Le amiche della sposa. Anche le donne hanno diritto al trash

Creato il 27 ottobre 2011 da Saramarmifero
Forse quest’estate vi sarà capitato di alleggerire le meningi appesantite dal caldo con Le amiche della sposa (Bridesmaids), l’ultima commedia sbanca-botteghino firmata dalla coppia Judd Apatow e Paul Feig, ex Freaks and Geeks qui nei panni di produttore e regista. Ve lo ricordate? Il film dove Kristen Wiig, già mattatrice del Saturday Night Live, si lancia in un esilarante assolo accompagnata da un coro di scatenate damigelle d’onore, o per meglio dire del disonore. Annie, la protagonista, fin dall’inizio non se la passa bene, tra disoccupazione, vita sentimentale desolante e frequentazione sessuale di un belloccio vanesio e senza scrupoli interpretato da John Hamm, alias il Don Draper di Mad Men. A complicare le cose ci pensa la sua best friend Lilian, che le chiede di organizzare le sue nozze, facendo precipitare il tutto in una spirale catastrofica che farà vacillare la storica amicizia tra le due. Fino a quando, puntualissimo, l’happy end made in Hollywood non plana in soccorso della povera Annie, col solito rifornimento di principi azzurri travestiti da ragazzi della porta accanto, tanta autostima, grandi riappacificazioni e qualche lagrimetta di fronte al fatidico e sudatissimo sì. 

Forse qualcuno avrà cercato di spacciarvi questo Le amiche della sposa come l’ultima frontiera del girl power cinematografico, in un mercato della comicità militarizzato dalle pellicole al testosterone firmate da Todd Phillips, con Una notte da leoni (The Hangover) a fare da apripista e un esercito di avatar di risibile qualità a tenere il passo. Della serie: i nostri omologhi maschi si crogiolano in quel di Las Vegas tra virili bravate pre-matrimoniali – si veda alla voce virilità rutti, scorribande alcoliche, parolacce come piovesse e risse a volontà – avendo come unico contraltare femminile una moglie arpia pronta ad essere scaricata per una stupidissima barbie dal cuore d’oro. Guess what??, hanno urlato le damigelle di Apatow, anche noi siamo capaci di darci dentro col rutto libero, gli attacchi di diarrea e le sbronze colossali. Ora, Le amiche della sposa non credo abbia la pretesa di innalzare questa specie di vessillo da liberté egalité vulgarité. Resta un film godibilissimo e ben congeniato, in cui le occasioni per ridere non mancano, così come alcune significative originalità. Se la commedia brillante al femminile non è certo una novità, è vero anche che negli ultimi tempi non si è andati molto oltre le guanciotte di Bridget Jones o le confidenze glamour di Sex and the city, mentre le battute frizzanti della veterana Nora Ephron (Harry ti presento Sally), fanno ancora scuola. In questo senso, il politicamente scorretto esibito da Apatow ha i suoi meriti. Le flatulenze alla corte di Kristen Wigg sono una ventata di freschezza a confronto delle stantie dinamiche narrative di Carrie e compagne, e io non avrei mai immaginato di scrivere una frase come questa. Tuttavia, ciò che più ho apprezzato della commedia non è la sua scatologia spiccia e liberatoria. Gli ingranaggi della trama funzionano alla grande, dosando le giuste componenti di humour e pathos, eppure ai ritmi serratissimi tipici del genere si preferisce un racconto più disteso, più ampio, che si concede tutto il tempo necessario a descrivere i personaggi con cura, e a far decollare la gelosia della protagonista verso la perfetta Helen, che mira a spodestarla dal cuore di Lilian. C’è persino il coraggio di disattendere le aspettative del pubblico: l’aereo che dovrebbe portare la Wiig e le altre nella super-inflazionata location di Las Vegas non arriverà mai a destinazione. Ha certo giovato il fatto che la sceneggiatura sia stata scritta a quattro mani da due signore - la stessa Kristen Wigg e Annie Mumolo – perché il tema dell’amicizia tra donne qui è trattato in modo autentico, pur nelle esagerazioni date da circostanze sempre al limite del verosimile. Tirando le fila, Le amiche della sposa non è forse la nuova "numero uno" nelle mani del Paperon de' Paperoni della comicità, Judd Apatow, usata con furbizia per accumulare montagne di paperdollari e sbaragliare il rivale di sempre Rockerduck-Todd Phillips? E possiamo davvero dire di trovarci di fronte ad una piccola rivoluzione pseudo-femminista della commedia americana, tradizionalmente così maschilista? Poco importa. Al di là delle gag all’insegna dell’osceno, più spesso il film ottiene la risata dello spettatore grazie al garbo di un tempo comico che mai aggredisce. Una commedia che con la sua attenzione al dettaglio umano, questa sì squisitamente femminile, è indicata per sopportare l’ozio della calura estiva, ma anche per riscaldare l’animo pedinato da un inverno ormai alle porte.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :