Ma i brividi vengono soprattutto perché dietro tutto questo si scorge un Paese che non ha la forza di opporre la minima resistenza alla deriva presa dall’Europa e arriva a sperare che sia proprio il massimo sponsor dell’austerità a cavarci in qualche modo dai guai. Siamo ormai all’iper irrealismo perché è evidente che la vittoria tutta personale della cancelliera condizionerà qualsiasi eventuale alleato anche più di quanto non accadesse prima. E gli unici che non vorranno adeguarsi sono proprio gli antieuro cresciuti a sorpresa quasi al 5%: se qualcosa cambierà sarà proprio in quella direzione sempre più in crescita, nonostante il Parlamento sia sfuggito per qualche decimo.
Questo senza dire che la disfatta dei socialdemocratici e dei Verdi è dovuta in gran parte alle astensioni degli elettori più a sinistra, stanchi di appiattimenti sulla Merkel, tanto da rendere questo tipo opposizione complice e/o superflua. Una ennesima lezione per il Pd che di questo passo rischia di prendere una batosta non da una cancelliera di ferro che ha perseguito con tetragona ostinazione gli interessi tedeschi del momento, ma dal morto che cammina Berlusconi. Certo è difficile che ci facciano un pensiero visto che già Napolitano ha detto che la Merkel rafforza l’Europa e si sa Napolitano non si tocca. Ci tocchiamo noi, semmai.
Dire che proprio oggi il Financial Times pubblica un documento contro l’austerità firmato da molti economisti di rilievo europei e promosso dagli italiani Brancaccio e Realfonzo : si mostra come le previsioni nere fatte nel 2010 e sottoscritte da 300 economisti si siano puntualmente realizzate. Si invoca l’addio a politiche rivelatesi nefaste, quelle stesse accettate senza riserve dal nostro sistema politico tutto teso a ubbidire senza fiatare e a vendere stravaganti verità ai cittadini nella speranza che essi non si accorgano di essere eterodiretti. Con un Pd che un giorno acclama Renzi e l’altro Letta in una furibonda ricerca di una strada maestra per l’auto perpetuazione. .
Ma di questi italiani non si parla sui media, né raccolgono l’attenzione dei vegliardi della Repubblica che preferiscono accendere impossibili candele votive.