Titolo: Le anime morte
Autore: Nikolaj Vasil'evič Gogol'Anno: 1842
Le anime morte, nonostante sia un’opera incompleta, resta ugualmente un capolavoro della letteratura mondiale ed un grande esempio di comicità letteraria.
Siamo nella Russia post-napoleonica, tra gli anni ’20 e ’30, e qui, un personaggio arguto ma a volte eccessivo, Pavel Ivanovic Cicikov, fa la sua misteriosa comparsa nella città di N., dove immediatamente prende a frequentare tutta la società bene. Non c’è burocrate, aristocratico o borghese che non sia ammaliato dal fascino, dall’eleganza, dal garbo del nuovo arrivato. Tutto sembra procedere nel migliore dei modi, ma nessuno dei vari ospiti si chiede chi mai sia questo personaggio, che ruolo svolga nella società e perché mai sia capitato proprio in città. Questioni che giustamente il lettore si sta già ponendo da qualche pagina, quando, superato il primo capitolo, nel secondo comincia a chiedersi quale sia la missione dell’eroe di questo romanzo (ma sarebbe meglio dire poema, come lo stesso Gogol’ definisce la sua opera). Presto comunque l’autore ci consente di conoscere lo scopo di questo personaggio: Cicikov gira tra i proprietari terrieri per acquistare anime morte, ovvero servitori della gleba deceduti, che comunque gravano sulle tasse dei rispettivi padroni fino al momento del successivo censimento di anime.
Tali censimenti infatti si ripetevano dopo un arco di tempo considerevole, sicché i padroni erano comunque tenuti a pagare le tasse per coloro che burocraticamente risultavano ancora vivi.
Ma ecco che appare Cicikov, avvolto da una luce salvifica, pronto a farsi carico di quelle anime pur di alleggerire il peso economico che grava sulle spalle dei barin. Soltanto a circa metà dell’opera si scopre per quale motivo il protagonista sia immerso in questa attività “commerciale”; poi però la seconda parte presenta delle lacune.
Le pagine scorrono e sembrano dissolversi tra le mani del lettore, che inizialmente può spaventarsi per la mole del libro (come del resto accade spesso con i grandi della letteratura russa).
Le descrizioni della campagna raggiungono indubbiamente picchi di liricità, ma non sono paragonabili alle pagine in cui viene raccontata la società russa, tutte impregnate di un profondo senso comico. Gogol’ riesce infatti a descrivere in maniera eccezionalmente divertente anche quei momenti che potrebbero risultare più noiosi e per questo il suo poema e i suoi racconti vengono presi ad esempio da Vladimir Jakovlevič Propp nel saggio Il comico e il riso.