Gli mancava solo il gol, quello decisivo. La doppietta di Bari, che doppietta, ora scioglie ogni dubbio sul Pocho targato 2009 – 2010: è un leader completo, uno dei leader della giovane formazione azzurra.
Già il finale di stagione scorsa di Lavezzi, come quello del Napoli tutto, non è stato dei migliori. Dopo le dure critiche da parte del presidente, e la dura ammissione dello stesso, che l’argentino non fosse indispensabile alla causa azzurra, aveva fatto indispettire Ezequiel. Da qui l’abbandono della squadra, la protesta del procuratore (era il periodo del rinnovo contrattuale, e tutti temevano questo rinnovo non avvenisse) e un futuro azzurro in bilico, troppo. Non ha aiutato a migliorare la situazione l’arrivo di Fabio Quagliarella, che i più vedono subito come un rivale, o colui che dovesse rimpiazzare proprio il Pocho, sia in campo che nel cuore dei tifosi. L’affetto del pubblico, invece, non è mai mancato, ed è stato forse l’unica ancora a cui Lavezzi potesse aggrapparsi per non fare in modo che quella attuale diventasse per lui la peggiore stagione con la maglia del Napoli.
Lavezzi capisce che può rispondere alla diffidenza e al nervosismo della società solo sul campo, dove può meritare anche la riconferma. Si mette a lavorare, e nel periodo buio della gestione Donadoni, fa fatica come il resto della squadra, ma riesce a segnare solo due gol, peraltro ininfluenti, ma contro l’Inter e la Roma: ne nascono due sconfitte. Anche se la sua posizione in campo non è ancora chiara, il Pocho trascina l’attacco, ed è quasi sempre lui l’uomo assist. Con l’avvento di Mazzarri, il Pocho inizia a trovare una certa diligenza tattica, che non è riuscito mai ad avere, nemmeno con Reja. Gioca trequartista, sulla linea di Hamsik, al quale ruba sempre un po’ di spazio a causa del suo svariare, e spesso serve gli assist vincenti, in particolare a Quagliarella. Ultima novità, invece, l’invenzione di Mazzarri: Lavezzi prima punta, supportato da Hamsik e Quagliarella. Questa nuova posizione porta, ad esempio, la bella rete contro la Juve, ma soprattutto una ritrovata intelligenza tattica che fa del Pocho un’arma ancora più pericolosa, visto che mai come stavolta è stato così vicino alla porta.
Il Pocho di Bari è invece un Pocho inedito, forse mai visto così completo con la maglia azzurra. Ha giocato nuovamente da trequartista, vista la presenza di Denis, ed è riuscito a trovare un gol da fuori area con una traiettoria incredibile, che ha trafitto il portiere avversario. Di tutt’altra fattura, invece, il secondo gol, realizzato di rapina, come fosse una prima punta, un attaccante di razza che sa fare solo quello. Il Pocho di Bari non è stato solo i due gol, ma anche gli scambi in velocità con Hamsik, i servizi per Denis, ma soprattutto la capacità di difendere con le unghie e con i denti un vantaggio che egli stesso aveva regalato alla squadra. Il gol di Almiron, infatti, aveva gettato un po’ di scompiglio nella formazione azzurra, che nel giro di qualche minuto ha fatto fatica a ricompattarsi, ed ha rischiato di subire almeno altri due gol. Qualcuno ha pensato alla solita storia del pazzo Napoli, ma stavolta non è stato così, grazie anche al Pocho. Con fare operaio Lavezzi ha ripiegato in difesa, ma soprattutto nel finale, ha tenuto palla, prendendo una serie innumerevole di calci, e contribuendo più di tutti al successo finale. Lo stesso tecnico Mazzarri, che di solito esalta sempre il collettivo, ha dovuto riconoscere che Lavezzi contro il Bari ci ha messo del suo in maniera decisiva.
Lavezzi leader finalmente completo quindi, per la gioia del Napoli, e di chi sogna l’Europa. Lavezzi è leader anche fuori dal campo, dove ha dichiarato di mirare a vincere le ultime quattro gare ancora da disputare. Che dalle parole si passi ora ai fatti: Napoli dà molto ma chiede anche molto, e il Pocho, che guarda ai Mondiali, è chiamato a dare conferme, per riuscire a guadagnarsi le vette del mondo calcistico.