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Le bugie sull' uscita dall' euro, lira, svalutazione e inflazione

Creato il 10 maggio 2013 da Pasquale Mattera @pasqualem85
LE BUGIE SULL' USCITA DALL' EURO, LIRA, SVALUTAZIONE E INFLAZIONESicuramente sarà capitato anche a voi di poter assistere a qualche dibattito televisivo sull' euro, almeno credo. Bene a questi salotti della sera (ma anche del pomeriggio e della mattina), vediamo sempre partecipare persone che somigliano molto a personaggi descritti in quei film di fantascienza dove il mondo dell' illusione prevale su quello della realtà. Uomini robotizzati e programmati per dire e fare determinate cose. Comunque sono innocui potete star tranquilli, ma se qualcuno comincia a voler discutere dei disastri e del fallimento dell' unione monetaria, che è sotto gli occhi di tutti, deve essere armato di buona pazienza perchè è quasi impossibile far capire determinate cose ad una persona che vive fuori da questo mondo, ed è quasi sicuro che verrà circondato da una esercito di automi che a memoria cercheranno di mutire chi si azzarada a mettere in discussione il sistema euro, con le solite storielle.

Tra le varie storielle strampalate, che spesso vengono esposte da questi robot, ci sono quelle riguardanti la svalutazione e l'inflazione, ovviamente prive di spiegazioni di fondamento storico e scentifico, ma che agli occhi di chi le ascolta, e tende in buona fede a credere a ciò che sente possono risultare verità assolute. Anche perchè quando vengono creati i tatrini televisivi e vengono basati su dibattiti seri come l'euro, i robot-automi rappresentano sempre la maggioranza rispetto a chi magari, è supportato dai dati e riscontri storici, e quindi alla fine risultano agli occhi delle persone dispensatori di verità.

Mi è capitato spesso ascoltare economisti che semplicemente smentivano eventuali invasioni di cavallette con semplici dati di fatto, che non possono essere contestati attraverso slogan propagandistici, ma al massimo con altri fatti più affidabili e certi. Cosa che mai si è verificata, ne all' interno dei salotti serali e nemmeno in quelli pomeridiani e mattutini (ormai siamo circondati anche da loro), perchè in molti casi i robot presenti non conoscono nemmeno il significato degli argomenti che vengono dibattuti.

In particolare la confusione enorme che questi fanno su concetti importanti come inflazione e svalutazione, mischiando l'aumento dei prezzi di beni e servizi (Inflazione), con l'aumento del del costo delle valute straniere rispetto a qualla nazionale (Svalutazione).

Gli automi sono anche chiamti accettori o riconoscitori di linguaggio, infatti se una qualunque persona, peggio ancora se un' economista vero, pronuncia frasi come "uscire dall' euro", i neuroni di questi automi attivano in automatico la proliferazione di un susseguirsi di frasi fatte, secondo una scaletta programmata. Viediamo quali sono.
- L'uscita dall' euro sarebbe una catastrofe, una sciagura ed un disastro.
- Uscendo dall' euro e ritornando alla Lira avremo un' aumento dei prezzi - dell' Inflazione che sarebbe pari alla svalutazione, con perdita del potere d'acquisto dei cittadini.
- La Lira subirebbe una svalutazione del 30/50% (magari!!!) rispetto a.... Non si sa.
- I tassi di interesse salirebbero alle stelle.
- La benzina alla pompa costerebbe di più, nell' ordine del 30/50%.
- Non potremo più comprare materie prime come petrolio e gas, che ci servono per vivere.
- Chi ha un mutuo in euro avrebbe un aumento della rata sempre del 30/50%. (Questa è bella :))

Quindi dopo aver compiuto l'opera programmatica, di propaganda di regime, l'automa si ritira, placa il suo animo e sbuffa ad ogni eventuale smentita rispetto a ciò che ha proliferato. Intanto continua a gongolare nel suo bel mondo parallelo.

Per questi esseri viventi, il debito pubblico è la maggiore delle angherie da cui un paese può essere colpito, la spesa pubblica è indice di sprechi e corruzione (quando i primi corrotti sono loro), le tasse vengono utilizzate per pagare il debito (ma non servivano a pagare i servizi?) e le malefatte del governo, ed il pareggio di bilancio, invece, è cosa buona e bella, perchè incoraggia "operatori esteri" a venire in Italia ad investire i propri capitali.

