Lavoro Al Centro? Sì, ma…

Creato il 31 ottobre 2013 da Propostalavoro @propostalavoro

 Ci lamentiamo sempre che, ben pochi potenti conoscono la realtà di tutti i giorni, la crisi affrontata quotidianamente dalle persone comuni, bellamente ignorate dai piani alti del Paese. Per cercare di porre rimedio a questa mancanza, la Cgil ha lanciato, ai primi di ottobre, una nuova iniziativa: Lavoro AL Centro.

Nella pratica, si tratta di un vero e prorpio tour, in giro per l'Italia, del sindacato, guidato dalla Camusso, nei luoghi di lavoro, vecchi e nuovi, allo scopo di raccogliere le storie, ascoltare i problemi e dar voce alle idee di chi, il lavoro e la crisi del lavoro li vive quotidianamente, in modo da creare "un'esperienza di comunità del lavoro".

La campagna può anche essere seguita via internet, tramite il sito di informazione sindacale Rassegna.it: sul forum e sui profili facebook e twitter (tramite l'hastag #LavoroAlCentro) del sito stesso.

L'iniziativa è lodevole e, anzi, indispensabile, ma può essere utile solo fino ad un certo punto. Preciso: è assolutamente indispensabile – specie per una classe dirigente come la nostra, che vive su nuvole dorate – avere un quadro il più chiaro possibile della realtà dei fatti e, per farlo, non c'è niente di meglio che andare a raccogliere storie, dati, dubbi e paure dai diretti interessati.

Ai lavoratori italiani, tutti, nessuno escluso (operai e colletti bianchi, professionisti autonomi e insegnanti, ecc.), perchè siamo tutti sulla stessa barca, sballottata dalle onde della crisi, viene offerta la possibilità di sfogarsi – nel senso buono del termine – con qualcuno che capisca i loro problemi e dia loro voce, prima che sia troppo tardi, cioè quando le aziende delocalizzano o falliscono o licenziano personale.

Fin qui, l'iniziativa è ok, ma dopo? Si raccolgono le storie dei lavoratori di tutti i giorni, ma per farne cosa? Si da voce a chi vive il lavoro e la crisi, ma per farla ascoltare a chi? Tutto questo può avere un senso compiuto solo se si hanno un fine e i mezzi per raggiungerlo.

Il fine non può che essere la pressione su Governo e Parlamento, per fare in modo che Lavoro Al Centro diventi, veramente, Lavoro Al Centro della Politica, per dar vita ad una nuova politica del lavoro: basta precariato, basta tasse su lavoro e imprese, basta incentivi senza criterio, basta riforme del lavoro strampalate.

Ma il sindacato di oggi, ha davvero la forza per fare tutto questo? Come risposta, valga la decisione, presa di comune accordo dai tre sindacati maggiori Cgil, Cisl e Uil, di indire quattro ore di sciopero contro la legge di stabilità, preparata dal Governo. Quattro ore di sciopero? Il Premier Letta avrà sicuramente sudato freddo, di fronte ad una minaccia così terribile.

E sapete cosa accadde, circa un anno e mezzo fa, quando il duo Monti & Fornero cancellò, con un colpo di spugna, lo Statuto dei Lavoratori? Qualche protesta a onor di telecamere e microfoni, qualche discorso infervorato dal palco, qualche velata minaccia sul genere "vedremo…", "faremo…". In una parola: niente. La reazione dei sindacati fu il nulla più assoluto.

Per questo mi chiedo, quale utilità possa avere questa iniziativa: farsi sentire da chi di dovere? Non abbiamo voce. Far conoscere le nostre storie? Chi potrebbe far qualcosa non le vuole leggere. Proporre qualche idea? A loro non interessa.

Tutto questo potrebbe avrebbe un senso compiuto, solo se a sostenerlo fosse un movimento sindacale forte e radicato, realmente indipendente dalla politica, realmente capace di influenzare la politica. Tutto questo potrebbe avere senso compiuto solo se i sindacati – tutti – riprendessero, davvero, a fare il loro mestiere: gli interessi dei lavoratori.

Il lavoro al centro? Sì, ma parlarne non basta più, servono coraggio e sostanza.

Danilo


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