Le contraddizioni dell’Europa antirazzista. Sgrida l’Italia, mentre in Germania leciti i manifesti di stampo «neonazista»

Creato il 08 settembre 2011 da Iljester

Sul tema tre notizie sono interessanti. La prima riguarda il termine «extracomunitario», perché – adesso – qui in Italia è quasi vietato usarlo, per indicare gli stranieri che provengono dal di fuori dei confini dell’Europa unita. Secondo un Procuratore della Repubblica di Savona, questo è un termine negativo e dunque d’ora in poi dovrà essere sostituito con quello più neutro di «cittadino straniero».
Che dire? Siamo alle solite. Il politically correct, la filosofia del «nascondiamo la verità delle cose» perché urta il diverso, riprende vigore. Mi chiedo ora come potranno essere definiti i cittadini stranieri, quando anche questo termine assumerà secondo il buonista di turno un’accezione negativa. Senza contare un altro fatto: la parola «extracomunitario», lungi dall’essere offensiva (io non l’ho mai percepita come tale), indica il cittadino straniero che proviene da fuori i confini dell’Europa. D’ora in poi, se la tendenza a sostituirlo con «cittadino straniero» prenderà piede, come potremmo mai distinguerlo dal cittadino comunitario? Questo è uno degli effetti dell’appiattimento delle identità che il politically correct porta nella nostra società, unitamente a un nutrito bagaglio di ipocrisie buoniste.
Intanto, come se non bastasse, a far sentire gli italiani ancora più razzisti, ci pensa l’Europa dei burocrati. La quale punta il dito contro di noi, asserendo che da noi il razzismo non è punito con vigore e che gli stranieri extracomunitari… pardon «cittadini stranieri», vengono maltrattati e offesi da slogan razzisti.
Ecco, ci risiamo con i reati di opinione. In un paese libero si lotta per cancellarli (e in Italia ce ne sono anche fin troppi), e arrivano questi presuntuosi dell’Europeismo ipocrita e interessato, che vivono in loft confortevoli, con stipendi da favola, lontani da tutti i problemi reali, i quali pensano che siamo troppo razzisti nei confronti dello straniero, senza conoscere né l’Italia e nemmeno una briciola della realtà del territorio italiano, dove un giorno sì e l’altro pure, si verificano fatti da Far West culturale e criminale, a causa dell’alto tasso di immigrazione clandestina che infesta le nostre città.
Forse i signori dell’Europa anziché dettare regole suicide, improntate al politicamente corretto esasperato nei confronti degli extraeuropei, che sempre di più – ahinoi! – diventa scorretto nei confronti dei cittadini europei, dovrebbero pensare a come risolvere i problemi economici del vecchio continente, che ormai sta affogando sotto la concorrenza spietata di nazioni extracomunitarie come Cina e India. Seppure comprenda che per la sinistra europea sia altamente utile che gli stranieri vengano «iperprotetti», visto che nella sua logica perversa, sono un serbatoio di voti inestimabile.
D’altro canto, la domanda è anche un’altra. Si saranno accorti – quelli dell’Europa buonista, pronti a bacchettare l’Italia e vendere i valori occidentali ed europei allo straniero per trenta denari – che in Germania, la Corte dello Stato di Berlino ha escluso la matrice razzista in un manifesto (in questo caso sì, effettivamente razzista) del NPD, il Partito Nazional Democratico tedesco, che nei giorni scorsi aveva suscitato indignazione? Perché, a sentire il giudice tedesco, certe opinioni rientrano perfettamente nella «libertà di espressione» che la Germania tutela… alla faccia dell’Europa.
Credo non se ne siano accorti, oppure come è più probabile, avranno fatto finta di non accorgersene. Forse perché la Germania, fondamentalmente, tiene le corde dei dindin europei, e in questo tempo di crisi, è un bene non farla incazzare con questi dettagli del politicamente corretto. Mentre l’Italia… beh, per l’Italia il discorso è diverso. L’ultima ruota del carro, la si può riprendere sempre e comunque (soprattutto se può essere utile alla causa sinistra nostrana), poiché in un’ottica europea, l’Italia di centrodestra ha sempre torto, anche quando ha ragione.

di Martino © 2011 Il Jester


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