Le antiche origini della Pasqua

Creato il 05 aprile 2014 da Alessiamocci

Il Natale, natività di Cristo, porta gioia ma anche malinconia nelle famiglie cristiane, vuoi perché cade nella fredda stagione, vuoi perché si è costretti, talora nolenti, a condividere lunghi giorni di festa con tutti la famiglia con annessi e connessi, vuoi perché si sente il vuoto di chi non c’è più.

Universale è invece l’entusiasmo e la serenità per l’arrivo della Santa Pasqua, che si può trascorrere anche lontano dalla famiglia e che cade nella stagione più attesa dell’anno. La primavera infatti che porta via la cattiva stagione è la più celebrata dai poeti da Omero a Lucrezio, da Catullo a Foscolo e coincide paganamente con il ritorno di Proserpina sulla terra rapita da Ade. Allora la natura si risveglia e con essa i corpi degli uomini che risentono forte la pulsione ad amare. I campi diventano fertili e ricche le messi.

La Pasqua quindi è la principale festività del Cristianesimo, che celebra la risurrezione di Gesù il terzo giorno secondo le Scritture, ma più in generale si riconnette con tutte le molte feste pagane che cantavano il ritorno della bella stagione. Tutto risuscita con Gesù e l’uomo e la natura tutta vive un tripudio di energie salutari e salvifiche.

È il momento della palingenesi  e della catarsi, della vittoria del bene sul male: opportunità di perdono e di risurrezione per l’ecumene cristiana e non solo. Mentre i Greci per arrivare alla catarsi e all’unità anima/corpo interpretavano nella tragedia le sofferenze degli uomini (ta pathèmata tòn andròn), la religione cristiana celebra la morte e la risurrezione di un uomo solo per arrivare al medesimo fine. Pasqua infatti si connette con la radice greca del verbo “pàscho” che significa appunto soffrire, da cui la parola “pàthos”, che significa passione, perché la Pasqua celebra la passione di Cristo.

Quindi, questa festività si lega con i riti pagani, ma presenta al contempo forti legami,  ma anche significative differenze, con la corrispondente festa ebraica. Questa,  detta Pesach, ricorda e celebra la fuga degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè che camminò sulle acque del Mar Rosso;  la liberazione di un popolo  riunisce due riti: l’immolazione dell’agnello e il pane azzimo.

Pesach è una parola che si trova nel testo Esodo e significa “passare oltre”, con riferimento alla decima piaga, nel cui racconto si narra che il Signore passò oltre le porte delle case di Israele macchiate col sangue di agnello, colpendo solo i primogeniti maschi  degli Egiziani, compreso il figlio del faraone. Capirete quindi che la festa è centrale perché allude al viaggio con Dio verso la terra promessa. Durante la festività gli Ebrei ortodossi sostituiscono il piane bianco con il pane azzimo, quello di cui ci si nutrì durante la fuga.

La Pasqua cristiana ha simbologie diverse: è festa di risurrezione di Gesù e degli uomini  tutti che con lui vengono chiamati a nuova vita in una perfetta integrazione spirito/carne; è, come dicevo, la festa della rinascita del mondo e la chiave interpretativa della nuova alleanza, che si fonda sul significato allegorico della purificazione dell’anima. Mentre la Pasqua ebraica è anche attesa del Messia, quella cristiana celebra attraverso il Messia l’avvento del regno di Dio, in cui la vita vince sulla morte, disvelando all’uomo il proprio destino, la risurrezione nel giorno del Giudizio Universale, ma anche il risveglio alla vita vera.

Nella festività c’è anche l’attesa della Parusia, la seconda venuta, in cui si compiranno le scritture. Secondo  I Vangeli Cristo è morto durante la festività ebraica ed è resuscitato dopo tre giorni. Su questo dato concordano i quattro evangelisti nell’antico e nuovo testamento; tutti noi ricordiamo la celeberrima prima lettera ai Corinzi di Paolo. La festività cristiana elimina l’elemento dell’attesa messianica ebrea e anche il rito del pane azzimo e si concentra tutta sulla Passione e la Risurrezione. Viene eliminato anche il ricordo dell’esodo e viene pasqualizzata l’eucarestia attraverso il ricordo dell’ultima cena, momento in cui la pasqua di Cristo  sostituisce quella dei Giudei. La pasqua diventa così festività cristologica, che ha come protagonista non l’uomo né il Dio, ma il Cristo Salvatore e Redentore,  assumendo una valenza radicalmente escatologica, cioè con una finalità salvifica che si corrobora nell’attesa.

Come tutti sanno, la data della Pasqua è mobile, e non poche dispute si sono accese per determinarla; la festività ebraica cade in un giorno diverso da quella cristiana. Quella ebraica infatti è fissata il 14 del mese di Nisan, come indica la Bibbia, secondo il calendario ebraico. I Cristiani invece seguono quello gregoriano (usato nella maggior parte del mondo, compresa l’Italia) e la festività varia di anno in anno con un intervallo di circa trenta giorni.

È stato il Concilio di Nicea del 325 a determinare la data nella domenica successiva il primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, fissato al 21 marzo, mentre in realtà cade tra il 20 e il 21. Ma c’era bisogno di una data certa convenzionale. Per conseguenza, essa è sempre compresa nel periodo tra il 22 marzo e il 25 aprile a seconda del plenilunio; allora la Pasqua sarà alta o bassa.

Quest’anno per esempio è bassa e cade il 20 aprile. Gli ortodossi usano il calendario giuliano (che fissa la festività dal 4 aprile all’8 maggio); i protestanti e i cattolici usano, come dicevo, quello gregoriano. Il calcolo in realtà è complesso e, come tutti sanno, la data viene dichiarata il 6 gennaio, giorno dell’epifania, benché si tratti di cosa convenzionale poiché l’osservazione diretta della luna piena può dare adito ad errori. Senza entrare nel merito al calcolo del plenilunio, per il quale ci vuole un astronomo, riporto qui di seguito  le date di pasqua secondo il calendario gregoriano  dal 2014 al 2020:

2014     20 aprile

2015   5 aprile

2016   27 marzo

2017   16 aprile

2018   1 aprile

2019   21 aprile

2020   12 aprile

Written by Giovanna Albi


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