Le bizzarre avventure di JoJo, di Hirohiko Araki

Creato il 03 agosto 2012 da Tizianogb
Tra le mie molte passioni inutili (delle quali, in ogni caso, non mi pentirei neppure sotto tortura), vi è stata un tempo quella dei manga giapponesi, e questo nel loro momento di maggior espansione in Italia, negli anni novanta, quando i portentosi Kappa Boys e le mitiche edizioni Star Comics di Perugia invasero il mercato editoriale italiano come un esercito di samurai, pronti a stupire generazioni intere cresciute a pane e Lupin con le versioni originali e cartacee dei cartoni animati che tanto avevano condizionato la nostra infanzia. Tralasciando i più conosciuti, tra i quali "Lupin 3", "Kenshiro", "Orange Road", "Ranma1/2" e "Lamù" (ebbene sì, leggevo anche quelli), ce n'è stato uno, in particolare, del quale mi piace ricordarne le avventure gloriose: sto parlando de "Le bizzarre avventure di JoJo". Per quel che mi riguarda, il capolavoro di Hirohiko Araki è stato uno dei prodotti più originali e creativamente entusiasmanti che quei geniacci dei ragazzi kappa seppero importare nel nostro paese, e a tutt'ora uno dei più longevi di tutta la storia di questa arte orientale. E' dal lontano 1987, difatti, che "Le bizzarre avventure di JoJo" viene pubblicato in Giappone (dal 1993, in Italia) e siamo ormai giunti alla ottava serie.  Il solo particolare che Araki ha il vezzo di chiamare i suoi personaggi con i nomi di cantanti rock (una peculiarità che gli ho preso in prestito quando ho scritto The Angel Chronicles) basterebbe da solo a spiegare il perché trovi questa serie di una genialità sconfinata; ma, naturalmente, non è l'unico dei pregi che me l'ha fatta amare alla follia. Innanzitutto c'è la storia, o per meglio dire "le storie": una delle particolarità di JoJo, infatti, è quella della quasi totale indipendenza di ogni serie dall'altra (vi è una specie di continutity, questo è vero, in quanto protagonista di ogni serie è un membro della famiglia Jotaro, ma come tutte le continuity di rispetto non preclude a priori una lettura a scopo di svago del fumetto)... ma dicevo delle storie: piene zeppe di colpi di scena, combattimenti e personaggi strampalati: una vera gioia per le vostre sinapsi. Il tratto di Araki, poi, è talmente particolare ed unico che meriterebbe una recensione a parte: i suoi disegni sono pura arte, surrealismo pop all'ennesima potenza. Infine c'è la caratteristica più geniale di tutta la serie, a mio avviso, e cioè la caledoiscopica mescolanza di generi; tanto che dare un etichetta a "Le Bizzarre avventure di JoJo" riuscirebbe difficile anche al più esperto Otaku... tra combattimenti alla Kenshiro, parentesi horror alla Devil may cry, avventure bizzarre ed esotiche a la "One Piece" e suggestioni scolastiche nel più classico stile Jappo, come diavolo si potrebbe definire, un manga del genere? La risposta, in realtà, non è che una sola: questo manga non si può classificare, punto. E' un prodotto totalmente originale ed unico, non catalogabile. E un vero must per ogni otaku che si reputi degno di questo nome.

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :