Lavoro vs. Esportazioni?

Creato il 18 settembre 2013 da Propostalavoro @propostalavoro

Questa mattina, un articolo su lavoce.info ha attirato la mia curiosità. Il titolo riguarda la disoccupazione, fenomeno che conosciamo bene, in rapporto alle esportazioni e dipinge uno scenario insolito: la disoccupazione cresce in parallelo al volume delle esportazioni.

Come si spiega questo apparente paradosso tra un buon indice di crescita economica e un dato così infelice?

Anzitutto bisogna premettere che le esportazioni, quindi la domanda estera, sono state l'unico fattore che ha tenuto a galla l'economia italiana negli ultimi anni: gli Italiani, insomma, producono beni e servizi non per altri Italiani, ma per il resto del mondo, e ci riescono molto bene, stando alle statistiche. Come mostrano i grafici, nonostante la tecnologia più avanzata a disposizione delle industrie tedesche, l'Italia sta riducendo il divario rispetto alla più competitiva Germania sui mercati internazionali.

Tuttavia non siamo certo il solo paese europeo a vivere di esportazioni: anche la Spagna gioca molto bene sul fronte export, ma registra un dato sulla disoccupazione addirittura peggiore del nostro, essendo passata dall'8,5% del 2007 al 26% del 2013 (14 punti in più dell'Italia). Non solo, anche altri paesi europei mostrano lo stesso dato: chi cresce nelle esportazioni, cresce anche nella disoccupazione, come dimostrano le ultime rilevazioni statistiche.

Trovare una spiegazione questo fenomeno non è facile.
Sullo sfondo di un'Europa sempre in crisi, ma comunque polarizzata tra il nord in fase di riequilibrio ed il sud ancora in recessione, intuitivamente si può pensare che, grazie alle esportazioni, i paesi economicamente più deboli possano recuperare terreno su quelli più avanzati, ma non è così. Anzi, è avvenuto il contrario: la ricchezza ottenuta dalle esportazioni è originata proprio dal fatto che nel mercato interno sono venute a mancare le condizioni per la crescita economica – disoccupazione e conseguente calo di consumi in testa – crescita che, per altro, non può che rallentare, se le risorse ottenute grazie alle esportazioni vengono reinvestite ad esclusivo beneficio del settore export.

"Gli elevati costi sociali e di perdita di base produttiva insiti in questo processo possono alla lunga renderlo non sostenibile; un rischio di cui i responsabili politici europei dovrebbero farsi carico quanto prima possibile", conclude Segio De Nardis.

Io penso a tutte le facili soluzioni che vengono agitate come panacee per la situazione economica, prima fra tutti l'uscita dall'Euro e il ritorno alla sovranità monetaria. Tornare alla Lira significherebbe poter svalutare la moneta per rendere più appetibili le esportazioni italiane e quindi dare più spazio ad un settore che in Italia funziona bene. Eppure, paradossalmente, non è detto che questo crei altri posti di lavoro, aumenti il benessere dei cittadini e la domanda interna.

Un articolo come quello appena analizzato forse non aggiunge molto alla salvaguardia dei diritti dei lavoratori, ma aiuta a riflettere: le informazioni condizionatno le nostre opinioni, che sono la nostra politica. Facciamo attenzione a come possono essere influenzate se le notizie di base vengono analizzate con leggerezza.