La risposta la so già, non le butto.
Sto parlando di videocassette, centinaia di vhs accumulate nel giro di 10 e più anni, nell’era pre-dvd e pre-divx. In realtà non le ho accumulate. Sono accuratamente numerate, classificate e ordinate, i titoli segnati su una rubrica del telefono. Solo che ho bisogno di spazio, i miei libri hanno bisogno di spazio, il materiale universitario necessita un posto definito (attualmente è diviso tra un “cubo” del LIDL, uno scaffale del mobile dell’ingresso e parte dell’anta a ribalta di un mobile con dentro le pratiche di lavoro di Anacleto).
Comunque ho già pensato dove metterle, non sarà esteticamente gradevole ma pazienza, in quanto esteta poco attenta all’estetica di casa sua me ne sbatto. Più che altro bisognerà convincere Anacleto, ma alla fine credo che cederà sotto i colpi di quella canaglia che è la nostalgia. Ovviamente non deve conosce il mio personalissimo piano: costruire una casa museo alla D’Annunzio (che pure detesto), piena di vecchiume, ricordi, una cattedrale di cianfrusaglie a perpetua memoria.
Il fatto che questo piano non vada esattamente d’accordo con il bisogno di creare dello spazio per studiare è un’inezia.
La mia vita è fatta di pile, non le batterie da mettere nei telecomandi, pile di roba, sculture traballanti. Quale miglior metafora proprio per la mia vita? Che vena poetica. Torno a sistemare.