Ma mettendo da parte il sarcasmo, l'argomento è molto serio e siccome adesso come in futuro dovremo fare i conti con questa folta schiera del più euro e più Europa, credo che trovare un modo per poterli almeno aiutare ad uscire dal loro mondo parallelo, sia un obbiettivo non irraggiungibile.

Anche se nessuno li costringe a guardare ad una realtà diversa dall' austerità e dai trattati, dopotutto a qualsiasi persona piace vivere di illusioni che magari portano dei grandi cambiamenti, ma molte volte bisogna guardare la realtà e da quest' ultima bisogna ripartire per costruire un qualcosa di buono.
Al contrari di certe persone che confondono il mondo parallelo con il mondo reale, e vivono di illusione e e semplificazioni (eufemismo) di aspetti importanti che richiedono la prova dei fatti, alla quale si arriva preparati solo dopo aver approfondito ed esaminato i fondamenti.

Ecco perchè, mi starebbe anche bene che queste persone continuassero a vivere nel loro mondo, purchè si astengano dalla tentazione di disinformare e influenzare in modo alquanto scorretto, chi delle scelte ancora deve farle.

Prendendo spunto da analisi fatte da veri economisti (veri perchè si basano su dati di fatto e non perchè divulgatori di verità) come il professore Alberto Bagnai, Claudio Borghi, Gennaro Zezza, Nino Galloni possiamo solo limitarci a smontare tutte le certezze che non hanno senso di esistere nelle, presenti nelle teste degi eurocrati.

In questo contesto analizzeremo il discorso, dell' uscita dall'euro, della svalutazione e dell' inflazione.

USCITA DALL' EURO. Come già abbiamo visto, ci si appella sempre alla svalutazione ed all' inflazione come cause di sciagura, pestilenza e invasioni barbare, per giustiifcare le loro visioni, senza però ammettere che la vera sciagura è qualla che stiamo assistendo oggi a causa di una scelta sbagliatissima di aderire all' unione monetaria, di paesi con diverse economie e regimi fiscali che possono compensare i propri squilibri solo tramite svalutazioni interne di salari e produzione a causa del tasso di cambio pari (1 euro per 1 euro).

Tra i curiosi e bizzarri pseudo vantaggi che avrebbe comportato l' unione monetaria, viene spesso citata la possibilità di viaggiare senza vincoli in tutta Europa, grazie a Shengen. Sembra che per queste persone, far viaggiare i prori figli tra Parigi, Berlino e Madrid, sia più importante della vita delle persone ed imprenditori che rappresentano il tessuto produttivo nazionale (piccola e media impresa) che sono state penalizzate da un aggancio rigido (cambio rigido) di una moneta forte come L'euro (marco).
Per precisione volevo ricordare che una commissione che va da 1 a 5€ non ha mai spaventato nessuno, e chiunque a voluto e potuto viaggiare per andare a Londra, NewYork, Santo Domingo, Zanzibar, Stoccolma, Hawaii ecc.. lo ha fatto senza problemi, ed a titolo informativo, anche nel 2013 non si sono registrati ripensamenti causa pagamenti di commissioni.
In realtà questo è solo un modo cinico e spietato di pensiero, che oligarchi e banchieri hanno voluto imporre sui fondamenti dell' eurozona: la moneta viene prima delle nazioni, della politica e della cultura, e l'istinto a viaggiare e conoscere che ha caratterizzato l'uomo fin dalla notte dei tempi è solo subordinato alla moneta. Un' pò come se un esploratore pronto a partire, con il suo zaino ed i suoi scarponi, si ferma sull' uscio della porta di casa e pensa:" Quale sarà il tasso di cambio? Quanto mi costerà una commissione? Ok, è meglio che rimanga a casa in attesa di tempi migliori".
L'esempio è giusto per dare una piccola idea..., ma è evidente che questa inversione della scala dei valori sia servita soprattutto ad affaristi, banchieri e speculatori per mascherare il loro interessi:
L' AZZERAMENTO DEL RISCHIO DI CAMBIO.

