Lavori usuranti

Da Chiagia

Ogni tanto sui giornali escono classifiche dei lavori peggiori del mondo. I più sporchi, i più schifosi, i più alienanti.
Ecco, c’è un lavoro che secondo me li batte tutti ed è quello dello sceneggiatore che scrive le storie del Trenino Thomas.
Già al solo nominarlo il mondo si divide in due. Da una parte i genitori di bambini in età prescolare, i quali – diciamocelo – lo odiano. Dall’altra quelli che fino ad ora ne ignoravano l’esistenza e che saranno talmente incuriositi da desiderare di avere prestissimo un bambino in età prescolare.

Per tutti loro: ecco a voi il Trenino Thomas.

Le sue vittime le pesca tra coloro i quali sono ormai annoiati dai dislessici Teletubbies ma sono ancora intimoriti dall’aggressività del Fantabosco (e dall’ambiguità dei suoi abitanti).
A questo target Thomas propone un’interessante alternativa, fatta di suadenti storie ferroviarie. I cui protagonisti sono treni che, come il titolare del brand, sono dotati di una curiosa facciona che ne caratterizza il carattere e le relazioni con gli altri personaggi.

Così c’è il treno simpatico, quello svampito, quello spericolato. E quello burbero e incazzoso, Gordon, la cui curiosa somiglianza con Pippo Baudo non lo preserva dagli scherzi ai quali lo sottopongono i più giovani e intemperanti locomotori.

Questo in breve il binario sul quale scorre il cartone animato (si noti la sottile metafora). Ma la cosa che mi preme sottolineare, quello che rende infernale il lavoro degli autori, è il contenuto, il plot, la trama.
Perchè i treni sono per loro stessa natura inchiavardati a un monotono percorso. Partono da una stazione, arrivano a un’altra. Sbuffano, fischiano. Quando va bene deragliano, se proprio è una giornata magica qualche suicida ci si butta sotto (ma questo argomento è, come capite, off limits nel caso del Trenino Thomas).

Quindi agli sfortunati autori, che devono scrivere migliaia di puntate, non restano che due alternative:

a) dare le dimissione e passare allo staff del Postino Pat, che nel suo piccolo offre varianti interessanti (sparisce il gatto, ritrovano il gatto, sparisce una lettera, ritrovano una lettera);

b) inventarsi storie che giocano tutte sulla mimica facciale delle locomotive, farle ridere e piangere mentre stanno in surplace, quasi una variante cartoon del teatro del No.
Questo, più o meno, fanno. E questo rende lo stramaledetto Trenino irresistibile per i piccoli, specie se fan di treni, autobus e camion come quello che mi fa compagnia quando guardiamo Thomas.

Avvertenza per i neofiti: se leggendo questo vi fosse venuta voglia di entrare nel mondo di Thomas sappiate che è un tunnel (ferroviario) senza uscita. E che, alla fine, rischiate di diventare così

(scritto nel novembre 2008, quando Franci era in pieno delirio Thomas, di nuovo attuale per lo switch off che ci ha riportato Rai Yoyo)



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