A seguito dell’accordo quadro in materia dello sviluppo del nucleare in Iran, sono state attenuate le sanzioni contro la Repubblica Islamica, ed in queste erano comprese le forniture di armi. Pertanto la Russia potrà vendere il suo sistema d’arma S-300 a Teheran. Le batterie antiaeree saranno poste, quasi certamente, a protezione degli asset nucleari ad impedire attacchi preventivi della NATO e di Israele. Ma non è detto che l’S-300 sia in grado di sopprimere la minaccia di uno strike aereo. Il parallelo con i Patriot statunitensi è vincente, in quanto il sistema difensivo russo è più avanzato soprattutto nel modo in cui viene lanciato. Infatti il missile lascia il silos che lo contiene, detto PLC, verticalmente. Questo consente una più rapida risposta per la negazione dello spazio aereo rispetto al Patriot, che deve ruotare sul lanciatore in direzione del bersaglio prima di essere eiettato obliquamente, e questo ingenera una notevole perdita di tempo. Perciò l’S-300 può essere posizionato in uno spazio ristretto, mentre quello statunitense ha bisogno di aeree aperte. Inoltre, il sistema antiaereo russo non ha bisogno di manutenzione in quanto rimane sigillato nel suo TKP, ossia il trasportatore e contenitore, sino all’uso. I segnali emessi da un radar di ricerca ed acquisizione bersagli, sono onde che si diffondono lateralmente, detti petali, pertanto per identificare la posizione della stazione emittente, il nemico tenta di intercettare i lobi laterali dell’emissione radio in modo tale da classificarne frequenza e modalità. La soluzione tecnica adottata dai tecnici russi è stata quella di ridurre al minimo i lobi laterali, ma anche di scemare le fonti di rumore e la soppressione dell’effetto doppler del lanciatore. L’S-300 usa linee di comunicazione anti jamming tramite la modalità di sincronizzazione automatica delle frequenze che vengono convogliate in un’unica postazione di comando e controllo. Questo lo rende particolarmente efficacie nel monitorare lo spazio aereo abbassando notevolmente le possibilità di scoperta da parte del nemico. L’intercettazione del velivolo ostile avviene con una triangolazione di due radar e dell’angolo azimut di avvicinamento del bersaglio. Con la raccolta di questi dati è possibile determinare le coordinate dell’incursore e lanciare il missile che ingaggerà il velivolo, od un cruise, ad una velocità pari a sei volte quella del suono con una elevata accuratezza al bersaglio. L’S-300 è trasportato su veicoli a ruote o cingolati, seguiti da attrezzature ausiliare e sistemi di allerta e può essere dotato di testate di guerra attive o semi attive. I punti deboli del sistema d’arma sono due: il primo è che la sua struttura è decisamente ingombrante; il secondo è comune a tutte le batterie antiaeree. Le onde radio si propagano in linea retta e questo impedisce la rilevazione di bersagli che volano bassi, a 30-40 metri dal suolo, pertanto un velivolo incursore potrebbe avvicinarsi fino a qualche decina di chilometri dall’istallazione missilistica prima di essere agganciato dal radar di ricerca, ed in questo caso l’incursore avrebbe la possibilità di distruggere la postazione antiaerea. L’S-300 può in parte ovviare a questa condizione sfavorevole, di fatti è dotato di una antenna a sospensione per espandere il suo raggio di ricerca, ma è alta 25 metri, pertanto diventa visibile a distanza maggiore rispetto alla sua struttura iniziale. Tutte queste caratteristiche farebbero dell’S-300 il miglior sistema al mondo rendendolo invincibile. Ma forse così non è, infatti ha due avversari temibili: il primo è l’RC-135, un aeromobile basato sul Boeing 707, configurato per missioni SIGINT. La tecnologia di cui dispone gli consente di rilevare le onde radio laterali emesse dalle batterie antiaeree, e riconoscere da dove partono ed il sistema che le sta trasmettendo. In tal modo è in grado di suggerire la rotta atta ad evitare agli incursori di essere intercettati. I cacciabombardieri potranno così passare in un corridoio senza essere agganciati e senza la necessità di sopprimere la difesa antiaerea. Altra funzione dell’RC-135, come anche dell’Orion e dell’EC-130H, è quella di disturbare le emissioni radio avversarie. Ma il nemico principale dell’S-300 è l’EA-18G Growler. Il velivolo derivato dall’F/A-18F Super Hornet, è abilitato al disturbo elettronico con la creazione di linee e bande ondulate e continue scariche elettriche che generano crepitii indistinguibili sugli schermi radar avversari. Sostanzialmente, l’operatore radar non è in grado di leggere sul monitor quello che sta accadendo, in quanto il software restituisce immagini e suoni così confusi da non poter programmare nessun lancio difensivo. Il Growler è la migliore piattaforma aerea per la guerra elettronica e dunque è in grado di accecare qualsiasi radar di ricerca, acquisizione bersagli e controllo del tiro. La soppressione delle postazioni di difesa aerea è poi affidata all’F-16CJ in configurazione wild weasel, ossia armato con il missile antiradiazione AGM-88 HARM. Questo è guidato dall’INS che lo dirige verso la fonte di emissione radio, pertanto la sua accuratezza al bersaglio è assoluta. Una tecnica difensiva adottata dall’operatore a terra, è quella di spegnere il sistema emettitore di onde, ma ciò consentirebbe agli incursori di passare indenni le difese. L’HARM, ha però un software che ricorda l’ultima posizione conosciuta dell’emissione radio e se anche dovesse venire disattivata, il missile continuerebbe verso le coordinate immagazzinate. Esistono altre possibilità per sopprimere una postazione di difesa aerea accecata da disturbatori elettronici, come i Tomahawk o le bombe intelligenti, ma anche con un attacco coordinato da elicotteri Apache, come già accaduto nell’operazione Desert Storm, dove sganciarono i missili guidati Hellfire sulle postazioni SAM nemiche. In particolare i velivoli ad ala rotante sono particolarmente adatti a questo tipo di missione, in quanto possono volare a bassissima quota, sotto quella della rilevazione radar, aggiungendo questa peculiarità all’azione di disturbo del Growler o dell’RC-135. In conclusione, l’S-300 od anche l’S-400, possono complicare una missione atta alla soppressione delle difese aeree, ma non la renderanno impossibile.
Giovanni Caprara
Fonte: My future America, intervista al Ministro della Difesa israeliano Mosche Ya’alon.