Le attuali rotte del narcotraffico

Creato il 25 maggio 2015 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Introduzione

Il seguente testo tenterà di analizzare il traffico di droga contemporaneo che ha come punto di origine il Centro e Sud America. È un obiettivo impossibile da realizzare a causa della mancanza di fonti, poiché chi coltiva droga, chi traffica droga e chi consuma droga non lo racconta. Altrettanto lacunose sono le fonti relative alle dinamiche interne ai cartelli della droga, ai meccanismi di rivalità e di supporto tra i diversi cartelli, le inchieste sul consumo e le indagini sulle rotte della droga stessa. Il fenomeno è inoltre particolarmente ampio e qui si prenderà in analisi solo una parte di esso.

In particolare, il traffico preso in considerazione sarà quello della cocaina proveniente dal Messico e dalla Colombia. Per motivi storici e per la loro importanza, è giusto partire da questi due paesi, del tutto consci però di non essere gli unici esportatori e anzi stare lentamente lasciando sempre più terreno ad astri emergenti del narcotraffico quali, ad esempio, il Perù.

È stato scelto di analizzare il traffico di cocaina considerandolo, per i motivi spiegati in seguito, indicativo di altri traffichi ed anche a causa della consapevolezza di trattare un argomento purtroppo fin troppo vasto e che quindi richiede un approccio più mirato.

Esistono due possibili approcci a questo argomento. Quello più canonico è visualizzare una pianta autoctona del Sud America, coltivata e sfruttata dai narcotrafficanti per essere quindi esportata in tutto il mondo. L’immagine che si ha è passiva, una pianta che cresce per natura in una regione del mondo povera dove i contadini da un lato sono costretti a commerciarla al resto del mondo che dall’altro lato né è affitto. Il secondo approccio potrebbe essere quello di vedere i cittadini dell’attuale dell’Europea e degli Stati Uniti come i principali investitori del mercato della droga che deliberatamente finanziano per far coltivare la sostanze che richiedono in quel lato del mondo precedentemente.

Secondo le statistiche dell’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA) relative alla popolazione europea tra i 15 ed i 34 anni, hanno fatto uso di cocaina il 13,6% degli Spagnoli, seguiti dai Britannici con il 12,7% e dagli Italiani col 7,6%. Ultimi sono i Rumeni con lo 0,1%. (Considerando solo gli uomini, gli Spagnoli hanno il primato con 19,4% seguiti dai Britannici con 16.5% l Regno Unito è invece il primo consumatore di cocaina tra le donne con il 9%). Entrambi gli approcci suggeriti possono essere considerati validi e non si escludono a vicenda.

Cocaina

Il paragrafo che segue è una piccola parentesi sulle caratteristiche dell’oggetto, indispensabile per comprendere quale delle caratteristiche fondamentali del suo traffico. La sostanza comunemente chiamata cocaina è presente in molte varietà di piante del genere erythroxylon coca che crescono comunemente in diversi paesi del Sud America ed è usata da sempre sia come stimolante sia per attenuare la fame. È stata introdotta in Europa nel 1800 ed è subito diventata un elemento “popolare ed accettabile da un punto di vista sociale”, basti pensare che era comunemente usata nella produzione di vini – o di bevande gassose che chiunque ha assunto.

La cocaina può essere assunta tramite inalazione se è stata resa in polvere, come accade più comunemente, oppure per via endovenosa. Può essere anche ingerita masticandone le foglie o bevendo un succo, oppure fumata. Meno comunemente, la cocaina può essere assunta per uso topico sfregandola sulle gengive o la mucosa nasale, oppure può essere assunta tramite inalazione di vapori. Mentre se si assume fumandola si assume la base libera, il crack, quasi del tutto privo di taglio, quando invece si assume per inalazione la cocaina deve essere diluita. Questo è quanto
accade comunemente. Non esistono indagini scientifiche sui purtroppo infiniti modi di diluire la cocaina e spesso si assume diluendola con i materiali più economici e dannosi che si possano immaginare. Spesso però la cocaina è diluita, cioè tagliata, usando altre droghe. Non esiste nessuna modalità sicura di assunzione di cocaina.

Per riassumere, la cocaina è comunemente assunta tramite inalazioni e in concomitanza con altre sostanze illegali, ad esempio anfetamine. Quindi quando si parla di traffico di cocaina si parla anche di traffici collaterali come quelli delle sostanze usate per tagliarla così come delle altre droghe che dalla cocaina si possono derivare come il crack. Inoltre, l’uso della cocaina e delle sue sostanze collaterali è affiancato dall’uso di altre sostanze come l’eroina o droghe leggere (il fenomeno definito policonsumo) perchè assumendole insieme aumentano il loro effetto. Tutto questo è dovuto al fatto che la cocaina è una droga ormai diventata economicamente accessibile a chiunque e anche la lavorazione della cocaina come del crack è facilmente eseguibile.

Quest’ultima caratteristica è fondamentale dal punto di vista delle indagini. L’immagine retorica delle giungle del Sud America con i laboratori di droga nascosti nei loro meandri è una visione stereotipata risalente forse ai tempi di Pablo Escobar. Oggi giorno purtroppo la droga può essere lavorata tranquillamente in una qualsiasi cucina di un qualsiasi appartamento nel più completo anonimato. Ciò rende molto più difficile individuare ed analizzare il fenomeno del suo traffico.

Boeing 727 Air Cocaine

Africa, Mali. Il deserto al nord di Gao è un crocevia di nomadi, briganti e bande armate. È anche il crocevia della droga, della cocaina in particolare. I traffici di droga non sono gli unici movimenti illeciti che si possono notare qui e secondo le Nazioni Unite sono regolati da affiliazioni di Al Qaeda. Nel 2009, un aeroplano precipitò qui, in pieno deserto, sospetto di aver portato con sé tra le nove e le dodici tonnellate di cocaina. L’aereo fu poi dato alle fiamme e la sua carcassa è una l’unica traccia visibile che resta di tutto ciò.

Si trattava di un Boeing 727, passato alla storia come Air Cocaine, battente bandiera venezuelana e il suo carico, sempre secondo le indagini riportate dalle Nazioni Unite, sarebbe dovuto arrivare, e con ogni certezza è arrivato, in Europa attraversando il Marocco, o l’Algeria o la Libia. L’aereo una volta precipitato è stato bruciato dai narcotrafficanti i quali hanno messo a punto un meccanismo oliato che non fa guadagnare solo loro ma anche le bande armate di Al Qaeda e le altre presenti. È verosimile che tutti i movimenti che prendono luogo in questo deserto siano difficili da regolare per delle commissioni europee o per delle agenzie nordamericane ma siano gestiti rigidamente da bande criminali che esigono la loro parte di guadagni nel lungo tragitto dal produttore al consumatore. In altre parole, per ogni grammo di cocaina arrivato in Europa una parte del suo prezzo ha finanziato queste bande armate.

Fino al 2004, la rotta della droga sarebbe partita dal Sud America o, meglio, dai Caraibi per poi proseguire senza sosta alcuna fino all’Olanda. Da lì, si sarebbe diffusa nel resto del continente. Dopo aver preso severi provvedimenti sia in Olanda sia nei Caraibi, questo nodo di narcotraffico è stato strozzato con il risultato che da dieci anni sta percorrendo una nuova arteria. Il deserto del Mali è uno scenario da cui non sarà facile estirparlo. Ciò non vuol dire che la cocaina debba passare dal Mali. Può arrivare dal Sud America all’Australia senza fare scalo. Può risalire negli Stati Uniti, può approdare con tranquillità in Africa e senza sforzo diffondersi nel resto del continente sudamericano, così come può raggiungere la Norvegia. Un aeroplano precipitato non ferma il traffico di droga così come non lo fermano le autorità che si stima riescano a bloccare solo il dieci percento del narcotraffico. Dieci percento che è subito digerito immettendo nel mercato una pari quantità eccedente. Così facendo è come se nulla fosse successo, e il prezzo della cocaina neanche si alza.

Sud America

Perù, Bolivia, Colombia, Messico. La droga traborda, arriva nei Caraibi, in Brasile, in Argentina, in Venezuela. Si è ipotizzato in passato di legalizzarla per tenere il traffico di cocaina e la droga stessa sotto controllo ma poi si è ammesso che rendere una sostanza legale non fa sparire il suo contrabbando.

E’ stata allora avanzata una nuova strategia, un nuovo approccio per strozzare il traffico della droga. Smettere di farne uso. I vecchi meccanismi di controllo contro il narcotraffico sono stati affiancati, non sostituiti, da campagne per la prevenzione e la informazione contro la droga, cercando non solo di fermare il traffico di droga ma di prevenire la domanda. Ciò ha prodotto effetti molto positivi.

Simili campagne di informazione hanno riportato un calo del 40% del consumo di cocaina negli Stati Uniti sul finire degli anni Settanta e a partire dagli anni Ottanta si è avviata la ricerca di un vero e proprio vaccino contro la cocaina. È stata solo una parentesi e ora il consumo è in aumento in tutto il mondo, agevolato come si è detto da un prezzo in ribasso.

Si prenderà in analisi nel resto del testo due casi studio, quali la Colombia e il Messico, analizzati ad un primo livello più superficiale, per esemplificare alcuni dei meccanismi dei cartelli. In Colombia operano sono stati presenti tre organizzazioni di narcotrafficanti, cioè tre cartelli quali quello di Medellín, la città un tempo di Pablo Escobar, quello di Cali e quello di Norte del Valle. Il primo funzionava come uno stato dentro uno stato, con propri uomini nella polizia e nella magistratura. Rispetto al passato, Medellín, la città di metallo, sembra una città molto più tranquilla ma è anche vero che il narcotraffico oggi si è reso, semplicemente, molto più discreto.