MI SPIEGO MEGLIO...

L' azzeramento del rischio di cambio e delle svalutazioni, a comportato un enorme vantaggio ai grandi gruppi finanziari e commerciali che cosi poteva spostare ingenti somme di danaro senza incorrere nel rischio di cambio e della svalutazione delle monete nazionali.
Risparmiere la commissione sul cambio per un viaggio da 1000€ a Parigi o Berlino (es.), è cosa assai differente dal prestito di 100 milioni di euro che una banca tedesca fa ad una spagnola, magari favorendo l'inizio di una bolla immobiliare, senza rischiare niente sulle svalutazioni.

Il quadro credo che sia abbastanza chiaro ed evidente a chi abbia giovato la moneta unica, con buona pace degli studenti dell' erasmus, che hanno risparmiato sulla commissione di cambio :).

Chi perchè non vuole o perchè incompetente, non capisce queste cose, ma si professa il sapientone della patria, compie un atto in piena malafede magari perchè colluso con interessi di questi grandi gruppi.

Le persone che invece sono capaci di compiere semplici conversioni, anche attraverso calcolatrici, sanno benissimo che subire tasse, vessazioni, servizi pubblici mal funzionanti, stipendi e pensioni decurtate, limitando o azzerando i rischi che una flessibilità di cambio comporta per i grandi movimenti per agevolare i profitti e le rendite di pochi non sia sicuramente una buona motivazione per continuare a restare nell Oblio perenne.

L' Europa non è e non sarà mai idetificata nell' euro, perchè è un' entità geografica, politica e culturale, che non può prescindere da un pezzo di carta. Oltretutto il vecchio continente è formato da 11 paesi, mentre oggi l'Unione Europea è ne comprende 27, (qualche dubbio mi raffiora...).
Tuttavia l'euro, come tutte le cose umane, non è irreversibile come in tanti vogliono far credere, e la storia dimostra centinaia di dissoluzioni valutarie o sganciamenti da latre valute che in seguito non hanno comportato invasioni e carestia. Ad esempio l'Argentina, che dopo un primo periodo fisiologico di assestamento, ha ricomiciato a svilupparsi.

SVALUTAZIONE.

Altra frase ad effetto, che spesso viene protata a galla è quella che data dalla svalutazione della nuova moneta (nel nostro caso la Lira). E ci sparano due cifre a casaccio, 30-50%, e non tengono conto dei fattori che realmente influiscono sul tasso di cambio. I precedenti storici dicono che a seguito di uno sganciamento da una valuta forte, di conseguenza si verifica un recupero di competitività perduta dei prezzi rispetto all' area valutaria principale (nel caso dell' unione europea trattasi di, Germania).
La svalutazione, quindi tiene conto del differenziale di inflazione tra Italia e Germania (es. quella della Germania è 1,6 mentre quella dell' Italia è 2, il differenziale sarà 0,4) dal 1999 sino ad oggi. A conti fatti dovrebbe attestarsi intorno al 20/25% non di più.
Ovviamente la Lira si deprezzerebbe rispetto all' Euro, ma potrebbe apprezzarsi rispetto ad altre valute con cui i paesi di origine l' Italia intrattiene rapporti commerciali.
Quindi quello che è importante, non è tanto la svalutazione tra un paese ed un' altro (bilaterale), ma il tasso di cambio effettivo (nominale) che rappresenta una media di tutti i tassi di cambio bilaterali principali, misurata in base al valore specifico degli scambi effettuati con i rispettivi paesi di origine

Mentre questa teoria chiamata anche “parità relativa del potere d’acquisto”, è utile per capire movimenti del cambio nel lungo periodo, ed è applicabile soltanto alle variazioni di prezzo di beni e servizi effettivamente destinati all’esportazione, imovimenti di cambio di (quindi il tasso) nel periodo breve sono influenzati da altri due elementi della bilancia dei bagamenti che risultano essere il saldo delle partite correnti e gli investimenti finanziari.

