Le Bad Girls di Brian Viveros

Creato il 04 giugno 2014 da Alessandro Manzetti @amanzetti

Giorni fa, come grande ammiraglio di una strana flotta di tette, di culi, di tranci di carne umana circondati da trincee di pomodori della Nuova Scozia, ho conferito diverse cittadinanze onorarie di Parigi Sud 5 ad amici e lettori. Quelli (le vittime) che si sono sorbiti, spavaldamente, i miei titoli ebooks incollati al quartiere apocalittico per eccellenza: i romanzi Naraka e Shanti e le raccolte di racconti Parigi Sud 5 e Limbus. Mi sembrava giusto premiare tanta temerarietà. Il motto scelto, Libertè Egalitè, Cannibalisme!, non dice tutto in realtà. Manca l''elemento "resistenza", i veri cittadini di Parigi Sud 5 sono dei combattenti, prede e cacciatori in continua mutazione. Che dire poi dell'appartenenza fetish e sadomaso, così ben rappresentata nei vari bordelli e locali del quartiere, attrezzati con roba davvero all'avanguardia. Bocche ovunque, elettroniche o di carne, che risucchiano passanti scivolati oltre il limite di Bercy Frontiere 2. Arrivo al punto. Ho trovato questi elementi, le bad girls con le pallottole nelle mutandine, le tante eroine di macabre partite di piacere e di dolore (una strana estasi) nei lavori di Brian Viveros. Le sue sono fotografie di Parigi Sud 5 davvero realistiche, affondano tacchi d'acciaio nei marciapiedi marci. Lasciano il segno.

Date una occhiata alle sue creazioni, dove la fragilità femminile, archetipo dallo scroto vuoto, lascia il posto a vere e proprie militaires in armi. Donne che hanno imparato presto a graffiare, donne ferite ma mai vinte, armature di tatuaggi, di ricordi a colori, di sguardi che fanno saltare i bottoni. Ma anche di cartucciere a tracolla ben fornite. Calibri interessanti, teste incendiarie. Donne abituate a incontrare la morte tutti i giorni, che tirano i bordi della veste nera per spostare il destino dal proprio percorso, diritto verso la sopravvivenza. Donne che offrono volentieri un cocktail con quella morte disorientata, ormai amica di troppa gente. La Mietitrice trasformata in una squallida autista, taxi neri che trasportano culi verso l'orgasmo, l'eccitazione dell'ultima notte che se ne fotte di tutto il resto. Del futuro che non esiste, della paura. Traslochi di pensieri, niente più mobili e tappeti di ombre. Lo sconosciuto (il salto dall'altra parte) ha ormai nuovo appeal, da quando la realtà ti vuole affettare, ti corre dietro ogni giorno con la mannaia. Sono queste le bad girls di Viveros, sono queste tante delle donne di Parigi Sud 5.

L'artista statunitense ha capito tutto. Deve esserci stato a Parigi Sud 5, o in altri simili meta-luoghi. Viveros è uno che deve aver viaggiato parecchio. Quando ha partecipato al The Art of Porn Exhibition, nel 1997, esponendo le proprie opere accanto a quelle di un certo H.R. Giger, ha trovato la sua soluzione visionaria. Dalla fusione, dall'arcano matrimonio e continuo accoppiamento biomeccanico dell'artista svizzero, Viveros sceglie di creare dei grandi vivai femminili, di petrolio e di inchiostro, di oli spermatici che l'aerografo lascia scorrere con tutti i miliardi di code che si intrecciano, arrivando alla definizione di femminilità armata. Al dolore che si materializza in elmetti militari, corna affilate, in guantoni da boxe, maschere di morte, teschi intarsiati da cui spuntano mandibole mutate, labbra sensuali che stringono sigari, sigarette. Bocche occupate da trofei maschili. Spettatori che sentono dolore tra le gambe, che sperano che la loro rete elettrica si spinga oltre, mandi segnali più intensi. Sentirsi davvero prede, sentirsi masticare. Vuotarsi le tasche di tutto ciò in cui si è creduto per anni. Roba che ha deformato i pantaloni. Roba di ferro che pesa, incudini che ancorano a terra per non permettere il decollo. Le virate dentro se stessi, nella parte più alta. Soffitti di graffiti antichi, finalmente osservati da vicino. Mandrie di uteri, con tentacoli viola, affrontano uomini con lance, schegge di pietre, armi primordiali da mollare. Se solo avessero capito prima.

Vi lascio a questa piccola carrellata di opere, di fotografie di Parigi Sud 5. Ne trovate moltissime altre sul sito di Viveros. Naturalmente conferirò presto all'artista la cittadinanza onoraria del quartiere apocalittico. Sono certo che non esiterà a fare i bagagli per varcare subito il confine di Bercy Frontiere 2. Troverà la sua roba che cammina, che scopa, che beve tequila sintetica, libera dalle cornici e dai colori immutabili. Finirà subito tra le cosce di una sua creatura. Ci vorrà restare fino alla fine, con l'aerografo rigido e unghie piantate nella schiena. Diventerà una tela anche lui, con rosso prevalente. Pathos di vendetta: mai liberare dalla propria testa fantasmi del futuro troppo pericolosi, abituati alla battaglia.Che l'estasi sia con tutti voi.



http://brianmviveros.com/

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