Le barrette ai cereali di Marco Bianchi e un piccolo sfogo

Da Saramartina21
Oggi stravolgiamo le regole del gioco. Vi presento prima la ricetta...per non costringervi a sorbirvi il pippone che seguirà ^_^. Chi vorrà potrà leggerlo e spero lasciare una propria opinione. Oggi barrette. Ma di quelle sane, fatte in casa e soprattutto realizzate grazie ad una ricetta di Marco Bianchi, tratta dal libro "50 minuti 2 volte alla settimana". Le ricette di Marco sono semplici, sane e cosa non trascurabile anche economiche. Ovvero ci facciamo del bene senza svenarci!! Avevo provato mille volte a realizzare in casa le barrette di cereali. I risultati? Sempre disastrosi. Ricette sbagliate, mancanti di qualche ingrediente, troppo dolci o insapori. Queste invece sono venute bene subito. Equilibrate nel sapore e per niente stucchevoli. Per la prossima volta ho in mente un tocco goloso in più...il cioccolato fondente! Le BARRETTE AI CEREALI DI MARCO BIANCHI 100 grammi di uvetta 100 grammi di nocciole 250 grammi di avena  50 grammi di noci  30 grammi di semi di lino  50 grammi di riso soffiato  50 grammi di farro soffiato  40 grammi di zucchero di canna  80 millilitri di acqua   2 cucchiai di miele Tritate le noci, le nocciole, i semi di lino,lo zucchero e l'uvetta. Aggiungete l'avena, il farro, il riso e tritate per pochi secondi. Unite il miele l'acqua prevista e tritate per altri venti secondi. Stendete l'impasto umido su una teglia e con le mani compattatelo bene e uniformatelo in superficie. Cuocete il composto a 170 gradi per un quarto d'ora. Tagliate poi le barrette fredde dello spessore che preferite. "..La casa era tipicamente svizzera.
Bianca,tetto spiovente,travi marroni a decorarla. Dentro si respirava un forte odore di legno. Frau Scherrer mi guardava con i suoi penetranti occhi azzurri e ripeteva:"Bitte,Essen"..mangia per favore. Io non osavo respirare di fronte alla virago teutonica. Avevo di fronte un piatto orrido a dir poco. Un' enorme salsiccia, delle strane verdure quasi trasparenti (i crauti) e un cumulo di marmellata scura.
Mangia ripeteva.
E io mi sentivo cosi sola. Avevo undici anni,i miei genitori non c'erano più ed io ero ospite da mia sorella in Svizzera. Quel giorno ero sola con sua suocera che non parlava una parola di italiano.E io ancora non parlavo una parola di tedesco.Mi sentivo persa in un mondo fatti di odori ,suoni e sapori che non conoscevo.Mia mamma era umbra,mio papà toscano,potete ben immaginare a quali delizie ero abituata.
Mangia per favore.
L'invito era ormai un ordine. Ed io non dimenticherò mai più il sapore delle mie lacrime,della mia solitudine mischiato al Bratwurst con la marmellata.E ad ogni boccone abbandonavo sempre di più il regno della mia infanzia ed entravo a pieno diritto nel mondo dei grandi. Non c'erano più mamma e papà a difendermi,c'ero io a dover pensare per me..
Mangia per favore.
Non dimenticherò mai Frau Scherrer. Col suo modo tipicamente nordico,freddo, spiccio ma colmo di affetto non espresso aveva cominciato ad allenare il mio carattere.Grazie anche a quel Bratwurst  ho cominciato a tirar fuori la capacità di adattamento,di modularmi alle richieste della vita. Da lì ho cominciato a tirar fuori le unghie ma anche la curiosità nei confronti del diverso da me.E ho viaggiato,conosciuto e imparato.Ho avuto amici di varie etnie che mi hanno insegnato tanto.E non solo a livello umano,ma anche hanno allenato il mio palato a qualsiasi sapore.
Mangia per favore.
Frau Scherrer ora rideva. Eravamo sedute in un Restaurant anni dopo e io avevo di fronte una Banana Split,colma di panna e cioccolato. "Ja,sicher" risposi. Certo che la mangio. Senza più lacrime ormai. Avevo spiccato il volo, ero ormai forte e sicura. E per la prima volta dopo tanto tempo,mi accarezzò una mano. Il miracolo era fatto. Il pulcino piccolo ed indifeso era diventata una solida roccia.
Grazie anche a lei..."
Ho portato un ricordo duro (uno dei tanti) della mia infanzia. Lo scalino che ho dovuto scavalcare per poter riuscire a vivere. Non è stato facile passare da una realtà super protetta al niente, al caleidoscopio di persone, colori, sapori che mi aspettava oltre i confini. Ma è stata una grande palestra per la mente. Un allenamento a calcolare il diverso, a comprenderlo, ad ascoltarlo Dov'è lo sfogo..vi chiederete? Nel ribadire la mia diversità o forse la diversità di tutti noi. Diversità che è un valore aggiunto mai un motivo per etichettare chi non la pensa come me o come voi. Mi trovo giornalmente a dover esprimere idee diverse dal solito. E quello che è sconfortante è vedere la chiusura nelle persone piuttosto che quel guizzo di curiosità che porta a voler conoscere altri confini, altri modi di pensare. Molte volte è motivo di sorriso, altre volte cadono le braccia e si prova una sensazione enorme di chiudersi a riccio e di girare le spalle al mondo. Non seguo strade battute se non convinta,alleno le mie figlie ad usare sempre il loro cervello e mai quello degli altri...perchè alla fine bisogna rispondere solo a se stessi e alla propria coscienza. E' una gran fatica senza dubbio e ci sono momenti come questi in cui la domanda è d'obbligo: ne vale la pena?