Per quanto concerne il nostro saldo delle partite correnti al 2012 è in deficit (-€30 milliardi, come dimostra il grafico), ma la causa principale non è da ricercare principalmente nei flussi commerciali (importazione ed esportazioni anche perchè la bilancia commerciale è in pareggio), quanto alla grossa mole di interessi pagati sul debito estero, i profitti dagli investimenti esteri in Italia, le rimesse dei migranti. Quindi siccome la svalutazione dovrebbe comportare un miglioramento della bilancia commerciale (surplus di esportazioni rispetto ad importazioni), questo processo unito a tassi più bassi sul debito estero (la, Banca Centrale, Banca D'Italia svincolata dalla BCE, riaquisirebbe quella autonomia persa anni fa, potendo sviluppare politiche monetarie, ed in particolare dei tassi d'interesse), ad un controllo ben preciso e capillare del deflusso dei capitali e degli investimenti esteri in Italia, dovrebbe portare in bereve tempo un netto miglioramento del saldo delle partite correnti, ed il conseguente apprezzamento della valuta nuova (Lira).
LE BUGIE SULL' USCITA DALL' EURO, LIRA, SVALUTAZIONE E INFLAZIONE

Analizzando la questione finanziaria, l' Italia in particolare ha una ricchezza di 3600 miliardi di euro, che molto difficilmente potrà essere moblizzata verso l'estero, con effetti negativi sul cambio della nuova lira. Punto 1. Perché molti degli asset finanziari hanno già subito svalutazione nel corso degli ultimi anni, e quindi l'effetto del deprezzamento della nuova lira sarà meno invasivo (un conto è svalutare del 20%, 1 milione, un' altro se svaluti del 20%, 1000). Vi chiederete quale sia la svalutazione degli asset? Lo spread sui titoli di stato, che rende meno pregiati i nostri asset perchè costringe le aziende a finanziarsi a tassi di interesse più alti. Punto 2. Le fughe di capitali, già si sono verificate in questi anni, e si sono tradotte nel differenziale dello spread (in molti hanno venduto titoli italiani e acquistato quelli tedeschi, anche in previsione di un' eventuale uscita dall'euro dell' Italia**). Con un controllo più accurato sulla circolazione dei capitali durante il periodo di transizione in cui è maggiore l’instabilità di cambio, si eviterebbero ulteriori crisi nei nostri conti con l’estero.
E' anche possibile (anzi quasi certo) che nei primi periodi di passaggio alla nuova lira, approfittando dell' iniziale vantaggio di cambio, possano presentarsi investitori esteri portatori dei loro capitali per fare investimenti finanziari di portafoglio o in conto capitale, aumentando l'offerta di valuta estera e la domanda di nuove lire.
Operazioni di flusso e deflusso di capitali, che come abbiamo detto prima devono essere controllate per evitare un' aumento spropositato del debito estero nel conto finanziario della nostra bilancia dei pagamenti, porteranno ad apprezzare il cambio della nuova lira e non a deprezzarlo.
Le tesi sulla svalutazione che raccontanto di invasioni di cavallette, sono infondate e ingiustificate da fatti reali.
** Il differenziale di tassi in più che l'Italia paga sui titoli di stato non è altro che un' assicurazione che l'investitore (o speculatore) chiede per tutelarsi da una eventuale dissoluzione monetaria o default. Ciò significa che anche un eventuale uscita dall' euro comporterebbe perdite risibili per chi si è tutelato dall' Italia con tassi raddoppiati ed in alcuni casi triplicati rispetto alla Germania.

INFLAZIONE.

