Per questo a un certo punto pensa, per assurdo, di non essere mai venuto al mondo.
Immagina che una certa sera di tanti anni prima sia caduta troppa neve e proprio quella sera un autobus giallo dell’Autotrasporti rimane bloccato per quel tempo e suo padre e sua madre sono costretti a tornare a casa tanto da non potersi incontrare (e poi conoscersi e poi innamorarsi) a quell’incontro nella sala Luterana ora andato a monte…
L’ex professore di filosofia a causa di quel mancato incontro non sarebbe allora esistito e forse nessuno ne avrebbe sentito la mancanza, nemmeno Dio.
Che meraviglioso nascondiglio non esistere…
Leggere Le bianche braccia della signora Sorgedahl può essere un’esperienza estetica straordinaria, un piacere stilistico di alto livello.
Un romanzo scintillante scritto con una prosa musicale che incanta e sorprende. Tutto è ricco, accurato, rifinito, continuo, senza scorci né salti né accelerazioni o rallentamenti del flusso narrativo. Ogni frase rivela di essere complementare a un’altra o a molte altre, certi personaggi si prolungano nel proprio doppio, un tema si duplica, la vita riflette se stessa allo specchio, una figura ritorna unificando storie diverse. Il risultato di tutta questo è l’intrecciarsi di una rete vastissima, di maglie quasi inestricabili in cui si rischia ogni momento di perdersi. Ogni sua storia è un’opera di intarsio: un incastro seducente di scene, di paesaggi e personaggi che custodiscono sempre nuove storie.
Twitter:@marcoliber
Lars Gustafsson
Le bianche braccia della signora Sorgedahl
(traduzione di Carmen Giorgetti Cima)
Iperborea
2012