Il lavoro scelto, in quanto tale, nutrendo l’esigenza personale di potere personale, di libera espressione di sé e libera scelta, generalmente è caratterizzato da impegno, coinvolgimento ed appagamento da parte del soggetto, mentre quello non scelto, ma solo accettato per convenienza o bisogno, tende a classificarsi nella psiche come circostanza dovuta, imposta o subita e dove, pertanto, la componente emotiva che la sostiene è tendenzialmente di tipo negativo.
A conferma di ciò citiamo i tanti famosi fenomeni di: svogliatezza, fatica a svegliarsi al mattino, disinteresse, irritabilità ed in oltre dai vari disturbi psicosomatici con in prima fila l’emicrania e il senso di pesantezza.
Appassionarsi a ciò che si fa ed in particolare al lavoro che si svolge rappresenta un vero privilegio; è un diritto/dovere di chiunque ambisca vivere in armonia e con piacere la propria esperienza lavorativa ed anche di vita.
A tale proposito è utile richiamare alla memoria l’opportunità di esercitare le nostre magnifiche risorse che sintetizziamo nel concetto di “creare la nostra realtà”. La persona, quale microcosmo, è cellula del più ampio universo che la comprende.
Il macro ed il microcosmo, essendo espressione di vita in essere, sono caratterizzati da energia sottoforma di frequenze distinguibili in energia negative e frequenze di energia positive.
Le energie positive sono al servizio della vita, dell’amore e del sano principio del piacere, quelle negative al servizio della sofferenza e della distruzione e dell’autodistruzione. L’uomo si colloca nel macro come ricevente-trasmittente per ciò che riguarda la circolazione energetica, ma essendo l’unica forma di vita con intelligenza cosciente, ha il potere di scegliere la propria posizione sia circa ciò che riceve, sia circa ciò che invia.
Ricordiamo a noi stessi che “ogni simile attrae il suo simile”, l’energia positiva attrae positività; l’energia negativa attrae negatività. Il lavoro rappresenta la circostanza personale ed il luogo in cui la nostra energia prende forma e si concretizza trasformandosi in beni, servizi e quant’altro. Non esiste un prodotto migliore ed uno peggiore nel grande puzzle dell’operatività umana, tutti i lavori sono nobili per definizione, poiché figli dell’intelligenza e della capacità creativa dell’uomo la dove, il lavoro è definibile il sacro amplesso con la vita.
La prestazione lavorativa, in quanto energia che prende forma ad opera dell’uomo, non può essere mutilata della nostra passione, amare il proprio lavoro in ogni suo momento, in ogni suo passaggio, in ogni suo ambito equivale ad accudire noi stessi, ad espandere il nostro io, ad appagare la sana autostima ed il sano amor proprio.
E’ ovvio concludere che se la nostra energia, in questo caso nei confronti del lavoro, è di tipo positivo attrarrà positività, crescita, opportunità, benessere, ma soprattutto sensazione di pienezza e di autorealizzazione. Le politiche del nostro paese ignorano da troppo tempo la sacralità dell’amore per il lavoro ed il lavoro sta morendo.
Dott.ssa Elisabetta Vellone