita chiedere aiuto per non soffrire di fronte ad un inutile accanimento da protocollo, mi sono sentita impotente di fronte alla sua età, 89 anni, un 8 e un 9 di fronte a me che sparivano con un rantolo terminato alle 4 del mattino.
Gliel'ho detto mentre immobile ha aspettato fino alle 8 per vedere trasportare il suo corpo in camera mortuaria, le ho parlato e le ho chiesto di portarmi con lei. L'abbraccio della figlia, che avevo fatto sedere sul mio letto e a cui ho fatto compagnia durante la lunga agonia della madre, è stato il collegamento tra un corpo morto e la vita che svolazzava in questa stanzetta con 3 letti ammucchiati in un reparto di nefrologia. Era lei, l'89 che mi salutava dall'etere, mi ringraziava per esserle stata vicino e per non aver lasciato da sola sua figlia in quel momento.
Parlo coi morti, mi riesce meglio che coi vivi, devo sinceramente ammetterlo.
Ora sono un vuoto incolmabile, perché sono un niente da spingere e trasportare.
Sono un 9 che non trova compimento, sono un 8 che sprofonda nei suoi stessi due cerchi, o ruote..E' uno sfogo, è una verità, è una triste e drammatica realtà che mi sta cambiando molto dentro.
Mi auguro comunque che qualcuno abbia inventato il modo di operare una colonna vertebrale anche senza anestesia: lascerò questo ospedale, forse oggi dipende da alcuni esami, senza guarigione e con la sola speranza di poter restituire presto la carrozzina avuta in prestito. Un'altra prova, un altro giro, un altra dimensione che stavolta però non capisco proprio.
So solo che rimpiango la mia "normodotatità", quella che qualcuno mi ha strappato troppo presto! Forse oggi potrò finalmente riabbracciare il mio cane, chissà come prenderà il vedermi in carrozzina.. chissà se un giorno potremo di nuovo camminare insieme? E chissà se perdonerà quei padroni "umani" che hanno lasciato i loro cani sciolti, visto che è per colpa loro che io sto così??
Oggi sto come una donna gettata da un'alta torre, dopo essere stata pugnalata... e la mia incazzatura è rivolta soprattutto all'assenza, nel terzo millennio, di wifi negli ospedali italiani, dove spesso scarseggia anche il segnale per un cellulare e una chiavetta, oltre ai farmaci, i posti letto e il personale: mi fa schifo tutto ed invidio la mia amichetta 89 che svolazza nell'etere libera!
Potrebbero interessarti anche :