Le baby-squillo e i sessantottini

Creato il 20 novembre 2013 da Uccronline

La rivoluzione del sessantotto è stata ultimamente una rivoluzione esistenziale, una grande utopia per la quale lottare sperando la conquista della liberazione personale e sociale, la costruzione di un ennesimo «uomo nuovo» nel regno secolarizzato e post-comunista.

I protagonisti di allora sono i genitori di oggi, quelli a cui si riferiva Pierpaolo Pasolini in questo modo: «oh sfortunata generazione / piangerai, ma di lacrime senza vita / perché forse / non saprai neanche riandare / a ciò che non avendo avuto non hai neanche perduto: / povera generazione calvinista come alle origini della borghesia / fanciullescamente pragmatica, puerilmente attiva / tu hai cercato salvezza nell’organizzazione / (che non può altro produrre che altra organizzazione) / e hai passato i giorni della gioventù / parlando il linguaggio della democrazia burocratica / non uscendo mai della ripetizione delle formule».

Una generazione sfortunata perché non solo ha fallito nel suo intento ma è all’origine dei grandi mali dei giovani di oggi, che sono stati incapaci di educare (con tutte le eccezioni del caso, ovviamente). Gli eterni bambini sono chiamati, che ancora oggi si considerano “ragazzi”, come fanno ad esempio Fausto Bertinotti e Rossana Rossanda. Molti di loro hanno ottenuto le baby-pensioni lasciando il debito pubblico intestato ai giovani, come ha denunciato sul Corriere Luca Mastrantonio accusando la sinistra “rivoluzionaria” di aver commesso un grave parricidio«Chi ha fatto il Sessantotto è andato al potere uccidendo metaforicamente la figura paterna, cioè l’autorità, sostituendola con la propria».  Ne ha parlato anche Mauro Magatti sul “Corriere della Sera”, prendendo spunto dal fenomeno dilagante delle baby-squillo, ragazzine minorenni disposte a vendere se stesse ad adulti approfittatori in cambio di denaro. Parla dell’«intrecciarsi di fallimenti di due generazioni: quello degli adulti, i veri responsabili del disastro in cui ci troviamo e che paiono voler abdicare del tutto alla loro responsabilità nei confronti delle nuove generazioni; e quello dei giovani, molti dei quali paiono aver perso la speranza per il loro futuro, accontentandosi di briciole di godimento».

Il libertinismo sessuale dei giovani sessantottini, la ribellione e la sfida alla morale cattolica (anche sessuale), scindendo il sesso dall’amore, ha portato direttamente la società all’ipersessualizzazione. Lo dimostra il dilagare della pornografia, così come la pedofilia spesso con il consenso degli stessi minori. «Adulti maschi alla ricerca di emozioni forti — come il sesso con adolescenti — per combattere la tendenza anestetica del nostro tempo: dove essendo tutto permesso, non si riesce a sentire più niente e si è costretti ad alzare l’asticella della trasgressione».

«Siamo la prima generazione che ha disobbedito ai padri per obbedire ai figli», ha riconosciuto Antonio Polito, editorialista de “Il Corriere”. «Ci siamo ribellati al padre, abbiamo fatto la rivoluzione contro la sua autorità, e ora coi nostri figli facciamo appello al negoziato, alla moral suasion. Abbiamo trasmesso loro il diritto al benessere, senza nessun dovere connesso. Li abbiamo coccolati, protetti. I nostri figli non hanno più trovato in noi qualcuno cui opporsi, uno stimolo a crescere, a rendersi indipendenti».

La redazione


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