Su questo blog ho dato spesso spazio a post dedicati a chi cerca lavoro come blogger, web content, redattore e quant'altro, tramite riflessioni ad hoc e interviste ad altri blogger.
Di seguito un'intervista a chi ha scelto la strada del redattore freelance: il torinese Alessandro Miglio, autore del blog Redattori si diventa.
1) Ci parli brevemente della tua attività? In cosa consiste il tuo lavoro?Sono un redattore, o un editor nel caso preferissi declinarlo all'inglese. Ma preferisco la parola italiana, mi sembra meno pretenziosa. Che cosa fa un redattore? Legge, corregge, controlla, integra e rivede un testo grezzo prima che questo venga pubblicato. Ecco, faccio tutte queste cose, in particolare nell'editoria scolastica e ultimamente con qualche incursione nella redazione multimediale e nell'editoria digitale.
2) Come mai hai scelto di aprire il blog Redattori si diventa?Come dichiaro nel post di apertura "perché questo blog?", ho deciso di aprire Redattori si diventa perché sentivo la necessità di rendere pubblici i miei primi passi. Volevo condividere le ansie e le gioie di un percorso a ostacoli verso una professione ambita da molti ma difficile da agganciare. Col tempo è diventata la vetrina in cui esporre un certo disincanto verso l'alone di romanticismo che circonda l'editoria, ma anche il contenitore per suggerimenti e segnalazioni e, in una certa misura, luogo di scambio con altri colleghi.
3) Chi vuole approcciarsi a un lavoro nell'editoria si affida spesso a due strumenti: gli stages e le collaborazioni in remoto. Entrambi rivelano spesso un mondo fatto di contratti non regolari e collaborazioni sottopagate. Come giudichi questo fenomeno? Quali sono a tuo avviso le competenze da acquisire per diventare professionisti in questo settore?In realtà sono parzialmente in disaccordo con il tuo incipit. Chi vuole approcciare a un lavoro nell'editoria di solito si affida a un corso universitario oppure privato, poi arrivano gli stages e le collaborazioni. E, secondo la mia esperienza, i contratti non regolari non sono la norma. Diciamo che il mercato del lavoro è così deregolamentato che ormai qualsiasi tipo di prestazione è legale. L'editoria è all'avanguardia in questo fenomeno: co.co.pro e partite iva sono ormai più la norma che l'eccezione, ne parlo diffusamente in questo post.
Come giudico questo fenomeno? Difficile a dirsi... il lavoro autonomo (o semiautonomo) ha i suoi aspetti positivi, ma penso che dovrebbe essere bilanciato da una maggiore tutela sociale (disoccupazione, malattia, maternità) e soprattutto penso che in questo Paese il lavoro culturale goda di scarsissimo riconoscimento (d'altronde è nota l'affermazione del ministro dell'economia che "con la cultura non si mangia". Questo, detto nella patria del Rinascimento e di Dante, dà il segno del pantano in cui ci troviamo).
Nell'ultima parte della domanda mi chiedi quali siano le competenze per diventare redattori. A costo di sembrare banale direi la conoscenza della lingua italiana, la capacità di mettere a frutto le conoscenze particolari (scientifiche, tecniche...), una curiosità insaziabile, la capacità di lavorare in équipe, una grande resistenza allo stress e l'attenzione maniacale al particolare, alle uniformità e alle difformità.
4) Quali doti personali e competenze bisogna avere per intraprendere un percorso da freelance? Lo consiglieresti?
Per quanto mi riguarda mi sto abituando alla vita da freelance. Il problema principale è distinguere dove finisce il precariato e dove inizia il lavoro autonomo: c'è una bella differenza tra essere un commercialista ed essere un redattore. Un redattore (ma leggi anche traduttore, iconografo, grafico e tutta la filiera produttiva dell'editoria) è praticamente obbligato a "scegliere" il lavoro autonomo. Andando più sul generale direi a chi volesse scegliere la strada da freelance di valutare per bene e con calma i pro e i contro. Soprattutto non bisogna sottovalutare mai la necessità di essere un po' commerciali (e il prodotto da vendere sono i propri servizi e in ultima istanza se stessi) e un po' amministratori, perché i conti alla fine devono quadrare.
5) Avere un blog ed essere presenza attiva sui social network ha una funzione importante nel far conoscere la tua attività? Quali strumenti non possono mancare?
Non ho ancora capito quanto sia utile avere un blog al di là del piacere di averlo. Io ho anche unsito personale che uso come curriculum digitale e come palestra per pasticciare con l'html e i CSS, un profilo Linkedin, uno su Facebook e uno su Twitter (che però è silente). Comunque penso che sul lungo periodo essere presenti sul web abbia una sua rilevanza, soprattutto se si lavora con le parole e con gli strumenti del web 2.0. In definitiva un blog e un sito possono essere molto più immediati e veritieri di un triste CV in formato europeo. Ritengo che Linkedin sia uno strumento fondamentale per tessere e conservare relazioni professionali, mentre Facebook dovrebbe essere la piazzetta in cui condividere sciocchezze o cose importanti con una cerchia più ristretta di amici.
6) In sintesi, quali consigli ti senti di dare a chi vuole lavorare in questo settore?
Visto che siamo su un blog, più che consigli mi sentirei di compilare un blogroll. Partite dal mio blog per farvi un'idea, poi fate un giro su Operai dell'editoria unitevi! e su ReRePre.org per approfondire gli aspetti più scabrosi del mercato del lavoro editoriale. Subito dopo tirate un sospiro e rilassatevi con Farsi leggere il blog di Francesco Vignotto, uomo colto, simpatico e attento a ogni sillaba posata sulla carta o sul video. Infine passate all'aristocrazia dando uno sguardo al blog di Luisa Carrada, maestra della comunizione aziendale. Per chiudere, fatevi una sana risata leggendo qualche post dall'OsServAtorioPermaNenTEdelLoSTrafAlcioNe.
Ecco, adesso siete pronti per valutare se un lavoro redazionale è quello che può fare per voi.
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