Lavoro e immigrati: la grande truffa da evitare nel 2015

Da Gama @permesso_org

Articolo letto 150 volte dal 22/04/2014!

L’aumento delle tasse in Italia sta colpendo non soltanto i lavoratori italiani, ma anche i lavoratori immigrati che vivono in Italia. In particolare la maggior parte degli immigrati ha un permesso di soggiorno vincolato al possesso d’un contratto di lavoro regolare per dimostrare il reddito annuo superiore all’assegno sociale dell’anno in corso. Ma esiste una grande fregatura che colpisce gli immigrati non al momento della firma del contratto di lavoro, ma quando devono beneficiare dei contributi che versano durante l’attività lavorativa. Di cosa si tratta? Vediamolo insieme partendo da quanto è accaduto ad un’amica mia, Joy.

Di che tipo di fregatura stiamo parlando?

Joy vive in Italia da più di 15 anni ed ultimamente ha lavorato come domestica e come baby sitter. Al momento della sua assunzione, il suo datore di lavoro le ha detto che doveva dichiarare all’INPS che si tratta d’un lavoro di 25 ore settimanali da lunedì al venerdì, anche se realmente Joy doveva lavorare 50 ore a settimana. Lo stipendio concordato era di 900 euro al mese, ma il datore di lavoro ha dichiarato all’INPS che pagava circa 600,euro al mese. Il datore di lavoro ha detto a Joy che le verranno date le buste paga con 900 euro tutti i mesi e che non avrà nessun problema anche  quando dovrà chiedere di rinnovare il suo permesso di soggiorno.

Non conoscendo la differenza che c’è tra la denuncia dell’assunzione obbligatoria che bisogna fare all’INPS prima d’iniziare il rapporto di lavoro e il contratto di lavoro, Joy ha accettato, ha firmato ed ha iniziato a lavorare. Per tutti i mesi di lavoro, Joy ha regolarmente preso lo stipendio e le relative buste paga.

Questa fregatura inaspettata deve essere una lezione per tutti

Dopo circa 4 anni di lavoro presso lo stesso datore di lavoro e nelle stesse condizioni, Joy è rimasta incinta.  Al settimo mese di gravidanza, Joy doveva andare in congedo di maternità obbligatoria per legge ed ha fatto la richiesta dell’assegno di maternità all’INPS. Ricordiamo che, di solito, l’importo dell’assegno di maternità è di 80% dello stipendio. Joy stava aspettando un somma di 720 euro al mese per 4 mesi di cui 2 prima del parto e 2 dopo il parto. Fino a qui tutto sembra normale, no? Dirai, beata lei che ha lavorato. Ma, ecco cosa è successo:

Dopo tanti reclami perché l’assegno non era stato versato sul conto corrente nel primo mese di congedo di maternità, finalmente è arrivato. Sapete quanti soldi erano? Circa 480 euro al mese. Dopo avere visto quest’assegno, Joy ha pensato che ci fosse stato un errore nel calcolo ed è corsa al patronato. Dopo alcuni controlli sullo stato lavorativo e sui contributi versati all’INPS dal datore di lavoro di Joy, l’operatrice del patronato ha comunicato a Joy che era tutto normale perché i calcoli vengono fatti sulla cifra dichiarata all’INPS e non su quanto scritto nel contratto o nella busta paga. Gli stessi calcoli verranno effettuati allo stesso modo al momento della pensione!

Sconsolata, Joy è tornata a casa, ma ha giurato che mai più si lascerà fregare ingiustamente dai datori di lavoro senza scrupoli. Il suo datore di lavoro sapeva ciò che sarebbe accaduto, ma non l’ha mai rivelato a Joy. Ha voluto soltanto pagare pochi contributi ai danni della lavoratrice.

Conclusione e lezione da imparare

Ciò che è capitato a Joy può capitare a qualsiasi lavoratore. Per questo motivo, bisogna evitare di farsi fregare perché le conseguenze vengono dopo. Non è per niente piacevole trovarsi con un assegno di maternità, invalidità o pensione equivalente quasi alla metà dello stipendio dopo avere lavorato per tanti anni. Tanti datori di lavoro sfruttano gli immigrati ai danni loro ed ai danni dello Stato. Bisogna evitare i contratti frazionati o non chiari. Bisogna all’occorrenza farsi assistere da chi se n’intende per fare rispettare i nostri diritti quando svolgiamo il nostro dovere.

Articolo letto 150 volte dal 22/04/2014!

 


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