“Information scolaire”, lo scatto risalente all’anno 1956 del fotografo francese Robert Doisneau, mi suggerisce una riflessione.
Eccola, nella foto, la lavagnetta.
La utilizzavano i nostri nonni, anni or sono, quando andavano a scuola. Mettevano bianco su nero pensieri e numeri. Con il gessetto scrivevano, scarabocchiavano, prendevano appunti durante le lezioni e risolvevano i conti.
Certamente disegnavano, per far passare il tempo, proprio come noi, generazione di oggi. Magari giocavano anche a battaglia navale con il vicino di banco. Il contenuto scritto sulla lavagnetta non rimaneva: finita la lezione i dati raccolti venivano inevitabilmente cancellati. Bisognava ripulirla per poterci scrivere di nuovo. Uno spazio limitato, in cui i più abili riuscivano a dare organicità a parole, formule, concetti, strutturandoli e imprimendoli poi nella propria della mente.
La generazione di oggi invece va’ a scuola con il tablet. I più fortunati hanno la possibilità di averlo come strumento di apprendimento. Gli studenti, dotati di un simile mezzo tecnologico, possono quindi digitalizzare tutti i processi di apprendimento più banali, come un calcolo. Un dispositivo multifunzionale. E come allora, per far passare il tempo durante le lezioni, c’è la possibilità di divertirsi con svariate applicazioni, notevole fonte di distrazione. I più scaltri riescono addirittura a connettersi e giocare in rete con i compagni. Finita le lezione i dati vengono salvati, per essere rivisti a casa. Il nuovo archivio è la memoria del tablet. Poi, tramite internet, con un click possono essere condivisi con i compagni.
I tempi sono cambiati, la didattica pure, quello che rimane invariato è il comportamento degli studenti… e la forma del tablet, la lavagnetta 2.0.