La citazione più evidente, alla quale si ispira tutto il film, oltre che alla vicenda personale di Charlie Chaplin. Il passaggio dal cinema muto a quello sonoro visto come la fine di un'epoca e l'inizio di una nuova storia, in cui bisogna farsi trovare preparati, pena l'oblìo. Il tip-tap finale tra Dujardin e la Bejo strappa l'applauso.
La perdita della fama, della gloria, della ribalta. La discesa agli inferi, la povertà, il tunnel cieco dell'alcolismo. E poi la risalita, favorita dall'ostinato amore di una donna. Impossibile non tornare indietro con la mente a questo film, sempre del grande Wilder.
VIA COL VENTO (di Victor Fleming, 1939)
Il personaggio di George Valentin, mirabilmente interpretato da Jean Dujardin, è chiaramente ispirato alla figura di Clark Gable: non solo per i 'baffetti' e la corporatura, ma anche per presenza scenica e magnetismo, oltre che per la capacità di 'reggere il palcoscenico' con fisicità e movenze, esattamente come i grandi divi del muto (e qui potremmo citare anche Rodolfo Valentino - il cognome del personaggio non è certo casuale - ed Errol Flynn...)
Per una star in declino, eccone una in folle ascesa. Specchio dei tempi e del vorticoso mondo dello spettacolo. Bérénice Bejo dà vita al bellissimo ritratto di Peppy Miller, volto fresco, genuino, seducente, catapultata (NON inconsapevolmente) alla ribalta hollywoodiana. Se la caverà alla grande.
Ci piace pensare che il cagnolino che salva la vita a Valentin debba più di qualcosa a questo celebre film del neo-realismo italiano. Così come pensiamo che Michel Hazanavicius, il regista di The Artist, abbia voluto rendere un esplicito omaggio ad un cinema che ha fatto scuola.
L'ormai famosa 'scena della colazione' è l'omaggio più 'ardito' e raffinato di The Artist. Ma non è un peccato di lesa maestà omaggiare il 'film dei film', se la citazione è esplicita e circostanziata. Crediamo che sarebbe piaciuta anche al grande Orson. Anzi, ne siamo sicuri.