In tema di rifiuti i dati ufficialmente sanciti dai nostri organi di certificazione stabiliscono che in Toscana nel 2009 ogni cittadino ha prodotto 663 Kg. di rifiuti (una delle medie più alte tra le regioni italiane): tale dato si riferisce peraltro solo ai cosiddetti rifiuti “urbani” (ne sono esclusi cioè gli speciali ed i pericolosi) ovvero appena un quarto del totale dei rifiuti prodotto. Attualmente solo 55 dei 287 Comuni della nostra regione hanno raggiunto o superato la quota del 45% di raccolta differenziata (obiettivo 2008) e di questi solo 9 su 287 avrebbero già raggiunto il nuovo obiettivo del 55% previsto entro la fine del 2010.La discarica di Case Passerini è ormai praticamente chiusa da un anno ed i rifiuti urbani di Firenze vengono trasportati in parte in Provincia di Pisa, a Peccioli, ed in parte in Provincia di Arezzo, a Terranuova Bracciolini.In un simile contesto è chiaro che ogni piccolo progetto, ogni piccola idea, ogni personale, singola buona pratica volta a fornire un contributo all’attenuazione del problema “gestione e produzione dei rifiuti” rappresenta un passo importante.
E’ partendo da questo presupposto che ho deciso di parlare dell’esperienza di un socio degli Amici della Terra di Firenze, Aldo De Luca, che da circa due anni e mezzo sta gestendo un piccolo orto applicandovi delle soluzioni a mio avviso meritevoli di maggiore attenzione proprio perché del tutto sostenibili.Aldo sta recuperando e riutilizzando le vecchie balle di juta usate dalle torrefazioni per il trasporto del caffè e destinandole, come vedremo, a più usi.
Qui le vecchie balle, abbinate al riutilizzo delle ceste normalmente usate per la raccolta delle olive, costituiscono un originale sistema per produrre l’humus che poi viene interamente recuperato per la produzione degli ortaggi.
Il compostaggio nella sua fase iniziale ...
... ed in quella finale a risultato raggiunto.
Le ceste in plastica per la raccolta delle olive, poggiate su vecchie tavole di legno, e rivestite con la tela dei sacchi del caffè vengono usate per la raccolta di tutti gli scarti organici della cucina, in tal modo interamente recuperati e sottratti alla raccolta tramite cassonetti. Man mano che si riempie una cesta, si avvia la raccolta dell’organico in quella successiva. Ma a questo sistema Aldo ha applicato la cosiddetta “lombricoltura”. I residui organici depositati nelle cassette iniziano la loro naturale fase di decomposizione nelle prime 6-8 settimane ed a partire proprio dal terzo mese di decomposizione essi sono “attaccati” dai lombrichi della specie “Rosso della California” che oltre a completare la fase di deterioramento dei residui organici contribuiscono a formare un terriccio particolarmente ricco di sostanze nutritive per le piante.Tutto il procedimento avviene in maniera naturale e senza interventi esterni da parte dell’uomo. Una volta immessi, circa due anni fa, i primi lombrichi in una delle ceste per l’organico, essi hanno iniziato a riprodursi da soli così come da soli e spontaneamente questi vermetti - capaci di mangiare ogni giorno il doppio del proprio peso corporeo e vivere addirittura fino a 16 anni - migrano da una cassetta all’altra.
Sopra le balle non cresce praticamente nulla e quel poco che vi spunta lo si elimina facilmente con il gesto di una mano. Quello che cresce sotto la tela secca in breve tempo per mancanza di luce e viene riassorbito direttamente dal terreno.
Ricapitolando con l’uso di queste vere “eco balle”, così soprannominate da Aldo - che sul tema ha realizzato un sito internet a questo indirizzo davvero interessante - si recupera materiale organico, si riutilizza qualcosa altrimenti destinato alla discarica, si riduce il lavoro dell’uomo, si evita l’uso di diserbanti chimici, si risparmia sull’utilizzo dell’acqua e grazie al compostaggio abbiamo anche un ottimo ammendante prodotto sul posto e pronto per l’uso.
Nell’orto-salotto di Aldo non si butta via niente e così sono recuperate anche le vecchie compostiere un tempo distribuite dal Comune di Firenze che in parte sono adibite a contenitori per attrezzi e sementi ed in parte ancora utilizzate per il loro ruolo originario e tra l’altro come luogo di destinazione finale delle tele di juta ormai in stato di decomposizione.
Chi volesse avere maggiori informazioni può rivolgersi direttamente ad Aldo al seguente indirizzo mail: aldo@vereecoballe.it
Michele Salvadori