Servizi ormai sempre più concentrati (si pensi ai centri commerciali) e alta dispersione residenziale, mentre occorrerebbe l’esatto contrario: coesione spaziale e servizi distribuiti, senza arrivare a scomodare i teorici della “smart city” che al momento, almeno in Italia, è fantascienza. Basta poco per mandare in tilt un sistema-Paese così entropico. Nell’ormai mitico nord Europa caos simili a quello scoppiato in Italia nel weekend dell’emergenza neve (ancora in corso, speriamo bene) forse non succedono, ma i confronti devono essere fatti a parità di contesto. E il contesto, in questo caso, è l’hardware di ogni Paese, la sua conformazione fisica, il tessuto urbano, la rete infrastrutturale. Sono i requisiti di sistema che permettono l’utilizzo di software di gestione più o meno sofisticati.Questo per dire che la sostenibilità non è una parola per farsi belli ai convegni o ai comizi, né una fissazione degli ambientalisti, ma è la vera emergenza latente italiana. Non c’è sostenibilità nel modo in cui viviamo perché non c’è una visione comune a lungo termine sul modello di sviluppo da seguire. Oggi si costruisce consumando suolo secondo la logica “non sappia la tua mano destra quello che fa la tua mano sinistra”, ancor più vero se la destra e la sinistra corrispondono ai due opposti schieramenti politici. Domani la parola d’ordine sarà rinnovare l’esistente, si tratti di acquedotti, case o intere città. E razionalizzare le reti infrastrutturali e di comunicazione. Avremo imparato a fronteggiare le emergenze quando governeremo con efficienza il quotidiano. Lavori in corso?
via Marco D'Egidio