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Se siete persone che nella propria vita vogliono raggiungere un obiettivo, forse vi siete chiesti come poterlo ottenere. E forse avete guardato all'esempio di quelle persone che ce l'hanno fatta. Come sono sorti dalla nebbia e come hanno costruito il proprio successo. Su quali basi, progetti, idee, si sono dati da fare per raggiungere il proprio sogno.
Ma anche se non ve lo siete mai domandato, ho qui pronta la risposta per voi, dallo studio di una psicologa americana.
Angela Lee Duckworth è una ex insegnante di matematica con esperienze in società di consulenza, come McKinsey & Company, che è diventata ormai una psicologa con tanto di dottorato alla Penn University. Durante la sua esperienza come insegnante ciò che la colpiva particolarmente era la disparità di rendimento che c'era tra i suoi studenti: perché alcuni rendevano di più e meglio? A cos'era attribuibile il differenziale competitivo che c'era tra i ragazzi? Cosa impediva ad alcuni di apprendere con facilità anche concetti semplici?
La risposta potrebbe essere banalmente che in ogni classe ci sono ragazzi più intelligenti e ragazzi meno intelligenti. Che l'estrazione sociale della famiglia e la storia personale dell'allievo contribuiscono al suo attaccamento al risultato scolastico. Ma sappiamo tutti che in realtà non è così semplice, e la Duckworth ci tiene a precisarlo, ribadendo che spesso gli studenti con i risultati migliori non erano quelli con il quoziente intellettivo più elevato, o quelli con la migliore estrazione sociale. Dalla propria esperienza quotidiana ognuno di noi potrebbe ricavare esempi analoghi a questa evidenza: quante volte ci siamo sentiti un po' defraudati, giustamente o meno, dai risultati di qualcuno che riteniamo inferiore a noi? Quante volte abbiamo detto: "Ma questo posso farlo anch'io!" o ci siamo soffermati a criticare qualcuno perché si era messo in gioco. Il punto è: " Perché ha fatto lui quella cosa e non io?", e dovremmo risponderci: "Ed io dov'ero? Che stavo facendo?".
Il dilemma da sciogliere quindi è: "Chi ha successo? E Come l'ha ottenuto?"
La Duckworth, per rispondere a questa domanda, ha messo su un bel caso di studio che non si limita alla scuola, ma include la West Point Military Academy, la National Spelling Bee e numerose aziende che si sono offerte di collaborare. "In tutti questi studi un' unica caratteristica è emersa come predittrice del successo. E non era l'intelligenza sociale. Non era l'aspetto fisico, una buona salute, o il Q.I. Era la grinta." Lei usa la parola grit, che descrive come segue:
Grit is passion and perseverance for very long-term goals.Grit is having stamina.Grit is sticking with your future, day in, day out,not just for the week, not just for the month,but for years, and working really hardto make that future a reality.Grit is living life like it's a marathon, not a sprint.Ciò che permette a certe persone di avere successo è il fatto di perseguire tenacemente i propri obiettivi, di avere resistenza e pazienza nel lungo periodo, a prescindere da tutto il resto. Nel suo studio è emerso anche come il talento o in genere l'intelligenza si sia spesso dimostrata quasi agli antipodi rispetto al concetto di grinta e perseveranza.
Insieme al suo team ha anche approntato un semplice questionario, compilabile qui, per stabilire quanto sei "grintoso", questionario che si è rivelato molto più efficace rispetto ad altri indicatori nel predire ad esempio quante persone sarebbero arrivate alla fine del periodo di addestramento alla Scuola Militare o quanti insegnanti che lavoravano in aree socialmente difficili avrebbero lasciato il proprio lavoro nel breve futuro.
Ciò però che il suo studio non svela e a cui lei stessa non sa rispondere è: come instillare la grinta nelle persone, come far nascere questo desiderio di realizzazione personale duraturo e costante?
La risposta proviene, e lei stessa la suggerisce come una possibile soluzione, dagli studi di Carol Dweck dell'università di Stanford, la quale teorizza l'esistenza di due tipi mentalità diverse: una "mentalità statica" ed una "mentalità di crescita". La mentalità di crescita prospera in condizioni di sfida e vede il fallimento non come una dimostrazione di non intelligenza, ma come una prova per crescere e migliorare e per estendere le proprie abilità. La soluzione sarebbe quella di capire che i fallimenti non devono farci rassegnare o demoralizzare, ma che sono delle prove che dobbiamo necessariamente superare per avere successo, da cui possiamo apprendere molte cose e di conseguenza migliorare, in una continua tensione verso l'alto alla ricerca di noi stessi.
via BrainPickings.com
le parole di Angela Lee Duckworth sono tratte dal suo incredibile discorso ai TED Talks