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Le ciclabili leggere costano pochissimo, potrebbero essere migliaia di chilometri, combattono in automatico la doppia fila. Ecco perché non si fanno

Creato il 22 ottobre 2013 da Romafaschifo
Questa è Verona. Pensata a Roma, in ogni strada con le dimensioni che permettono di farlo, fare una cosa del genere. Automaticamente si trasferirebbe spazio-di-carreggiata dalla doppia fila alla mobilità ciclabile. Una rivoluzione che stravolgerebbe le cattive abitudini e trasformerebbe Roma in una città paradiso della bici. E la cosa costerebbe due lire: ci guadagnerebbero tutti. I commercianti lavorerebbero di più (chi gira in bici spende di più, è provato); molti meno incidenti dunque miliardi di risparmio per il sistema sanitario regionale; molto meno smog dunque meno malattie polmonari (ulteriori miliardi ogni anno -miliardi, signori- di risparmio per la Regione Lazio); meno congestione causata dalla sosta selvaggia e dunque maggiori flussi per l'economia (stop ad appuntamenti persi, per dire, e cento altre conseguenze); maggiore fetta di popolazione in bici dunque minore obesità e problemi correlati (altre centinaia di milioni recuperati dal sistema sanitario che oggi spende una patrimonio per curare i problemi legati alla ciccia dei culoni romani che fanno pure 400 metri in macchina tanto poi "n buco dove metterla se trova sempre"). Insomma, un guadagno netto da far spavento. Migliaia di piste ciclabili in pochissimi mesi. Paura, eh?

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