Ieri, poco prima di andare a dormire, ho letto un post di Lorenzo che mi ha fatto notare un gesto quotidiano, che si compie senza stare troppo a pensarci. Così su due piedi non ho saputo dire come sia, lavarsi i denti in Giappone. Per combinazione, proprio ieri sera ho aperto la mia prima confezione di dentifricio giapponese. Dopo aver cercato inutilmente di svitare il tappo per diverse volte, ho capito che bastava tirare.
Quando mi lavo i denti prima di andare a letto, nel bagnetto piccino della prima casa solo mia, mi guardo allo specchio e noto che mi sono spuntate tante lentiggini a furia di camminare e camminare sotto il sole ancora tiepido di Kyoto.
Indosso la felpa di Paolo, quella blu a strisce arancioni che portava la prima volta che l'ho visto all'Estragon. È il mio pigiama e la mia armatura contro i mostri che certe volte cercano di farmi paura.
Quando poi mi infilo nel futon, che trovo comodo e continuo a stupirmene, cerco di addormentarmi il prima possibile. Mi mancano le chiacchiere che facevo a casa con mio fratello prima di spegnere la luce.
Lavarsi i denti di mattina è un'altra storia. Forse sto per andare a scuola, e allora è una routine già quasi consolidata, ma forse sto per imbattermi in un Totoro in corteccia. Oppure sto per uscire e incontrare una persona che non ho mai visto e con cui chiacchiererò piacevolmente al kaiten-zushi 回転ずし (i ristoranti col sushi sul nastro girevole) come oggi, che ho conosciuto Beatrice di Nikku-Nekku box.
O addirittura possono attendermi eventi inaspettati in grado di cambiare in meglio l'intera giornata e farmi squittire felice all'interno di un enorme centro commerciale. Cose come trovare un prezioso barattolo di Nutella alla modica cifra di 630 yen (quasi sei euro).
Comunque la si rigiri, lavarsi i denti in Giappone non è quasi mai una gioia. [scusate l'ermetismo, qui una sola persona deve capire e capirà]