Qui invece siamo nella pura follia.... Sempre seguendo il (non) ragionamento automistico, e stando a quanto ci dicono, se l Italia svalutasse del 25% avremo di conseguenza un' inflazione del 25% !!! Data l' incompetenza ed anche la malafede di chi porfessa queste castronerie, è bene precisare che un eventualità di questo tipo si potrebbe manifestare solo nel caso in cui L'Italia importerebbe tutto ma proprio tutto (materie prime, semilavorati, prodotti finiti, servizi), e non producesse niente di mano propria.
Chi dice che tra svalutazione e inflazione c'è un rapporto diretto e così radicato, semplicemente mente. Al contrario si verifica il fenomeno pe cui solo un’inflazione molto alta alla lunga produce una svalutazione del cambio, perchè a parità di produzione due paesi che hanno un' inflazione diversa, quello con i prezzi più alti avrà bisogno di più moneta rispetto a quello con prezzi più bassi, quindi di conseguenza il cambio si adeguerà in base a queste caratteristiche. Quindi quando si vuole considerare il reale potere d' acquisto di beni e servizi prodotti in un dato paese rispetto ad un' altro, bisogna prendere in riferimento il tasso di cambio reale che tiene conto del differenziale di inflazione tra due paesi. Se una moneta di un paese subirà una svalutazione del 15%, e per diversi motivi subirà un' inflazione del 15 %, il tasso reale di cambio non varierà, perchè l'inflazione, quindi l'aumento dei prezzi, compenserà la svalutazione, e per un' acquirente sarà indifferente rispetto a prima. Ed è il principale motivo per cui gli automi esprimono certe affermazioni: ragionano in termini di cambio reale e non di cambio nominale e quindi secondo il loro modo di pensare, i benefici che comporta una svalutazione sono ricompensato da un aumento dei prezzi di pari dimensione. Ma come vedremo i dati la storia ci dicono tutt' altro. E noi ci appoggiamo su quelli e non sulle chiacchiere.

Infatti nella storia una svalutazione del 20%, non è mai stata accompagnata da un’inflazione del 20%. La certezza di quanto appena detto ci viene consegnata dal grafico sottostante dove possiamo confrontare l’andamento dell’inflazione con il tasso di svalutazione effettiva (nominale) dal 1975 al 2009: e come possiamo ben notare, non esiste alcun rapporto tra inflazione e svalutazione. Durante i cambiamenti continui tra svalutazioni e rivalutazioni, il percorso dell' inflazione ha seguito una strada indipendente di continua deflazione. Addirittura la forte rivalutazione della lira del 1979 (25%) avvenuta con l'ingresso nello Sistema Monetario Europeo (SME) è stata accompagnata da un' inflazione crescente, mentre il caso più evidente di svalutazione avvenuta nel settembre 1992 con l'uscita, a tempo determinato, dell' Italia dal vincolo dello SME, accompagnata da una discesa dell’inflazione dal 5% al 4%. Proprio in questo specifico caso, l' Italia uscì dallo SME perchè la lira fu colpita da attacchi speculativi (Soros), e per mettere un freno a ciò il governatore dell' allora Banca D' Italia (Ciampi) nel vano tentativo di difendere il tasso di cambio pari imposto dallo SME, bruciò circa 50 miliardi di riserve di dollari. A svalutazione avvenuta, a seguito dell' uscita dallo SME, dopo circa un' anno che la lira era libera di fluttuare sul mercato dei cambi valutari, l'Italia riprese a crescere in termini di esportazioni e produzione e le importazioni divennero meno convenieti. Detto questo, a  maggior ragione se pur esistesse una correlazione diretta tra le due componenti, la storia e i dati di fatti ci dimostrano che è contraria rispetto alla disinformazione che propinano i cervelloni automistici.

