Nonostante la pioggia di premi vinti, tra cui un Oscar, il film Argo a qualcuno non è piaciuto. L’Iran infatti minaccia di far causa ai produttori accusandoli di aver realizzato un film di propaganda anti-iraniana. Inizialmente il governo di Tehran aveva pensato di realizzare a sua volta un film in risposta, poi è stato confermato il contatto con l’avvocatessa francese Isabelle Coutant-Peyre, internazionalista.
Argo racconta la storia di sei diplomatici statunitensi, fuggiti durante i tumulti iraniani del 1979 in cui l’ambasciata americana venne presa d’assalto e cinquantadue persone furono tenute in ostaggio per più di un anno. I sei fuggiti dall’ambasciata vennero salvati grazie ad un’operazione della CIA sotto copertura, che si recò nel paese con la scusa di girare un film di fantascienza.
Secondo la televisione iraniana Press TV, le accuse rivolte alla pellicola sono di aver dipinto gli iraniani come degli esagitati, folli e diabolici, mentre la CIA sarebbe stata fatta passare per patriottica ed eroica. Sulla questione si è espresso Steven Lauterbach, uno dei 52 trattenuti nell’ambasciata, il quale si augura che i produttori del film vincano ogni diatriba legale e che, anzi, ritiene sia il governo Iraniano a dover essere in debito con lui e gli altri ostaggi.
Lauterbach racconta il suo punto di vista, rivelando che durante l’anno di cattività fu tenuto per quattro giorni in isolamento, esperienza che lo porto sull’orlo del suicidio, cercato tagliandosi i polsi con un frammento di bicchiere. “A volte ho degli incubi e riemergono i ricordi dell’esperienza. Ancora adesso persistono gli attacchi di panico e claustrofobia. Sono esperienze che non puoi lasciarti completamente alle spalle”.
L’avvocato Tom Lankford, che ha rappresentato gli ostaggi, rivela che la lista degli abusi sofferti va ben oltre: alcuni ostaggi sarebbero stati percossi, messi al muro per terrorizzarli con finte squadre di esecuzione e coinvolti in partite di roulette russa.
Gli accordi internazionali nella negoziazione che portò al loro rilascio, posero la condizione che gli ostaggi non facessero mai causa al governo iraniano per i fatti subiti. Le autorità americane dovendo rispettare l’accordo per ragione di stato non hanno supportato le richieste di risarcimento avanzate dagli ostaggi. Tuttavia al momento si profila un’altra possibilità: ottenere un risarcimento prendendo i fondi derivati dalle multe a chi ha violato l’embargo con l’Iran. “Anche se quei soldi non verranno direttamente dagli iraniani, penso che sarà un passo per la riparazione per un torto subito”, afferma Lauterbach.
Articolo di Francesco Dovis