Le confessioni d'un Italiano (Nievo)

Creato il 21 agosto 2013 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Pensare di descrivere adeguatamente in un articolo di lunghezza adatta ad un blog questo romanzo è a dir poco riduttivo, ma farò il possibile per rendergli giustizia. Le confessioni d'un Italiano merita una presentazione, perché il testo di Nievo non è un romanzo risorgimentale, bensì IL romanzo risorgimentale nazionale. Si conclude, è ben vero, all'altezza della prima Guerra di Indipendenza (1848), ma il protagonista e voce narrante, Carlo Altoviti, ci guida nel percorso di maturazione della coscienza nazionale dai prodromi della Rivoluzione francese fino al fallimento del primo conflitto di indipendenza con l'Austria (1849) senza farci sentire la mancanza delle vicende seguenti, perché nelle sue parole, nei suoi pensieri, nei suoi atti patriottici tutto si tiene, passato, presente e futuro, e ogni avvenimento evoca e alimenta la storia successiva che ben conosciamo.

Scritto fra il 1857 e il 1858 e articolato in ventritré densissimi capitoli, il romanzo ci conduce per l'Italia e per l'Europa (ma anche, nelle ultime pagine, oltreoceano), illustrandoci le prime, fondamentali tappe del percorso verso l'unità della nostra nazione. Seguendo la crescita e l'invecchiare di Carlo Altoviti, appartenente ad una nobile famiglia di Fratta avviata ormai alla decadenza, assistiamo alla discesa in Italia di Napoleone e alla fondazione delle Repubbliche giacobine, alla caduta della Serenissima, alla cessione del Triveneto agli Austriaci col Trattato di Campoformio (17 ottobre 1797), alla breve esperienza della Repubblica romana, alla lotta per l'indipendenza Greca dai primi sussulti di libertà al Trattato di Adrianopoli (1829) e a tante altre vicende che compongono l'affresco del Risorgimento italiano ed europeo.
Trattandosi di un romanzo storico, di fronte ai nostri occhi di lettori sfilano in perfetta armonia i protagonisti di fantasia, Carlino, i parenti di Fratta, il medico Lucilio, il vicinato e nemici e amici di ogni tempo, e i grandi personaggi del panorama storico e letterario: Napoleone, i papi, Ludovico e Daniele Manin, Ugo Foscolo, Giuseppe Parini, lord Byron. Tutti costoro vivono, alimentano o subiscono i più importanti avvenimenti del proprio tempo, di cui Ippolito Nievo, vissuto fra il 1831 e il 1861, poteva ricordare solamente gli ultimi momenti. L'autore avrebbe forse avuto l'occasione di narrarci anche il proseguimento delle lotte risorgimentali e presentarci numerosi altri personaggi, se non fosse morto a soli trent'anni nel naufragio della nave a vapore Ercole, che lo portava a Napoli dalla Sicilia, dove aveva preso parte all'impresa garibaldina.

Alle vicende storiche si intrecciano dunque le vite private e pubbliche dei protagonisti, gli intrighi fra i nobili di Fratta, le concorrenze economiche e sociali, stupefacenti agnizioni tra fratelli, vicende di profonda religiosità, macchinazioni di tutori, seduzioni di nobildonne, momenti di grande miseria e fame e altri di prosperità, famiglie che si accrescono, pietose morti e azioni eroiche compiute da Venezia a Genova, da Bologna a Napoli. Su tutte queste piccole e grandi storie, però, si eleva quella del controverso ma totalizzante amore di Carlo per la Pisana, un affetto nato durante i giochi dell'infanzia e maturato nelle più pericolose avversità delle lotte per l'indipendenza. Divisi da due caratteri completamente differenti, dai continui capricci della Pisana e da ostacoli sociali incalzanti, i due amanti sono però uniti da un profondo amor di patria, che finisce per farli ritrovare anche nelle fortezze sperdute del meridione.
Le confessioni d'un Italiano costituisce l'epopea dell'Unità italiana, rende conto di ogni sussulto nazionalistico, ma, accanto ai grandi ideali, non disdegna di descriverci anche i grandi sacrifici che essi comportano e i controsensi che ne emergono. Sebbene non sia una lettura agevole e, anzi, per i primi capitoli risulti molto ostico, il romanzo di Nievo offre, al contempo, una storia intensa e commovente di persone comuni e un dettagliato resoconto delle vicende storiche che risulta mille volte più efficace e incisivo di qualsiasi manuale.
Nelle oltre novecento pagine che costituiscono questo capolavoro della nostra storia letteraria vediamo nascere l'Italia, ne riconosciamo le enormi risorse e i grandi problemi, trovandoci, talvolta, ad ammettere che poco è cambiato, molto spesso a riconoscere che molto di quello che siamo lo dobbiamo a tanti personaggi come Carlino Altoviti, addetto al girarrosto nelle cucine di Fratta, cancelliere, avogadore, organista, mercante, ma, prima di tutto, Italiano.
«Un popolo che ha grandi monumenti onde inspirarsi non morrà mai del tutto, e moribondo risorgerà a vita più colma e rigorosa che mai.»[1]
C.M.
NOTE:
[1] Cit. cap. 3, p. 118.

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