Pablo Escobar trovò in Medellín una comunità povera di contadini che volenti o nolenti dovettero al traffico di droga gran parte degli introiti della loro città e lo stesso Escobar fece costruire ospedali e scuole nel territorio. Con il passare del tempo e a causa degli evidenti massacri voluti da Escobar, non solo il suo cartello non riuscì a conquistare le simpatie della popolazione ma neanche a tenere il controllo del traffico. Il cartello di Cali iniziò a competere e mentre i due litiganti si scontravano emerse un terzo gruppo, quello di Norte del Valle. Il cartello di Cali già dagli anni Novanta riuscì a ridurre in cenere il cartello di Medellín.

Quest’ultimo aveva simpatie per la sinistra rivoluzionaria, mentre quello di Cali era prettamente un cartello di matrice di destra. Oggi il cartello di Cali risulta molto indebolito rispetto al passato. Il cartello di Norte del Valle è tenacemente combattuto dalla Drug Enforcement Administration (DEA) e risente di vere e proprie guerre interne. Risulta appoggiato da diverse bande armate colombiane anche estranee al traffico della droga.
Sebbene questi tre cartelli risultino deboli e quasi scomparsi e quello di Medellín sembra essere stato totalmente sconfitto, la situazione non è così semplice. Il traffico della droga può avere trovato nuove rotte e mezzi di trasporto (già venti o tren’anni fa si usavano i sommergibili) e in sostanza il fatto che non siano scoperti crimini e criminali purtroppo non vuol dire che non esistono.

Gli stessi uomini di Medellín potrebbero ora essere ritrovati a capo di altre organizzazioni. Ma al di là delle congetture c’è un dato fondamentale su cui bisogna soffermarsi: bisogna dimenticarsi dell’immagine romantica dei grandi criminali incalliti, delle giungle hollywoodiane e dei laboratori nascosti, dei cartelli della droga che facevano il bello e il cattivo tempo come Escobar che assediava con i carri armati il tribunale. Oggi il traffico di droga è frammentato, piccoli, microscopici punti di partenza, laboratori discreti in abitazioni anonime del centro città. Tutto ciò rende il fenomeno impossibile da scoprire a pieno.

Il Messico si divide invece in cinque cartelli canonici: Tijuana, Juárez, Sinaloa (con Los Negros) e quello del Gulfo con Los Zetas. Il cartello di Tijuana, che oltre a competere con gli altri è combattuto dal governo statunitense e ha perso numerosissime vittime negli anni più recenti. Il secondo cartello è quello di Juárez, cartello che si dice parente acquisito di Medellín e da vent’anni in competizione con Tijuana. Per anni è stato il cartello egemone, fino a che il cartello di Sinaloa non gli ha tolto il sostegno. Attualmente il cartello di Tijuana è quasi stato sconfitto dai Los Zetas. Il cartello di Sinaloa anche sta combattendo contro Los Zetas e in particolare ha strutturato una unità militare chiamata Los Negros. Infine, appunto, Los Zetas, che sono nati come il braccio armato del cartello del Gulfo ma sono a loro volta da considerarsi un vero e proprio cartello della droga da quando ha preso le distanze dal cartello suddetto. In realtà le vere dinamiche e dimensioni di questi attori sono confuse e non note. Ciò che risulta però è un Messico combattuto da decenni e spartito tra diversi gruppi armati che trafficano droga uccidendosi tra di loro.

Conclusione

In conclusione bisogna sottolineare che si è preso in considerazione il traffico della cocaina, che produce quello del crack e va in parte di pari passo con quello delle anfetamine e della cannabis e di altre sostanze letali. Sono tutte queste droghe naturali. Attualmente si stanno diffondendo ben altre droghe, sintetiche, economiche, non certo meno nocive, tutt’altro, che non richiedono coltivazioni sudamericane e dal cui traffico questi paesi ed altri rischiano di essere esclusi.

Non c’è da illudersi che il traffico della cocaina si esaurisca tanto facilmente ma è già stato affiancato da altri traffici, persino peggiori, ma se un giorno il traffico della cocaina dovesse essere soppiantato allora ci saranno solo due vie per i cartelli del Sud America. Entrare, di forza, nel traffico di queste o altre nuove sostanze, oppure restarne escluse. C’è da chiedersi come le comunità locali potrebbero reagire.

BIBLIOGRAFIA
Una versie divulgativa del report delle Nazioni Unite è consultabile presso il seguente link:
[On line] http://www.un.org. Consultato il 26.3.2015.
Le statistiche relative al consumo di droga nell’Unione Europea sono consultabili presso il sito:
[On line] http://www.emcdda.europa.eu. Consultato il 26.3.2015.
Valentina Abalzati, Maurizio Stefanini e Niccolò Locatelli hanno trattato l’argomento negli anni passati e i loro articoli, da cui sono state estratte delle informazioni anche per questo report, sono disponibili nella sezione [On line] http://www.limesonline.com. Consultato il 26.3.2015.
Per informazioni generali sul continente sudamericano e su come i governi dei singoli stati siano stati influenzati dal traffico di droga, si consigliano gli scritti di Calvocoressi. Infine, per maggiori informazioni sulla sostanza dal punto di vista farmaceutico e su i suoi modi di assunzione, si consiglia il testo di Foye, redatto da Williams and Lemke.


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