Le api (Friedenthal)

Creato il 25 febbraio 2016 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Il romanzo storico mi ha sempre appassionata per la sintesi di letteratura e ricostruzione documentale, ma anche per le atmosfere, le ambientazioni e la definizione dei personaggi. I primi romanzi che ho letto dopo il superamento dei libri per ragazzi sono proprio di questo genere, per il connubio fra le due discipline da me più amate.  Della storia, però, ho sempre privilegiato alcuni spezzoni, principalmente quelli antichi, alto-medievali o contemporanei, senza dedicare troppa attenzione alle ambientazioni comprese fra l'XI e il XVIII secolo. Di recente ho imparato ad apprezzare, storicamente e letterariamente, anche questo lasso di tempo, appassionandomi a nuovi momenti della narrazione storica e, in particolare, alle vicende del Cinquecento e del Seicento, probabilmente grazie a Q di Wu Ming e a La Chimera di Sebastiano Vassalli.Ecco perché, quando ho deciso di sfogliare il catalogo di Iperborea, sono rimasta colpita da Le api, romanzo di Meelis Friedenthal ambientato nella cittadina estone di Tartu sul finire del secolo XVII: i riferimenti all'arte alchemica, al dibattito scientifico-filosofico e le ambientazioni da caccia alle streghe mi hanno convinta immediatamente della necessità di leggerlo, nella certezza che l'avrei apprezzato. E così è stato.
Protagonista del romanzo è Laurentius Hylas, giovane studente ossessionato dalla definizione della natura dell'anima e dall'individuazione della sua sede, e che viaggia in compagnia di un pappagallo di nome Clodia. Egli è in fuga da un passato che riemerge negli incubi notturni e che viene risvegliato in grotteschi incontri fatti lungo la strada di Tartu e poi nei sobborghi cittadini infestati dalla carestia; è inoltre tormentato dalla melancolia, malattia della modernità, alla quale l'alchimia cerca di porre rimedio, travalicando talvolta il limite del lecito e facendo rischiare a Laurentius l'accusa di stregoneria. Siamo infatti nel clima delle diatribe religiose, che coinvolgono non soltanto la speculazione filosofica e teologica, ma anche la scienza medica che Laurentius studia assieme ai primi docenti che praticano la dissezione dei cadaveri nelle loro lezioni di anatomia. Le prime giornate di Laurentius a Tartu trascorrono dunque in preda alla malattia, uno stato di sfinimento che gli impedisce di mangiare e sconquassa i suoi sogni, e fra la miseria delle masse che muoiono di fame, finché l'apparizione di una misteriosa ragazza non imprime agli eventi una svolta incredibile.
L’anima dei sani è insensibile a solida, ma quella dei malati e dei morenti,così debolmente legata al corpo, fragile come la corda di un liuto, vede spesso i demoni e perfino gli angeli. Così, camminando lungo la sponda del fiume, aveva scrutato il bosco con apprensione, temendo che a causa della sua malattia e della malinconia avrebbe anche lui scorto la corona e il mantello da qualche parte tra gli alberi.

Rembrandt, La lezione di anatomia del Dottor Nicolaes Tulp (1632)


Le api è un romanzo che si muove in un favoloso intreccio fra storia, scienza e magia (un indirizzo narrativo definito 'storicismo magico'), obbligando il lettore a dubitare continuamente della probabilità e della realtà delle vicende cui assiste. Gli insetti cui il titolo allude rappresentano l'anima, entità sfuggente che la scienza tenta di imbrigliare, ma anche le creature che producono il miele, sostanza color oro che simboleggia il grado alchemico della rubedo, al quale corrispondono la salute e l'armonia della materia, l'esatto opposto della disgregazione e della malattia provocati dalla nigredo della melancolia (la 'bile nera' causa, secondo la medicina umorale, dei più grandi disagi).Anche se occorre procedere parecchio nella lettura per cominciare a cogliere la direzione della narrazione, poco alla volta il mosaico si compone, gli incubi e il delirio febbrile di Laurentius trovano una giustificazione e, con essi, le macabre scene di morte che lo attorniano. Meelis Friedenthal costruisce un intreccio affascinante fra le teorie sull'anima e la magia, amalgamando credenze popolari e slanci filosofici e realizzando un seducente modello di migrazione dell'anima incentrato sulla funzione dello sguardo, capace di veicolare umori neri che ricordano il malocchio, ma anche visioni angeliche e salvifiche. L'anima è sede e mezzo dello scambio alchemico, il vero malato da curare, la vera artefice della salute.Consiglio Le api ai lettori che amano farsi cullare dalle parole e rintracciare corrispondenze che oscillano fra il reale, il verisimile e il fantastico, a coloro che si calano volentieri nelle pieghe della storia, che potranno ritrovare nel romanzo di Friedenthal e nella sua ambientazione nord-europea una prospettiva decisamente inedita e stimolante.

Meelis Friedenthal

La sua epoca immaginava l’anima alla maniera di un’idea sostanziale innata o le negava del tutto un’esistenza individuale. No, l’anima è un’immagine, un fantasma, una rappresentazione, un riflesso, una luce. Un disegno sulla cera, un encausto. L’anima viene da fuori ed esce da noi continuamente, come il fiato, come le api dall’alveare. Entra come uno sciame di api in un alveare vuoto, costruisce il favo, vi raccoglie il miele. E all’improvviso se ne va, proprio come le api abbandonano l’alveare, in un giorno caldo, dirigendosi chissà dove.
C.M.Articolo originale di Athenae Noctua. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore e senza citare la fonte.

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