LE BUGIE SULL' USCITA DALL' EURO, LIRA, SVALUTAZIONE E INFLAZIONE
Se la svalutazione del 1992, come dicono i cervelloni di servizio, sarebbe stata corrisposta ad un' aumento proporzionale dell' inflazione (ma l' inflazione in quell' anno, come abbiamo visto, diminuì) il saldo della nostra bilancia commerciale non avrebbe subito cambiamenti particolari perché la svalutazione sarebbe stata ricompensata dall' inflazione, quindi i prezzi rimasti invariati, e per gli acquirenti esteri sarebbe stato indifferente comprare o meno nel nostro paese. Ma anche in questo caso, i dati dicono che il cambiamento avvenne (vedi grafico sotto), infatti la nostra bilancia commerciale nel giro di un' anno passò da un disavanzo ad un avanzo (vedi grafico sotto) fregistrando il suo picco massimo nel 1996, ritornando poi a decrescere non appena si decise disgraziatamente di rientrare nello SME (1996) e nell' unione monetaria (1999).
LE BUGIE SULL' USCITA DALL' EURO, LIRA, SVALUTAZIONE E INFLAZIONE
Il passaggio per comprendere meglio come funzionano i meccanismi di svalutazione del cambio, è evidente analizzando il grafico sotto che confronta il tasso di cambio reale con il tasso di cambio effettivo (nominale): i due andamenti sono esattamente uguali e contrari e come per la terza legge di newton, ad un' azione corrisponde una reazione uguale e contraria anche ad ogni svalutazione nominale della nostra moneta corrisponde esattamente una rivalutazione reale della valuta estera, quindi l’effetto inflazionistico che tanto in malafede preoccupa i robot di salotto, ha un' attinenza totalemnte indiretta con i meccanismi di svalutazione e rivalutazione.
LE BUGIE SULL' USCITA DALL' EURO, LIRA, SVALUTAZIONE E INFLAZIONE
L' infalzione, ad oggi dipende da diversi fattori, ma più riguardanti fatti ricorrenti all'economia reale che alle politiche monetarie. Possiamo affermare che con le tecnologie che abbiamo per fortuna a disposizione e la grande mole di offerta di beni e servizi, e purtroppo la disoccupazione crescente, avendo un controllo costante della domanda, non vi può essere emissione monetaria, espansione dei salari (che dipende dal tasso di disoccupazione, perchè un' aumento dell' offerta lavoro, in periodi di forte disoccupazione produce una tendenza regressiva dei salari, in parte si può spiegare col fatto che le imprese vogliono fare più profitti a discapito dei lavorati ed anche perchè lo Stato ed i sindacati curano questo tipo di situazioni in modo superficiale), che provochino inflazioni disumane, se non i casi limti, come proteste e scioperi tipo quella dei forconi in Sicilia, o a possibili "sfasamenti" del tessuto produttivo non troppo flessibile all' adattarsi a nuovi tipi di domanda (ma oggi problemi di questo tipo non ne abbiamo, anzi abbiamo fin troppa offerta riservata nei magazzini) o aumenti di prezzo delle materie prime esagerati, dovuto a eventi eccezionali, come la crisi del petrolio del 1973 che causò un aumento medio del prezzo del petrolio del 258% e conseguì un' aumento dell' inflazione in Italia fino al 20%. Ma fù un problema che riguardò tutti i paesi che al mondo importano petrolio. Ed è comprensibile che un' imprenditore che si trova con quadruplicarsi del prezzo di una determinata materia prima come il petrolio, che influisce in modo diretto ed indiretto sui costi di produzione tramite innalzamenti delle bollette energetiche, sia costretto ad aumentare di conseguenza i propri prezzi di vendita per riuscire a mantenere un margine di guadagno, e quindi e normale che questo aspetto si rifletta anche sul potere d'acquisto dei salari del lavoratori.

La svalutazione è una componete molto importante per un paese, ed in particolare nella storia degli ultimi 35 anni in Italia si muove, tra il 20 ed il 25%, e consente alle aziende e imprese di rimodulare i propri costi, margini di guadagno, e mantenere inalterata la competitività dei prezzi rispetto ad altre nazioni di riferimento e reagendo cosi sull' aumento delle materie prime, dei semi lavorati, prodotti finiti e servizi effettivamente riconducibili a fornitori esteri.

Morale della favola, nella maggior parte dei casi è l'inflazione che comporta una svalutazione e mai il contrario, ed una situazione simile la si può riscontrare sempre nel primo grafico che mette a confronto svalutazione e inflazione, quando nel 1976 la Banca D'Italia decise di attuare una svalutazione della lira del 20%, per recuperare i margini di competitività perduta dei prezzi dalle imprese italiane negli scambi con l'estero, a causa prorio del picco inflativo del 20% che si era registrato appena due anni prima.
Molti non lo sanno ma anche quando fu introdotto, nei primi due anni l' euro subì uno scivolone del 20% rispetto al dollaro, ma di infazione spropositate e invasioni di cavallette nemmeno l' ombraaaa (nooooooooooooo non ci posso credere!!!). L'inflazione si matenne intorno ad un 3% artificiale, perchè non potendo una nazione europea svalutare l'euro nei confronti di una sua stessa "sorellastra", perchè il cambio tra euro e euro è fisso, furono e sono tutt' ora applicate politiche, in tutta Europa, di contenimento dei salari e dei costi di produzione, la cosidetta svalutazione interna.

