Analizzando i dati sui bambini fino a 5 anni residenti in un raggio di 10 chilometri delle centrali considerate, lo studio ha dimostrato che i tassi di leucemie non sono diversi rispetto a un gruppo di controllo, cioè a un campione di bambini residenti lontano dalle centrali: «Non c’è alcuna prova che indichi un aumento del rischio di leucemie e altri tumori nelle vicinanze delle centrali nucleari».
Il COMARE raccomanda comunque al governo di mantenere un’attenta sorveglianza sull’ambiente e la salute pubblica: un aspetto particolarmente rilevante in vista del nuovo programma nucleare britannico. «È chiaro che il programma non piace a tutti, per cui è importante affrontare in modo appropriato tutte le paure infondate sui rischi per la salute».
Il nuovo rapporto, più esteso e dettagliato, conferma i risultati dei 13 studi realizzati in precedenza dal COMARE. Si aggiunge anche alla lista di pubblicazioni che hanno confutato una ricerca tedesca del 2007 in cui invece era stato riscontrato un aumento di leucemie infantili nei dintorni delle centrali nucleari.
Il COMARE osserva che lo studio tedesco non era stato in grado di prendere in considerazione i possibili fattori confondenti, come lo status socioeconomico e la densità di popolazione: due elementi che influenzano notoriamente l’epidemiologia delle leucemie. «Se ci fosse stato un effetto come quello individuato dallo studio tedesco l’avremmo riconosciuto. Ma non c’è», ha dichiarato Alex Elliott, presidente del COMARE. Secondo Elliott i ricercatori tedeschi dovranno cercare altre cause per l’aumento di leucemie che avevano osservato.