Ma perché parliamo di numeri? Abbiamo già affrontato l'argomento (trovate qui l'articolo) e ricordato che il numero dei lavoratori non deve mettere in ombra la qualità del lavoro. Ora però bisogna capire cosa è successo e per dirlo servono dati oggettivi, che non mentono, ma vanno capiti. INPS parla di quasi un milione di contratti attivati con sgravi contributivi – sommati a quelli senza sgravi, saliamo a 1,7 milioni - ma, da gennaio 2015, noi vediamo che lavorano "solo" 187.000 persone in più dell'anno scorso. Quanti contratti sono stati cessati, nel frattempo? La risposta dell'INPS: 1,2 milioni, per un saldo positivo di 469.393 rapporti di lavoro in più. Ma i conti ancora non tornano. ISTAT utilizza stime, ma la differenza qui è davvero troppa. Viene da chiedersi quanto durino questi contratti a termine. O se le persone stiano iniziando a cumulare part time su part time. Aspettiamo altri dati per avere più certezze.
Intanto rimangono alcune considerazioni. Sono state le tutele crescenti a convincere le imprese ad assumere. Forse ora che i "fannulloni", che (vedi Caso Sanremo) purtroppo non sono un'invenzione della stampa, possono essere mandati via più facilmente, si ha meno paura ad aumentare la forza lavoro. O forse, come fanno notare il professor Tiraboschi ed il collega di ADAPT Seghezzi su formiche.net, anche i dati dell'aumento dell'occupazione andrebbero ridimensionati. Soprattutto pensando a quanto è costato – e sperando che ogni eruro speso sia andato dove doveva andare. Ricordiamo che le tutele crescenti e gli sgravi valgono per i dipendenti, mentre il mercato è fatto di tante altre figure.
Mi resta una sola cosa da capire, lanciando una preghiera a chiunque abbia questo dato. Se l'articolo 18 si applicava a tutte le aziende fino a 15 dipendenti, mentre ora le tutele crescenti si applicano a tutti – e soprattutto alle aziende che sforano la fatidica quota 15 - quante sono le aziende che approfittando delle tutele crescenti sono "diventate grandi"?
Se la risposta sarà "tante" – e su quanto sia "tante" ci sarà da ragionare – allora fose sì, che si ami o che si odi questo Jobs Act avrà davvero segnato un'epoca.
Simone Caroli