Ciò che non approvo: L'anno di naja non potrà più essere conteggiato per andare in pensione un anno prima. Non mi pare giusto. Non mi pare giusto perché io, quell'anno, sono stato requisito dallo stato e costretto a lavorare per lo stato, con uno stipendio di 5000 lire al giorno. Ho lavorato per un anno (bene o male non ha importanza... quel tempo l'avrei potuto spendere lavorando in una azienda, creando PIL, guadagnando un giusto stipendio) e quell'anno di lavoro mi spetta che sia conteggiato per le pensioni, così come tutti gli altri anni di lavoro che ho fatto in seguito, per una azienda privata.
Gli anni di università riscattati dai laureati non potranno essere conteggiati per andare in pensione in anticipo. Non dico che da oggi in avanti ciò non possa essere fatto e deciso, ma trovo poco serio che, quanto stabilito da una legge possa cancellare ciò che invece era previsto, per legge, in passato. Può una legge essere retroattiva? Se io faccio una cosa perché una legge me lo permette, è giusto che poi tale legge venga cancellata togliendomi quel diritto (già acquisito) all'improvviso? Io non credo.
Detto questo...
Ciò che penso: Oggi il servizio militare è molto diverso da com'era ai miei tempi. Una volta era obbligatorio. Oggi è volontario. Oggi è considerato come un lavoro normale, e immagino che in quanto tale, abbia le sue regolamentazioni al riguardo di contributi e pensioni. Ai miei tempi, però, io non avevo scelte. Dovevo dare un anno della mia vita allo stato e, lo ribadisco, lavorare per lo stato. Trattandosi di lavoro... mi pare giusto che quell'anno debba essere conteggiato per le pensioni. Trovo quindi la scelta del governo come un vero e proprio sopruso.
L'università è invece un caso differente. I laureati non sono stati costretti ad andare all'università. Ci sono andati di loro spontanea volontà. Il loro scopo era quello di migliorare la propria istruzione nella prospettiva di trovare un lavoro migliore. Il riscatto degl'anni di università era, di conseguenza, un privilegio... una opportunità data agli studenti di allora e fatta dallo stato probabilmente per incentivare le persone a proseguire gli anni di studio e a migliorare il livello di istruzione medio nazionale. Gli anni di studio non sono anni di lavoro. In pratica si forma una persona in modo che possa svolgere lavori complessi, e poi gli si concede di lavorare meno anni degl'altri. Non trovate anche voi che sia uno spreco di risorse? Senza contare che tale concessione era data solo agli studenti che potevano permetterselo... perché costa cara... una sorta di 'bustarella' che il laureato deve pagare allo stato per poter andare in pensione prima del tempo. E' giusto? Non è giusto? Mi pare ovvio che non sia giusto nei confronti di chi, quella 'bustarella' non può pagarla. E non è neppure giusto nei confronti di chi, non avendo una istruzione adeguata, fa lavori più umili, logoranti, e pericolosi per la salute... e la pensione deve sudarsela davvero. E' per questo che dico che il riscatto dell'università era un privilegio... Io sono contro i privilegi, per cui non trovo tanto aberrante il fatto che gli anni di studio all'università non possano più essere riscattati per andare in pensione. Un laureato ha studiato di più... ma non credo che, per questo motivo, abbia diritto a lavorare di meno.
In conclusione: C'è poco da concludere, in verità. E' probabile che la manovra verrà ritoccata nuovamente, e magari stravolta. Corretto o sbagliato che sia il mio modo di pensare, è senza alcun dubbio evidente che attivare un provvedimento come quello annunciato, che andrebbe a danneggiare chi aveva usufruito (giustamente) delle precedenti leggi è un gesto ignobile. Sarebbe come far tornare al lavoro tutti i baby-pensionati che lo stato ha messo a casa quando ancora erano giovani e nel pieno delle forze... ma questo lo stato non l'ha fatto, giusto?
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