LA SPESA PUBBLICA. Frase che insieme a parole come svalutazione e inflazione, nel dibattito dei tolk show presenziati da servi e servitori, rappresentano il male assoluto da abbattere in un paese. Ma come al solito le cose sono diverse da qulle che ci dicono. Soprattutto in periodi di austerità quando siamo in presenza di alta disoccupazione e alta capacità produttiva, che è diversificata in diversi strati di offerta.  Dato che la spesa pubblica e di conseguenza l'inflazione, secondo questi cervelloni del mondo parallelo, abbatte il potere d'acquisto, è doveroso ricordare che il potere di acquisto dei lavoratori può essere difeso con i normalissimi meccanismi di regolazione dei salari adueguati all’inflazione che oltretutto vengono utilizzati in quasi tutti i paesi più civili e democratici del mondo.

Ma non possiamo pretendere che venga capito un concetto cosi semplice, da chi vive in altre realtà fantascentifiche, anche perchè i loro interessi sono altri. E per loro è difficile da speigare all'opinione pubblica che l'inflazione dell' eurozona è mantenuta aritificialmente bassa per proteggere gli spostamenti finanziari di grandi gruppi e proteggere il valore dei grandi patrimoni di banchieri, speculatori e oligarchi, e tutti quelli che con le politiche neoliberiste hanno imparato a vivere senza sapere nemmeno cosa significhi la parola lavoro, e non riuscendo mai a provare un minimo di vergogna. Trattasi di una distribuzione non equa delle risorse che a lavoratori, pensionati, piccoli e medi imprenditori, società civile. Mantenere l’inflazione artificialmente bassa grazie al contenimento dei salari reali e all’aumento della disoccupazione non avvantavvantaggia una ristretta maggioranza a scapito della maggior parte dei lavoratori, di cittadini, nonostante la bassa inflazione artificiale europea, e grazie a queste politiche miopi fatte di disuguaglianza e poca democrazia, non riusciranno mai a trarne sostanziali benefici .
Oltretutto l'inflazione bassa non incentiva nemmeno un' imprenditore a fare investimenti, perchè se quest' ultimo deve indebitarsi con una banca ad un dato tasso di ineteresse e prevede che i suoi flussi di cassa saranno incerti o addirittura decrescenti perchè legati ad un adamento costante o deflattivo dei suoi prezzi di vendita, preferirà rimandare l'investimento a momenti migliori.
Come dice il professore Alberto Bagnai, una Democrazia per essere tale deve basarsi soprattutto su una corretta e trasparente informazione rivolta ai cittadini. In caso contrario trattasi di un criminale che proprina notizie false, infondate atte a orientare in un solo senso (a proprio vantaggio) l'opinione pubblica.
Le cose che abbiamo scritto oggi, sono argomenti ripresi, straripresi e condivisi anche da economisti come Stigliz e Krugman, e di tutto quello che è contenuto in questo lungo post, vorrei che nemmeno una riga fosse considerata verità, ma solo un riscontro dei fatti (non delle chiacchiere) e di quello che la vera economia espone.

Voglio chidere questo articolo con una bellissima citazione di John Maynard Keynes, che rappresenta, in modo inequivocabile quello che oggi stiamo vivendo in Europa.
Il futuro ci è sfuggito di mano e nessun uomo detiene più il controllo dei destini immediati dell'Europa. Glieventi del prossimo anno non saranno opera deliberata degli statisti, masaranno determinati da quelle correnti segrete che fluiscono continue sotto la superficie della storia, e di cui nessuno sa predire lo sbocco. Abbiamo un solo modo per influire su di esse: mettere in moto le forze della conoscenza e della fantasia capaci di mutare l'opinione. Affermare la verità, distruggere le illusioni, dissipare gli odi, aprire gli animi e istruire le menti; questi devono essere i nostri strumenti”.

Nel prossimo post parleremo DEI RESTANTI ALTRI PUNTI SU CUI DIVERGONO GLI EUROCRATI

Intanto vi consiglio di guardare, per chi già non lo avesse fatto, la seguente intervista fatta da Claudio Messora al professore di economia Claudio Borghi Il Click Per un Blog Utile

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