Le Arti Marziali e l’Arte

Da Dvanzin


Ipotizziamo che un meteorite stia per colpire la Terra. Chi continuerebbe a dipingere, recitare o scrivere sapendo di questa minaccia incombente? E chi sarebbe disposto a visitare una mostra d’arte o assistere a una commedia teatrale?

Quindi: per chi dipingono o scrivono questi artisti?

Forse per se stessi, per il proprio desiderio di esprimersi? È possibile, ma proviamo a immaginare chi dipinge per poi nascondere le proprie opere oppure scrive libri che volutamente non verranno mai pubblicati. L’impressione è che venga a mancare un dettaglio importante.
Tutti questi artisti necessitano di un pubblico. Il quadro dipinto viene abbandonato a favore dei collezionisti e il libro diviene di proprietà dei lettori.
Forse non è azzardato affermare che l’arte necessita di un pubblico e che l’artista, anche inconsciamente, ricerca il pubblico e l’applauso.

E le Arti Marziali? Cosa viene creato nel Taiji Quan e a beneficio di chi?

Personalmente provo sempre un leggero disagio ogni volta che mi esibisco in pubblico. Devo dividere con altri qualcosa di cosi intimo e personale; al punto che spesso ho la sensazione di non aver colto il livello di concentrazione ed energia che ricerco quando studio in solitudine.
Non è egoismo. Al contrario, si tratta di cercare quella scintilla che possa esistere indipendentemente dalla presenza di altro. Senza l’applauso, la cintura colorata oppure la competizione.

Ho assistito a una gara di judo dove il vincitore, dopo aver costretto a terra l’avversario, festeggiava con salti e urli a gola spiegata mentre il pubblico applaudiva con entusiasmo. Mentre l’avversario, immerso nella propria solitudine, guardava il pubblico senza vederlo.

Dov’è l’arte? Qual è il significato di Arte Marziale?