Le anteprime de icinemaniaci: amy

Creato il 16 settembre 2015 da Veripaccheri
Amy: The Girl Behind the Scene
di Asif Kapedia
UK, 2015
genere, documentario
durata, 128'
La grandezza di un personaggio la si potrebbe misurare, tra le altre cose,  dalla qualità dell'opera che si assume il compito di raccontarlo. In questo caso stiamo  parlando di Amy Winehouse e di "Amy The Girl Behind the Name" di Asif Kapadia, e cioè della protagonista del film in questione e del suo regista, uniti, almeno per quanto abbiamo avuto modo di vedere in  questo film, da un talento che fa sembrare tutto facile. Perché se è vero che il tema della storia si promuove da solo, e che “Amy” dal punto di vista narrativo si “limita” ad allineare in modo cronologico i tasselli della parabola umana e artistica della diva inglese, è altrettanto certo che le sensazioni di confidenza e famigliarità con cui lo spettatore si ritrova a seguire l’excursus esistenziale non sono solo il risultato dell’empatia con cui la protagonista si rivolge all’occhio del mezzo che la riprende (molte immagini sono rubate a filmati privati, realizzati con mezzi di “fortuna”) e dell’emozione che scaturisce dalla visione sul grande schermo delle sue inimitabili performance canore. Perché “Amy” è tale, anche in virtù di una forma cinematografica che non sembra il risultato di un’elaborazione a lungo pensata, (dal regista e dal team di sempre, formato dal montatore Chris King e dal produttore James Gay-Rees) e che può contare sul rapporto di fiducia che Kapadia è riuscito a stabilire con le persone (le amiche del cuore, il primo produttore e persino la guardia del corpo) che furono più vicine alla cantante e che, conquistate dalle intenzione del regista, hanno deciso, per la prima volta, di esternare una versione dei fatti inedita e struggente. E ancora di più, per il fatto di fornire un resoconto che assume le sembianze di una confessione a cuore aperto, con la Winehouse perennemente in empatia con la dimensione più intima dello spettatore. 
L’apparente mancanza di filtro, conseguente all’assenza di una voce narrante e alla sovrapposizione tra immagini e parole, e quindi senza la presenza delle classiche interviste, produce un’immediatezza pregnante di significati. A far scattare l’applauso invece, ci pensa la musica, declinata nelle molteplici circostanze in cui la cantante ebbe modo di esibirsi; durante i concerti e nelle registrazioni in studio, ma soprattutto nei momenti privati, quelli che maggiormente sono in grado di mostrare la naturalezza della sua arte. Alla fine le ragioni della fine, peraltro documentate da  sequenze piuttosto esplicite, cedono il passo al sentimemto. Si vorrebbe trattenerla, Amy; magari aiutandola a colmare quel senso di vuoto che la spinse verso il basso. Tra le mani, purtroppo o per fortuna, ci rimane questo splendido film

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